«Sciopero» della flebo

«Sciopero» della flebo Milano, protesta degli infermieri in tre reparti infettivi «Sciopero» della flebo «Siamo troppo pochi, in estate bisognerà ridurre i posti-letto» Il primàrio: «Chi cura i malati di Aids merita un miglior trattamento» MELANO. Niente flebo, né prelievi, né endovene. Gli infermieri delle tre divisioni «infettivi» dell'ospedale Sacco di Milano hanno scelto questa singolare forma di parziale astensione dal lavoro per protestare contro le carenze di organico. Venerdì lo avevano annunciato al direttore sanitario e ieri lo hanno messo in atto, limitandosi a fare terapie muscolari, pulizia dei pazienti e terapie orali. E se la situazione non si evolverà si prospetta, come unica via d'uscita, la riduzione dei posti-letto. «Per ognuna delle tre divisioni — ha spiegato l'infermiere Francesco Agrati — siamo 14 in organico invece che 24, di fronte a 32 posti letto, nella quasi totalità occupati da malati di aids. Sono anni che questa situazione va avanti senza che nessuno vi ponga rimedio. Ora abbiamo detto basta. Purtroppo l'unico modo che abbiamo per sostenere la nostra protesta é questo». Ieri i medici hanno dovuto organizzarsi per coprire perso¬ nalmente le mansioni abitualmente svolte dagli infermieri. «Qualcuno di loro ha protestato con noi — ha detto Agrati — molti hanno detto che questo non è il modo di comportarsi. Ma è troppo tempo che la direzione sanitaria ci prende in giro». Con l'arrivo delle ferie estive la situazione è destinata a peggiorare, per evitare che degeneri gli infermieri non dovrebbero assentarsi in più di quattro per volta. Ma se questi quattro non verranno sostituiti, l'unica soluzione possibile sarà quella di diminuire il numero dei posti letto. «Noi abbiamo proposto — ha detto ancora Agrati — di portare a venti posti ognuna delle tre divisioni». Per rispondere a queste critiche il direttore sanitario, professor Gilberto Bragonzi, ha preso tempo fino a martedì, giorno in cui è prevista la prossima riunione con la delegazione degli infermieri. Il professor Mauro Moroni, uno dei massimi esperti italiani in tema di aids, che è primario di una delle tre divisioni sotto accusa, da anni si batte perché sia riconosciuta la specificità del lavoro degli infermieri dei reparti «infettivi», dove oggi la quasi totalità dei ricoverati è costituita da malati di. aids. «Questi infermieri fanno un lavoro differente — ha ripetuto ieri — con impegni e rischi differenti. La loro è una funzione sociale nei confronti della quale noi tutti dobbiamo mostrare gratitudine. Ma non si può pretendere che lo facciano senza alcun riconoscimento economico o normativo». Secondo Moroni quella di infermiere in un reparto «infettivi» è una specializzazione non riconosciuta ma che di fatto esiste. «Per quale motivo — si chiede — un infermiere dovrebbe restare nel mio reparto, se il trattamento è uguale in altri, dove si lavora di meno e si corrono meno rischi? Non è giusto abusare della professionalità del personale. Così facendo si arriva inevitabilmente a queste sconfitte». (Ansa]

Persone citate: Agrati, Francesco Agrati, Mauro Moroni

Luoghi citati: Milano