Alberto Sordi re di grolle di Maurizio CostanzoMarinella VenegoniMaurizio Costanzo

Alberto Sordi, re di grolle Si è concluso ieri lo «show» vivace e brillante di Saint-Vincent Alberto Sordi, re di grolle Grande rilancio della manifestazione SAINT-VINCENT DAL NOSTRO INVIATO Reinventata da Maurizio Costanzo dopo nove anni di latitanza seguiti allo scandalo del casinò, rilanciata con gran spiegamento di mezzi e perfino con un telegramma/benedizione di Biagio Agnes, la festa delle Grolle d'oro si è chiusa ieri sera con una lunga cerimonia di complimenti e premiazioiù presentata da Lello Bersani e Heather Parisi che sarà vista su Raidue domenica 16 alle 20,30. Si è chiusa ancora sospesa fra memorie di anni ruggenti del cinema e ansie per il futuro della comunicazione visiva nella sua globalità, nuovo soggetto dei riconoscimenti di questa formula Costanzo, Sono stati due giorni di cocktail e cene di gala, con un dibattito ieri mattina anche brusco, una specie di «Costanzo Show» fra addetti ai lavori dove pure senza Vittorio Sgarbi si è arrivati allo scontro fra i cinematografari classici preoccupati di contenuti e tradizioni, e nuovi sacerdoti delle comunicazioni. L'ideatore ha governato con interventi saporiti e non sempre pacificanti, alla fine poi, sulla domanda «Ma perché ne parlate solo adesso?» ha lanciato la proposta di incontri più ravvicinati e istituzionalizzati. Ed è già programmato qui, per dicembre, un nuovo appuntamento fra le parti. Per guardare al 1992 e agli attesi o temuti meccanismi scatenati dal pluralismo tecnologico, alla presidenza sedevano con Costanzo il sociologo Sabino Acquaviva e il professor Michele Rak della Luiss di Roma. Quest'ultimo ha innescato la polemica, senza complimenti: «La comunicazione visiva non è più cinematografica, gli uomini di cinema ormai guadagnano con la tv». La platea era tutta un Gotha di nomi del cinema, qualcuno gli ha urlato: «Ci sono quelli che guadagnano con i dibattiti». Rak ha incassato ma la miccia era ormai accesa, la provocazione ha snidato i pessimismi di De Crescenzo, gli interrogativi angosciati del produttore Bonivento («Che cosa ci mettiamo dentro i satelliti?»), le previsioni di Montaldo che già vede i registi impegnati solo in opera lirica e canzoni, nostro residuo patrimonio culturale. Carmine Cianfarani ha lamentato la latitanza dei politici europei, mentre Alberto Sordi commentava sottovoce: «In fondo noi siamo qui a pensare all'Europa, e là a Roma non c'è ancora un governo». Alberto Sordi è stato l'unica vera star delle Grolle; premiato per i 50 anni di carriera, ha simbolizzato con la sua presenza il passato ruggente. Di SaintVincent gli piace ricordare gli Anni Cinquanta, e le baldorie-, e il suo amico Vittorio De Sica che veniva qui soprattutto per giocare al casinò; ma ha anche detto fuori dai denti che resta legato all'artigianato del montaggio, alla pellicola da toccare: «Usare il nastro magnetico è come parlare con un morto dentro la cassa da morto». Eppure il futuro è già oggi, e molte posizioni tenacemente nemiche non trovano una catarsi: Costanzo, rilanciando questo premio ma inglobandovi tutta la comunicazione visiva, ha fatto un intervento d'urto. Meglio così, comunque. La gente dì cinema che Maurizio Costanzo con il suo grande appeal è riuscito a trascinare a Saint-Vincent per la festa delle Grolle è stata davvero tanta. Ma il glamour delle dive tutte tette, labbroni e sederi è rimasto fuori; sono arrivati invece molti studiosi, esperti, e registi, molti in odore di Venezia: Giuliano Montaldo che ha pronto il film «Tempo di uccidere» da un racconto di Flaiano con Nicholas Cage; Pupi Avati anche giurato che ha a sua volta pronto il corale «Storia di ragazzi e ragazze»; Mario Monicelli che sta finendo di girare «Il male oscuro» con Giancarlo Giannini e Stefania Sandrelli. Sono arrivati produttori come Claudio Bonivento vincitore di una Grolla con «Mery per sempre» e Cianfarani. Giurato e unico rappresentante musicale Sylvano Bussotti, che scottato nel dopo Biennale Musica tace per prudenza anche con gli amici e ricorda che non darà interviste almeno per due anni: «L'ho annunciato ufficialmen¬ te». . Intanto le Grolle hanno ripreso la loro marcia. Nati da un lungo lavoro di selezione, con l'idea di massima di «non/lasciarsi condizionare da quanto già convenuto in nome della critica, e men che meno dal mercato» come ha detto il presidente della giuria Zavoli, i premi hanno avuto l'ambizione di dedicare un'attenzione speciale a personalità e linguaggi più nuovi. Questo l'elenco delle Grolle «nuovo corso». Film per i migliori contenuti artistici: «Mery per sempre» di Marco Risi; film dalla migliore realizzazione tecnica: «Ladri di saponette» di Nichetti; opera tv di fiction dai migliori contenuti artistici: «E non se ne vogliono andare» di Giorgio Capitani; miglior foto pubblicitaria: campagna Prenatal di Toscani; miglior foto di cronaca: «Siamo verdi di egoismo» di Brogioni; programma tv dal miglior impiego di nuove tecnologie: «Black and Blue» di Raitre; miglior programma d'informazione tv: «Diogene» di Raidue; miglior programma tv d'intrattenimento: «Complimenti per la trasmissione» di Raitre ed «Emilio» di Italia 1; miglior premo tv: «Rai serie sport»; miglior spot tv: «Fiat Tipo»; miglior videoclip: «Vita» di Dalla-Morandi; miglior documentario: «Incontri avvelenati» di Mainardi e Visalberghi. Marinella Venegoni Maurizio Costanzo, dopo nove anni di latitanza a seguito dello scandalo del Casinò, ha reinventato la festa delle Grolle

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