Da ministro a missionario in Africa

Da ministro a missionario in Africa Le scelte di Jacques Couture, un gesuita che a furor di popolo si era dato alla politica Da ministro a missionario in Africa «Solidarietà: prima ne parlavo, ora la metto in pratica» ANTANANARIVO. Ha cinquantotto anni, si chiama Jacques Couture, e per oltre sei anni è stato ministro in Canada. Adesso vive ad Andohatapenaka, il quartiere più povero di Antananarivo, la capitale del Madagascar, trentamila persone in case poverissime, senza acqua corrente, senza servizi. Non rimpiange nulla di quello che si è lasciato dietro. Da ministro ha fatto viaggi in diverse parti del Terzo Mondo: «Questo mi ha fatto nascere una nuova vocazione. Quando si è ministri si fanno dei bei discorsi sulla solidarietà. E allora mi sono detto: forse è tempo che io viva un po' questa solidarietà internazionale». Perché bisogna dire che Jacques Couture era un ministroprete. Anzi, di un élite di sacerdoti: i gesuiti. Lavorava all'animazione sociale di un grande quartiere popolare di Montreal, all'inizio degli Anni 60. «Dopo un po' di anni la gente mi diceva: tutto questo è bello, ma è il potere politico che può cambiare le cose, bisogna avere accesso al potere politico, non basta fare i cartelli e andare per strada». Era la vigilia dell'elezione politica del '74, e gli fu chiesto di candidarsi contro il potentissimo sindaco di allora. «Risposi che era un suicidio. Mi dissero: perderai, ma ci darai una tribuna, alla tv alla radio, per far conoscere le nostre idee. Tu sei celibe, senza famiglia, puoi prendere dei rischi». Contro ogni aspettativa, il gesuita raccolse il 40% dei voti. E due anni più tardi si presentò il problema delle elezioni del governo del Quebec. «Se vuoi avere dell'influenza, bisogna che tu arrivi là, mi dicevano». Il problema di coscienza si fece assillante. La Compagnia di Gesù non voleva che Couture entrasse in politica. La gente del quartiere ripeteva: «"Devi essere coerente con te stesso, ci hai detto per anni che bisogna cambiare le cose, e questa è un'occasione importante, irripetibile". E ho dovuto abbandonare la Compagnia di Gesù». Couture è rimasto comunque sacerdote, un vescovo diocesano l'ha «incardinato». «Il partito ha preso il potere e sono diventato ministro. E' stata un'avventura politica appassionante, non la rimpiango, volevamo cambiare il mondo. Sono stato prima ministro del lavoro e poi dell'immigrazione e delle comunità culturali». Jacques Couture rappresentò il suo governo ai funerali di Paolo VI, e portò i contributi canadesi alla ricostruzione del Friuli. Per quattro anni svolse quel lavoro: «Poi ho visto i limiti del potere politico, e i giochi di corridoio non mi piacevano». «Volevo tornare gesuita — confida l'ex ministro — per puro caso prima di reintrodurmi nella Compagnia mi fecero fare uno stage di quattro mesi in Madagascar. E mi sono fermato». Adesso insegna alla gente di Andohatapenaka come ci si organizza per gestire insieme delle risaie, un laboratorio di legno, come si debba diventare autosufficenti, e curare l'ambiente. «L'obiettivo non è quello di fare della carità, ma aiutare la gente a diventare autonoma». Il regime del Madagascar è una specie di dittatura socialista, l'opposizione accusa il governo per brogli elettorali, i vescovi sono contro. «Al Quebec aveva il diritto di criticare il governo. Qui sono all'estero, quello che voglio fare è creare gente cosciente e libera. Starà poi a loro modificare le cose che riterranno necessarie. Posso solo aiutarli a mettersi in strada, a svegliare la loro coscienza di cittadini». Marco Tosarti

Persone citate: Couture, Jacques Couture, Paolo Vi

Luoghi citati: Africa, Andohatapenaka, Canada, Friuli, Madagascar, Montreal