Killer di mafia forse una pista di Angelo Conti

Killer di mafia, forse una pista Proiettili su un'auto rubata, ierma nei pressi della casa dell'ultima vittima Killer di mafia, forse una pista le indagini sull'assassinio del guardaspalle del boss Reale i Una Fiat 127 color turchese j- ritrovata ieri mattina nei ìressi di largo Saluzzo, di fian:o alla chiesa dei santi Pietro e aolo, proprio mentre la gente sciva dalla celebrazione d'un ìatrimonio — potrà forse forire ulteriori elementi per cerare di far luce sull'ultimo omiidio in città scoperto sabato lattina, quello di Domenico Siari, 25 anni, crivellato di colpi gettato nudo nel Po. Sulla vetìra, rubata e bocciata davanti (dietro, lasciata a 400 metri in pea d'aria dalla casa del Sigari (he abitava in via Bidone 22), i ftrabinieri del Nucleo operati» hanno rinvenuto quattro mettili calibro 7,65 parabeljm e uno calibro 38, oltre ad fi giubbotto marrone posato pi sedile posteriore. Se si tratti dello stesso tipo di punizioni con cui i killer nanfa freddato il pregiudicato sici¬ liano lo stabilirà tra oggi e domani l'autopsia, ordinata dal sostituto procuratore Noce. Certo è, per il momento, che una pistola 7,65 è stata l'arma che ha sparato di più nella lunga catena di regolamenti di conti, iniziata il mattino del 28 gennaio a Sant'Ambrogio di Susa, con l'esecuzione di Urbano Curinga, un giovane muratore originario di Cittanova. Sigari, 25 anni, pregiudicato per furto, rapina e spaccio di sostanze stupefacenti, era stato arrestato nell'aprile 1988 per detenzione e spaccio di cocaina, proprio assieme ad Antonio Reale, altro esponente della malavita, trovato completamente carbonizzato in un'auto ai primi di aprile di quest'anno a Castiglione Torinese, nella zona ormai conosciuta come «discarica dei morti». E la Volkswagen Golf data alle fiamme era intestata all'amico Domenico «Mimmo» Sigari. Inutile in quella circostanza l'interrogatorio: Sigari aveva detto di non sapere con chi avesse appuntamento il Reale, anche se nel «giro della mala» era risaputo che da tempo egli aveva assunto il ruolo di «autista e guardaspalle» della vittima. Gli inquirenti non avevano creduto alla sua versione, ma avevano dovuto rilasciarlo — dopo un interrogatorio durato due giorni — per mancanza di indizi. Anche la «mala» evidentemente aveva il sospetto che «Mimmo» sapesse molto di più di quel poco che aveva detto di sapere. E qualcuno l'altro ieri lo è andato a cercare per quello che sarebbe stato il suo ultimo appuntamento. Si scava intanto, nel difficile mondo della 'ndrangheta, per individuare un filo in grado di collegare i delitti. «In questo senso stiamo facendo passi avanti — ha ammesso il capo della Mobile, Aldo Faraoni — perché, ad esempio, l'esecuzione di Sigari ce l'aspettavamo. Un personaggio rimasto così a lungo vicino ad Antonio Reale doveva per forza conoscerne i segreti». Stupisce un po' solo l'ampiezza dell'intervallo fra i due delitti. Può avere due spiegazioni: o il Sigari ha condotto, per molte settimane vita molto guardinga, cominciando solo adesso a commettere qualche imprudenza (come accompagnare a casa la fidanzata, venerdì notte), oppure ha improvvisamente cercato di sfruttare a suo vantaggio i «segreti» di Antonio Reale. Angelo Conti Ivano Barbiero

Persone citate: Aldo Faraoni, Antonio Reale, Ivano Barbiero, Noce, Proiettili, Sigari, Urbano Curinga

Luoghi citati: Castiglione Torinese, Cittanova, Susa