Cannoni e colubrine fanno gola a tanti di Maurizio Lupo

Cannoni e colubrine fanno gola a tanti Il museo d'Artiglieria piace a Roma: in allarme gli studiosi torinesi d'armi antiche Cannoni e colubrine fanno gola a tanti 1/ direttore: «Qualcuno voleva il trasferimento a Castel Sant'Angelo o a Bracciano» Pezzi unici mal sistemati al Mastio della Cittadella in locali divorati dall'umidità Roma vuole prendersi il Museo di Artiglieria? Gli studiosi torinesi di armi antiche lo temono. E il direttore del museo, generale Marco Ricchiardi, ammette: «Sono solo voci, ma già un paio di anni fa avevo sentito dire che qualcuno perorava il trasferimento a Castel San Angelo o a Bracciano». Al Comando della Regione Militare Nord Ovest l'ipotetico trasferimento viene definito «un progetto che non ha avuto seguito». Ma è evidente che almeno una volta qualcuno ci ha fatto un pensiero. Magari dopo aver notato che Torino ospita una delle più antiche e complete raccolte d'armi del mondo in locali divorati dall'umidità, nel mastio della Cittadella, di proprietà comunale, dove le infiltrazioni d'acqua hanno già rovinato le volte. «E' vero — conferma Ricchiardi — l'acqua ha impregnato i muri che trasudano umidità. In una sala abbiamo dovuto far scrostare la volta fino al mattone, perchè cadevano calcinacci. L'autorità mili- tare ha anche cercato di impermeabilizzare la copertura, attendiamo le piogge per il collaudo». E il Comune? Ricchiardi stringe le spalle e si limita a di¬ re: «Io qui dentro non ho mai visto un sindaco di Torino in visita. E dire che il museo accoglie ogni anno più di 12 mila persone. Vengono più stranieri che torinesi. All'estero cono¬ scono il valore della nostra collezione di 11 mila pezzi, molti unici ed invidiati. Recentemente sono giunti periti del museo d'armi della Torre di Londra per fare ricerche storiche su esemplari che loro posseggono solo in fotografia». Così anche chi visita il Museo di Artiglieria vede subito grande abbondanza di materiali, ne intuisce l'importanza, ma non riesce a cogliere appieno il valore dei reperti di una collezione che spazia dalla preistoria ai nostri giorni. Non è stato ancora pubblicato un catalogo completo e le vetrine, anche se pulite e ordinate con zelo militare, non rendono i dovuti onori. Così una preziosa «colubrinetta manesca del XV secolo», un'introvabile antenata della pistola, passa quasi inosservata in un angolo. «Certo è un pezzo eccezionale — osserva Ricchiardi — e quando lo dobbiamo esporre in grandi rassegne lo si deve assicurare per almeno mezzo miliardo. Purtroppo lo spazio è quello che è». Deve adattarsi come può anche l'uni¬ ca ascia celtica bipenne in pietra finora venuta alla luce. Venne trovata a Nizza Marittima nel secolo scorso e fu donata a Vittorio Emanuele II che la consegnò al museo. E' ancora lì, su una scatoletta ingiallita, in un angolo appartato della sezione di reliquie preistoriche. Anche fra i cannoni ci sono tesori preziosi per fattura, tecniche o valore storico. «Questo obice e questo mortaio — spiega Ricchiardi — documentano un episodio che i fans di Napoleone preferirebbero dimenticare. Le due bocche da fuoco sono una preda bellica piemontese, catturata quando il nostromo Domenico Millelire, con pochi uomini nel 1793, vanificò lo sbarco dei francesi alla Maddalena. La spedizione nemica era affidata a Bonaparte, che affrontava in quell'occasione il suo primo incarico di comando. I nostri lo costrinsero alla fuga precipitosa, abbandonando bagagli ed artiglierie, proprio queste». Maurizio Lupo Museo dell'artiglieria: l'umidità causa vistose screpolature sull'intonaco

Persone citate: Bonaparte, Domenico Millelire, Marco Ricchiardi, Pezzi, Ricchiardi, Vittorio Emanuele Ii

Luoghi citati: Bracciano, Castel Sant'angelo, Londra, Nizza, Roma, Torino