«Ridateci quelle regali stanze»
«Ridateci quelle regali stame» Lo Stato chiede alla Regione di restituire l'ex-Manica Nuova di Palazzo Reale «Ridateci quelle regali stame» Restaurata con 10 miliardi, ospita assessorati Lo Stato rivuole la Manica Nuova di Palazzo Reale. Da tempo. Ma ora insiste. L'ha chiesta alla Regione con un'altra lettera che ha lasciato di stucco assessori, funzionari e presidente. Attualmente, infatti le regali stanze di via XX Settembre 88, accolgono gli uffici del «commercio» e della «pianificazione territoriale». Allo stupore, però, ha fatto seguito, ben presto, lo sbigottimento. Lo Stato sfratta la Regione? Non può farlo e allora propone agli amministratori del Piemonte di regolarizzare la situazione con un affitto di alcune centinaia di milioni l'anno (mezzo miliardo, pare). Follie burocratiche? Forse sì. Intanto però la «grana» dovrà essere presto affrontata e risolta. Le trattative aperte da anni non sono ancora riuscite ad imboccare la strada del traguardo e soltanto un «compromesso» può allontanare lo spettro di un'ennesima lite tra cavilli legali e diritti acquisiti. Non c'è pace per il prestigioso patrimonio regionale. Nes¬ suno in piazza Castello parla volentieri della «corrispondenza» sull'ultimo «caso» scoppiato tra le mani di chi amministra una cinquantina di edifici tra castelli, ville e palazzi. La Manica Nuova è, infatti, uno degli edifici più prestigiosi del «carnet immobiliare» piemontese. E' costituita da tre elementi: la Manica, casa Spalla e la palazzina Svizzera. Venne consegnata dal ministero delle Finanze, oltre una decina d'anni fa, molto semplicemente con alcuni verbali. In seguito, col tempo, si sarebbe dovuta trovare una forma giuridica che garantisse allo Stato la salvaguardia della proprietà e alla Regione l'uso del complesso (dopo il restauro) per alcuni decenni. Quell'accordo non c'è mai stato o, almeno, non è mai stato firmato. Così per non correre rischi da Roma hanno scritto: «Restituiteci quel palazzo». Nulla di grave e neppure di irrimediabile se per quella sede il Piemonte non avesse speso circa dieci miliardi. Di qui i tentativi, in corso, per risolvere la questione senza ricorrere alla carta bollata. A restituire alla Manica le antiche glorie sono stati gli architetti Magnaghi, Bruno, Pratesi, Reale e l'ingegner Bini. I lavori li ha eseguiti, in gran parte, l'impresa Zoppoli & Pulcher. Sette miliardi e 800 milioni il conto. Cinque anni fa, nel gennaio dell'84 venne poi conferito agli architetti Gerbi, Ferrerò, Pratesi e all'ingegner Barba Navaretti l'incarico per la progettazione degli interventi di adeguamento degli uffici alle riscoperte (dopo il rogò dello Statuto) norme antincendio. I ritocchi (che non sono ancora stati eseguiti) costerebbero oltre un miliardo. A fianco del Duomo, con uno sguardo sulle Porte Palatine e l'altro sui Giardini Reali, la Manica Nuova è sicuramente uno degli edifici storicamente più importanti. Qualcuno aveva anche pensato di trasferirvi la presidenza e gli uffici della giunta. Poi l'idea, come tante altre, è finita in qualche cassetto. E' certo, comunque, che su quelle stanze spaziosissime e su quegli spazi assolutamente introvabili in palazzi di più recente costruzione, hanno fantasticato già diversi assessori e presidenti: c'era chi voleva trasferirvi il «cuore» della Regione, chi altri uffici e sale di rappresentanza. Per ora, in via XX Settembre, ci sono due centri nevralgici dell'attività regionale che faticherebbero a trovar casa altrove. Resta ancora da ristrutturare la casa Spalla la quale, però, secondo un impegno assunto dalla giunta con una delibera di dieci anni fa, dovrebbe essere destinata a sede dell'Avvocatura distrettuale dello Stato. Non è la prima volta, per la verità, che il Demanio scrive alla Regione. Per l'uso della Manica ha già chiesto dal '76 all'82 un miliardo e 380 milioni e un affitto di 380 milioni dall'83 ad oggi. Tutto questo avviene perché non è mai stato preparato un atto formale di concessione. Da tempo sono in corso contatti con lo Stato. Gian Mario Ricciardi
Persone citate: Barba Navaretti, Bini, Gerbi, Gian Mario Ricciardi, Magnaghi, Pratesi, Pulcher, Reale, Zoppoli
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