Con Gillespie tutte le stelle a Torino

Con Gillespie tutte le stelle a Torino Un Festival di jazz nel parco della Pellerina dal 5 al 14 luglio Con Gillespie tutte le stelle a Torino S'inaugura mercoledì con il matnbo e si conclude dieci giorni dopo con il blues moderno dijimmy Smith passando attraverso l'attualità di George Benson e StanleyJordan TORINO. Un festival del jazz anche a Torino, era ora perché l'estate porta notorietà turistica e clamore musicale in tutta l'Italia da Palermo a Trieste, via Umbria, Verona, eccetera eccetera. Un solo neo, a differenza di tutte le altre prestigiose manifestazioni, quella di Torino non ha il coraggio di definirsi Festival ma rimane nell'anonimato confondendosi nel calderone delle «Sere d'estate». A Torino in effetti la parola e la qualifica Festival si applicano rigorosamente alla danza mentre il resto è solamente cronaca. Ciò che conta è che l'Aics porta anche quest'anno la grande musica afroamericana nella nostra città: otto concerti a partire da mercoledì prossimo fino a venerdì 14 luglio. Luglio caldo. Caldissima l'inaugurazione con due gruppi di estrazione latinoamericana e funkyjazz. Ascolteremo Arturo Sandoval con il suo gruppo e il trio del pianista Michel Camilo. Non sono nomi celebri in Italia, sono due gruppi da scoprire ma che per il loro repertorio, così «popolare» e di facile ascolto, dovrebbero ottenere il pienone. Oggi si tende a confondere con troppa facilità il vero jazz con altre musiche di estrazione folcloristica ma è questa una politica non disprezzabile perché alla resa dei conti il risultato è quello di sprovincializzare un repertorio generalizzato sul versante del rock (quello di Vasco Rossi per esempio). Più complessa la sera del 6 (giovedì) tutta incentrata su Stanley Jordan, titolare di un minigruppo che con difficoltà troverà la potenza e l'inventiva per sostenere il peso di tutta una serata. Ma Stanley, il più noto virtuoso di chitarra vivente, conta su un grande numero di fans. Questi fedelissimi salveranno il concerto da un temuto (almeno sulla carta) «buco». Altra musica il giorno dopo (7 luglio) con B. B. King. Altro pubblico. Si annuncia il tutto esaurito. Dall'alto di un trono dal quale domina il mondo della soul music, B. B. è un personaggio che fa cassetta: vende dischi, lavora per il cinema, è un'istituzione. La sua musica fa cantare e fa ballare il proprio pubblico; un pubblico eterogeneo di fedelissimi al limite del fanatismo. Saltiamo quindi al 10 luglio, con una strana coppia: George Benson e McCoy Tyner. Un concerto tutto da scoprire. Benson da anni si dedica alla discomusic e si diverte a fare quattrini come cantante; Tyner cerca ogni volta di confermarsi il più grande pianista della storia del jazz moderno ma alterna momenti di stasi creativa. Insieme possono fare il miracolo e fare brillare le stelle sul cielo della Pellerina. Si spera. Anzi ne siamo certi. Allegria, di quella vera, un'allegria a suon di musica da strada, le strade di New Orleans, 1*11 luglio con la «Dirty Dozen Brass Band», un'orchestra formidabile e inedita, una band che arriva dalla patria del jazz dove la musica è buona per tutte le occasioni, dai matrimoni, ai funerali, ai comizi politici. La «Brass Band» suona jazz tradizionale e b bop con una mancanza apparente di coerenza stilistica; in effe 11 i uesti ragazzi di New Orleans hanno il coraggio di coniugare Jelly Roll Mortori con Thelonicus Monk perché per loro il jazz non ha né età né sopporta le etichettature dei critici. 12 luglio: una bomba. E' di scena il più forte settetto del mondo: tutti assi, tutti con un nome grande così. In primo piano Gillespie, il santone, l'ultimo profeta del bebop alla guida di un gruppo di «ali stars» come Phil Woods, Bobby Hutcherson, Steve Turre, Cedar Walton, Rufus Reid e Mickey Roker. Certamente la più bella band che Dizzy ha riunito dai tempi in cui furoreggiava con Charlie Parker, quaranta anni fa. Un omaggio a Count Basie, il 13, con la oig band diretta da Frank Foster, sassofonista di belle qualità ma soprattutto arrangiatore e autore per alcuni tra ì più riusciti brani di quella «storica» orchestra. I diciassette solisti che completano l'organico sono degli oscuri e poco noti musicisti ma sotto sotto, una figura dal carisma di Foster saprà fare il miracolo. «The genius» in chiusura: Jimmy Smith, il re dell'Hammond, il 14. Suonerà in trio con Terry Evans alla chitarra e Frank Wilson alla batteria. Fu un grande bebopper alla fine degli anni Cinquanta. I suoi trii (spesso con Blakey o con altri solisti come Kenny Burrell o Stanley Turrentine) facavano dischi che erano un successo dopo l'altro. Lo chiamavano, giustamente, Mister Swing, Nessuno ha mai saputo portare il ritmo a quei livelli di potenza e di relax. In Jimmy c'è il suono, la frase e tutto entra in un discorso che si chiama semplicemente blues: tutto, insomma per fare del jazz. Una bella serata di jazz anche in provincia (sempre con l'organizzazione dell'Aics), a Mura2zano, nell'Alta Langa, sabato 8 luglio. Saranno di scena due gruppi: i quartetti di Flavio Boltro e di Jerry Bergonzi. Franco Mondin!