TUTTE LE FIGLIE DI IPAZIA di Carlo Carena

TUTTE LE FIGLIE DI IPAZIA TUTTE LE FIGLIE DI IPAZIA £/az Vii; # incente galleria di donne scienziate Il lento cammino, daWerharginazione al Nobel EI centosei ritratti «de mulieribus claris», da Eva a Giovanna d'Angiò, giunto a Leonzio allieva di Epicuro, Boccaccio scrive: «Se ella avesse saputo serbare la pudicizia femminile, senza dubbio ben più fulgida sarebbe stata la glòria del sUo nome, poiché eccellenti furono le doti del suo ingegno». Spinta invece «da femminile arroganza», «osò» scrivere un'invettiva contro Teofrasto, opera certamente notevole, se fu tanto famosa, ma anche «certissima prova di animo invidioso». Non solo, ma «vivendo in mezzo a ruffiani, a impuri adulteri e a meretrici nei postriboli, Leonzio trasse la filosofia, maestra di verità, in disonesti ridotti e l'immerse in fetide cloache: se pur lo splendore della filosofia può essere offuscato dal peccato di un animo disonesto». Così veniva liquidata dal cantore d'Isabetta e di Griselda una donna che si fece scienziata prima di Madame Curie. Leonzio — col nome di Leonzia — è una delle figure che entrano invece con onore e con più d'una punta di polemica nella galleria disegnata dall'americana Margaret Alic, scienziata essa pure, in «L'eredità di Ipazia. Donne nella storia delle scienze dall'antichità all'Ottocento», in traduzione italiana presso gli Editori Riuniti. Se il bagnomaria è solo attribuito a Maria l'Ebrea sorella di Aronne, sicuro rilievo hanno altre donne che per due millenni coltivarono più spesso nell'ombra, e spesso con disdegno altrui, una vasta gamma di discipline, tuttavia con certe preferenze: oltre alla più ovvia ostetricia e ginecologia, la chimica e la matematica, da Teano pitagorica alle sperimentatrici settecentesche; a cui peraltro Rousseau raccomandava come più consona la botanica; che invece in Inghilterra scandalizzava il reverendo Richard Polwell. Questi scriveva ih polemica con Mary Wollstonecraft: «Come possa accordarsi con la modestia femminile lo studio del sistema sessuale delle piante, io non riesco a capirlo. E diverse volte ho visto ragazzi e ragazze che botanizzavano insieme». Ipazia non è che il simbolo di queste vicissitudini, resa famosa ed emblematica non meno per la sua morte che per i suoi studi, per un'aurea romantica che l'avvolge (qualcuno nel secolo scorso ne ha fatto un romanzo, e Luzi ai nostri giorni un'azione teatrale). Il padre Teone era celebre astronomo e matematico al Museo di Alessandria, e l'allevò per farne «un essere umano perfetto»; ed essa filosofò su Platone e Aristotele, commentò in più volumi 1'«Aritmetica» di Diofanto e le Coniche di Apollonio; disegnò e costruì strumenti scientifici, astrolabi e distillatori per l'acqua. Dal neoplatonismo passò alla politica, in un'età turbolenta per il mondo pagano-cristiano; e alla fine, «cuore dolcissimo, cuore di bambina» qua! era, nella definizione di Luzi, cadde vittima di alcuni cristiani fanatici, che la rapirono e la uccisero scarnificandola a colpi di conchiglia, nel 415. Alla condizione della donna nell'età del cristianesimo primitivo è dedicato uno studio ben documentato ed equilibrato di Clementina Mazzucco, «E fui fatta maschio» dell'editrice fiorentina Le Lettere. Anche questo volume, in cui è condotto uno spoglio sistematico di tutta la letteratura cristiana dei primi tre secoli, si conclude con un garbato capitolo di «ritratti di dònne», e, in appendi¬ ce, con la celebre Passione di Perpetua e Felicita, questa volta martiri cristiane, agli inizi del III secolo. Dopo Ipazia brilla altrettanto nelle scienze l'ingegno bizantino della principessa Anna Comnena, sdegnosa delle facili arti dei profumi e dei cosmetici di cui si occupavano le sue colleghe, e invece studiosa delle tecniche militari e politiche. Di medicina e cosmesi si occupano le donne della Scuola Salernitana, dove emerge il genio di Trotula, dietologa e ginecologa (in un libro sostanzialmente femminista come questo, fa specie che in uno dei trattati di Trotula le donne diventino maschi, col titolo «[De] Passionibus mulierum curandorum» (buono anche l'altro, «De agritudinum curatione» per «aegritudinum»). Il secolo seguente, decimosecondo, è invece appannaggio della mistica Ildegarda di Bingen, scienziata per visioni e intuizioni nei suoi libri di fisica, psicologia e biologia. Ma per il Medioevo non poteva non reinnestare il ramo alchemico sul trono delle scienze, ed è sempre piacevole rileggere anche qui la storia dei coniugi Flammei, i quali nella Parigi trecentesca hanno un bel giorno la propria vita sconvolta dalla lettura casuale del «Libro di Abramo». Si accanirono su quell'opera misteriosa per vent'anni, finché un medico ebreo di nome Canche, in Spagna, non diede loro i primi lumi; e finalmente, il 17 gennaio del 1382, Perrenelle e Nicholas giunsero alla sospira- ta metamorfosi ■tìi jihezza libbra di mercurio ih argento puro, e il successivo 25 aprile alla medesima' operazione per l'Ór-> ro. •• '. - "V* ! Più tardi scoprirono proba1bilmente anche l'elisir di lunga vita, se qualcuno asserì di averli incontrati in India in pieno Settecènto e all'Opera di Parigi in una serata del 1761, gli stessi anni in cui a Francoforte Goethe lavorava nel gabinetto di Kathariaa von Klettenberg alla ricerca della «panacea atmosferica». /, Sei e; Settecento mostrano un'accondiscendenza'^ galante anche per le donna BC^nziate. Algarotti è Fontenéll^Èrivtìho «Il newtoniano por tè dame» e trasméttono al gentil sèsso la scìenza.coperritcàn'a nella Étór^ tezza efie, sé non può addive¬ nire alle scoperte scientifiche o alla loro comprensione, può almeno affrontarle «come molti fanno con i romanzi e i racconti, di cui seguono le trame». Altre erano le ben fondate convinzioni di Margaret Cavendish, cartesiana fanatica, phe si rifiutava di imparare da altri che da se stessa, per non avere «la prole legittima del proprio cervello scacciata dall'affollamento altrui»: per cui si faceva ritrarre in una bibliotèca vuota di libri. Più di una stravaganza si accompagnava a questa ostinazione, che condusse la duchessa alla morte nel 1673 mediante l'uso di proprie ricette e terapie. Altra statura ovviamente quella di Lady Montagu, antesignana della cura del vaiolo per inoculazione, di Francesco Algarotti innamorata ancor più che discepola, trionfatile e, se non dell'Algarotti, di Venezia. L'Inghilterra, che ora la riconosce degna della tradizione di Bacone e di Boyle, respinse anche la Montagu; mentre è sintomatico che proprio il grande slancio e ascesa della donna scienziata coincide con le satire più feroci, e che uomini del genio e dell'apertura mentale di un Voltaire scrivessero delle proprie amiche versate e geniali nelle scienze, quale 1 imponente Emil du Chàtelet: «Fu un grande uomo, il cui unico difetto fu di esser donna; una donna che traduceva e spiegava Newton, davvero un grande uomo». La Chàtelet visse a Cirey, in Lorena, con Voltaire in una casa ingombra solo di libri, di pompe pneumatiche, di fornelli, telescopi e microscopi; e ne fece il centro della nuova scienza, a cui attinsero Maupertuis, i Bèrnoulli, Federico di Prussia. Quando, sposata nel 1749 al marchese di SaintLambert, partorì una figlia, lo fece — secondo Voltaire — méntre era alla scrivania, e in attesa di una governante depose la neonata in mezzo ad un volume di geometria. L'ombra di Voltaire che grava su di lei e ne offusca i meriti intellettuali, lo studio confuso con la maternità: in Emile du Chàtelet sembra ancora condensarsi il destino, se non più la tragedia, della donna di studio e di scienza prima del rivolgimento ottocentesco, che porterà anche lei al Nobel. Se qua e là il libro della Alic traballa, nell'insieme è un'utile e curiosa rassegna, anche ben raccontata e acutamente argomentata. Carlo Carena Margaret Alic L'eredità di Ipazia Editori Riuniti Si. 266. L 28.000. lementina Mazzucco E fui fatta maschio. La donna nel cristianesimo primitivo Le Lettere, pp. I96.s.i.p.