I mujaheddin in rotta

I mujaheddin in rotta AFGHANISTAN Dopo mesi d'assedio i ribelli afghani lasciano Jalalabad I mujaheddin in rotta Espugnata dai governativi anche la vicina roccaforteguerrigliera Più di duemila morti, abbandonate nei depositi migliaia di armi JALALABAD. Il governo filosovietico di Kabul ha vinto la battaglia di Jalalabad, infliggendo una grave sconfitta ai mujaheddin afghani che hanno abbandonato in mano al nemico alcune posizioni chiave e un vero e proprio arsenale di armi e si stanno ritirando verso il confine pachistano, inseguiti dalle truppe governative. Il governo di Najibullah ha portato un gruppo di giornalisti stranieri a visitare Jalalabad, dopo più di tre mesi di assedio da parte della guerriglia, e il vicino centro di Samarkhiel, roccaforte ribelle espugnata dai governativi. I due centri appaiono fermamente sotto controllo delle truppe di Kabul. I giornalisti hanno visto i militari acclamati da una folla di circa tremila persone che festeggiavano la liberazione della città, che, con i suoi 64.500 abitanti, è la quinta dell'Afghanistan. I mujaheddin contavano di farne la sede del governo provvisorio costituito in Pakistan dopo l'evacuazione delle truppe sovietiche dall'Afghanistan nel marzo scorso. La sconfitta è destinata a gravare pesantemente sul futuro dei gruppi ribelli, le cui divisioni, da sempre un'ipoteca sul loro successo, si sono esacerbate proprio per l'assedio di Jalalabad, primo grande confronto campale della guerriglia, e per questo sconsigliato dai gruppi più prudenti, che non ritenevano i mujaheddin preparati per un confronto militare così complesso. Nella battaglia i morti, secondo alcune fonti, sarebbero stati più di duemila. Samarkhiel, semidistrutta, offriva la vista di un arsenale, con migliaia di granate e proiettili e centinaia di missili abbandonati dai guerriglieri in fuga. Secondo l'agenzia ufficiale di informazioni «Bakhtar», nelle ultime 24 ore sono rimasti uccisi 240 ribelli,.tra loro anche alcuni istruttori militari pachistani e sauditi, mentre i feriti sono 118. Tra le armi e munizioni cadute in mano ai governativi figurano, dice la «Bakhtar», 1700 missili terra-terra e 3750 proiettili per mitragliatrici senza rinculo. Kabul sta inviando mezzi corazzati sul posto mentre le sue truppe tengono i guerriglieri sotto il tiro di missili e bombe verso il confine con il Pakistan, che dista una settantina di chilometri. I portavoce dei ribelli hanno ammesso la perdita di Samarkhiel, spiegandola con là scarsità di armi e di uomini, ma sostengono di aver fermato l'offensiva governativa nei dintorni di Jalalabad. Un portavoce delle truppe di Kabul ha riferito che, in base alle informazioni ricevute, risultava che i mujaheddin stavano cercando di riorganizzarsi in vista di una nuova offensiva contro la città, ma il governo li ha sorpresi giocando d'anticipo. «La nostra strategia ha reso bene e adesso puntiamo sulle basi ribelli al confine con il Pakistan», ha spiegato il portavoce. La fanteria afghana, appoggiata dall'artiglieria e dall'aviazione, si sta dirigendo su Ghad-i-Abad, una cittadina circondata da aranceti, in mano ai ribelli, a metà strada tra Jalalabad e il confine pachistano. L'assedio di Jajlalabad aveva segnato il culmine dell'offensiva avviata dai guerriglieri subito dopo il ritiro sovietico e che aveva come obbiettivo la conquista della capitale. Priva dell'appoggio diretto dell'Armata rossa sembrava che' la sorte della città e di Najib fosse segnata. La resistenza afghana aveva annunciato come immi¬ nente la conquista della città che avrebbe dovuto diventare la capitale provvisoria. Ma il regime ha schierato in potenti posizioni fortificate alcune delle sue migliori unità continuamente rifornite con l'appoggio dell'aviazione. I mujaheddin, divisi in fazioni spesso in aspro contrasto sulle decisioni militari, si sono lanciati in offensive non coordinate, tentando di assicurarsi il merito di aver per primi conquistato la città. In questo modo è stata favorita la controffensiva dei governativi. Inutili sono risultati anche i tentativi di piegare la resistenza sottoponendo la città a duri bombardamenti con i missili che hanno provocato alte perdite tra i civili. La pesante sconfìtta rischia di esasperare i contrasti tra le varie anime dela resistenza, in particolare tra i fondamentalisti decisi a puntare sulla creazione di uno Stato rigidamente islamico, e i settori più moderati e filooccidentali. Si riaprirà anche il dibattitto sull'opportunità di un dialogo con Najib che, anche recentemente, ha rilanciato proposte distensive ai ribelli e che ha dimostrato che il suo regime è in grado di resistere anche senza l'assistenza dei sovietici. lAgi-Ap]

Persone citate: Najib, Najibullah

Luoghi citati: Afghanistan, Kabul, Pakistan