UN GRAN GALA DI BRONZO di Stefano Reggiani
UN GRAN GALA DI BRONZO UN GRAN GALA DI BRONZO ESt cresciuto in que^ sti anni il tasso / di sfacciataggi' ne? Sembra che la sfrontatezza paghi meglio, anche se non era mai stata abbandonata la convinzione che in questo Paese il bronzo (leggi: faccia di) sia un corredo indispensabile. Anni fa, lo scrittore Cesare Marchi pubblicò con il pittore Marantonio un «Facce di bronzital» che ancora si raccomanda, adesso Antonella Boralevi ci avverte con «Viva la faccia» (Mondadori, pp. 154, L.24.000) che il fenomeno è giunto a piena maturazione. Prima si alludeva alla virtù fac¬ ciale con un minimo di imbarazzo o di ammiccamento, ora con l'ammirazione dovuta all'uso legittimo. La Boralevi insegue i suoi cattivi esempi, traendoli dalla cronaca politica e dal costume, per tutto un libro, fino a provarne una certa amarezza. Ma credete che basterà la grazia lieve' cui si tiene stretta l'autrice a difenderci dal contagio, da un impaziente stupore? «Viva la faccia» ci induce, in pratica, a un lungo esame del nostro volto, davanti allo specchio, il mattino. La sfacciataggine è invisibile ai portatori? Non è solo un motivo estrinseco che lega i libri della Boralevi e della Laurenzi, «Viva la faccia» e «Peccati di gala» (Rizzoli, pp.241, L.26.000). Non è solo il fatto che si tratti di due belle donne, che sia simile l'ambizione di fare un ritratto corrosivo del Decennio, ma è una grandezza del cattivo esempio, è una consolazione della nostalgia che la Laurenzi trova nelle sue frequentazioni giornalistiche. Raramente abbiamo, del resto, riletto pezzi di giornale così ricchi d'autonoma ironia. La raccolta della Laurenzi rappresenta bene i difetti e le esaltazioni di questo decennio di bronzo. Per esempio, quando si apposta in fondo all'androne dove la signora De Mita farà una scenata; per esempioquando scava nella memoria dei D'Amico per rintracciare le vacanze importanti di una volta, Laura Laurenzi si traveste da esemplare testimone del tempo: gli eccessi di oggi sono le mondanità di ieri. Ti ricordi quando la De Mita aveva la faccia di bronzo di dirci quelle cose sul suo appartamento in centro? Eh, bei giorni passati! Stefano Reggiani
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