La «pestilenza» rimossa dalla paura di far paura di Livio Zanetti

La «pestilenza» rimossa dalla paura di far paura ALGHE E AFFASIB La «pestilenza» rimossa dalla paura di far paura Fino a qualche tempo fa la gente aveva una buona opinione delle alghe. C'era chi sosteneva che fanno bene alla salute, e perfino alla bilancia commerciale («sono più nutrienti della bistecca!»). Dalle parti di Quiberon (Bretagna) venivano addirittura propagandate come antidoto alla vecchiaia, più potenti della pillola Aslan. Adesso, a quanto pare, hanno cominciato a far male, e non solo alla salute ma anche al portafogli. Le alghe secernono «mucillagini» che secernono batteri che a loro volta secernono cattivi affari. A causa delle alghe, quella che era l'industria alberghiera più orgogliosa d'Italia è in preda a un disordinato cauchemar: riunioni affannose, appelli drammatici, accuse, comunicati contrastanti. Insomma, gli umori sono mutati. Anzi, mutevoli. Se per gli operatori turistici della Riviera le alghe stanno diventando un mezzo disastro, per i loro concorrenti delle spiagge tirreniche sono la manna attesa da decenni. Non parliamo di quelli della riviera friulana. Addosso all'alga basso-adriatica riversano tutte le più sofisticate malizie della pubblicità alternativa: «C'è Adriatico e c'è Alto-Adriatico», recita un loro perfido dépliant che ha suscitato là comprensibile collera della Regione Emilia. Quel che non è chiaro, è come mai nei confronti di questa particolare varietà, più propriamente detta diatomea bentonica, ci si sia mossi con tanto ritardo e con così insolita circospezione. Gli esperti avanzano due spiegazioni, o piuttosto due ipotesi. La prima è di carattere tecnico: si è troppo indugiato a discu- cosp I zion I ratt( tere sulle cause del fenomeno senza aggredirne gli effetti. Interminabili dibattiti per stabilire se il principale responsabile fosse lo scarico delle fabbriche di detersivi marchigiane o la cacca (deiezione) dei maiali padani — tutt'e due formidabili propagatori di quell'eccedenza di materie fosforiche che invadendo via fiume l'Adriatico medio-basso hanno fatto impazzire la mite diatomea bentonica — e poche misure di pronto intervento. L'altra è una ragione diciamo così socio-politica. Nel timore di creare panico fra la clientela e danneggiare l'industria turistica, si è finito per rimuovere il problema. Non c'è stata, di fronte a una pestilenza ecologica che minaccia la prosperità ed il futuro di una non piccola parte d'Italia, nessuna di quelle imponenti manifestazioni di massa che altre volte abbiamo visto scendere in campo contro una qualsiasi fabbrica di saponette. Il governo, compresi i ministeri solitamente più sensibili, non si è scaldato più di tanto, le Regioni sono arrivate in ritardo. Per paura di far paura, si è fatto un danno che avrebbe potuto essere se non evitato per lo meno contenuto. Così dicono gli esperti. Al profano resta una considerazione marginale, e cioè che l'EmiliaRomagna, regione rossa per eccellenza, da qualche tempo è un po' sfortunata. A infierire contro il socialismo, prima ci si era messa la Storia, adesso anche la Geografia. Il che, francamente, è un po' troppo. Livio Zanetti itti |

Persone citate: Fino

Luoghi citati: Emilia, Emiliaromagna, Italia