L'esperto

L'esperto L'esperto «Ilproblema è mondiale Colpa dell'effetto serra» L'ipotesi è inquietante: la gravissima esplosione algale che sta assediando da qualche giorno (in anticipo rispetto alla passata stagione) le coste adriatiche di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Marche, potrebbe anche essere dovuta all'«effetto serra», ossia all'innalzamento della temperatura della terra, per varie ragioni. «E' un'ipotesi che viene discussa seriamente nel mondo scientifico», dice il professor Richard Wollenweider, docente di Biologia all'università McMaster di Hamilton, nel Canada, tra i massimi esperti al mondo del fenomeno dell'eutrofizzazione. Il disinquinamento dei grandi laghi canadesi, ad esempio, è uno dei suoi più prestigiosi fiori all'occhiello. E proprio grazie a questi suoi successi (oggi i laghi del Canada sono fra i più puliti del mondo), la Regione Emilia Romagna da tempo lo ha chiamato a presiedere l'apposita commissione scientifica cui è stato affidato il compito di studiare le «maree rosse» dell'Adriatico e di indicare le contro, misure. Abbiamo rintracciato telefonicamente il professor Wollenweider, nella sua abitazione canadese. Ancora non era stato informato delle nuova emergenza in Adriatico. «Ma me l'aspettavo», dice senza esitazioni. In base a quali considerazioni, professor Wollenweider? «E' molto semplice, le alghe di questi giorni erano state già osservate in Adriatico nelle settimane scorse al largo delle coste italiane». Il fenomeno ha a che fare in qualche modo con l'eutrofizzazione? «Non si può rispondere con certezza a questa domanda, anche se io sono quasi sicuro che l'eutrofizzazione sia la base di tutti questi nuovi fenomeni». Come mai questa mancanza di certezze? «Si tratta di fenomeni a noi sostanzialmente sconosciuti: nel passato si sono verificati così raramente che non abbiamo avuto la possibilità di studiarli. La mucillagine di questi giorni è apparsa sulle coste italiane l'anno scorso ad agosto, ma, prima, a quanto ricordo, era stata osservata solo altre due volte, nel 1930 e addirittura nel 1870». Ma adesso comincia a diventare un fenomeno che si ripete con preoccupante frequenza annuale, per cui qualcosa dovrà essere fatto. «Allo stato attuale delle nostre conoscenze si possono fare solo ipotesi». Proviamo a farle. Innanzitutto l'effetto serra? «Ormai comincia ad essere più di una semplice ipotesi: l'effetto serra può certamente giocare anche su questo fenomeno. Ne abbiamo discusso appena qualche giorno fa in un convegno in Svezia. Perché quanto sta accadendo in Adriatico non è un fenomeno isolato: la stessa cosa si sta ripetendo, per esempio, nel Mare del Nord, tra la Svezia e la Danimarca, ed anche al largo delle coste norvegesi». Sono emerse anche altre ipotesi? «Sempre in Svezia, siamo giunti alla conclusione che ormai bisogna aspettarsi nuove emergenze, dovute ad alghe poco o mai conosciute, qualcuna delle quali quasi sicuramente tossica». Sta prospettando uno scenario allarmante. Di questo passo, l'Adriatico sembrerebbe destinato a morire. Va cambiata, per caso, la strategia d'intervento? E quello che è stato fatto finora ha prodotto qualche risultato positivo? La limitazione delle quantità di fosforo nei detersivi è stata utile? «Abbiamo cominciato da lì perché era la misura più facile da prendere. Ma non si è fatto solo quello. Si è intervenuto anche a livello di depuratori per ridurre ulteriormente i quantitativi di fosforo nelle acque. La strada presa, quella della riduzione dei nutrienti, resta sostanzialmente giusta. L'unica terapia in grado di salvare l'Adriatico è il risanamento di tutta la parte a terra: non c'è scappatoia». Se è così non sono sufficienti detersivi senza fosforo e neppure una buona rete di depuratori. Che altro c'è allora da fare professore? «Ora tocca all'agricoltura, anzi alla zootecnia in particolare». Si riferisce, per caso, alle porcilaie? «Senz'altro, ma in generale, a tutti gli impianti zootecnici che operano nella pianura Padana». A livello di nutrienti, ci sono altri imputati, oltre al fosforo? «Nell'elenco va sicuramente inserito l'azoto». A quando, professor Wollenweider, un'estate senza alghe per i turisti che popolano le coste italiane? «A questa domanda purtroppo non so proprio rispondere. E' come se mi domandasse che cosa fare per ridurre il caldo. Ecco, troviamo prima la risposta a questa domanda e poi con ogni probabilità avremo risolto anche il problema-alghe». Franco De Felice

Persone citate: Franco De Felice