Come Cary Grant, a colori
Come Cary Grant, a colori Come Cary Grant, a colori Tramontata la divisa da «manager», trionfano l'esotismo e lo stile hollywoodiano Ritorna il gilet, lungo o largo, persino in paglia, da indossare sul costume MILANO. Se a Pitti il colore diceva una Sua parola insinuante nell'eleganza maschile, per la bella stagione dell'anno prossimo, a Milano divampa. Qualche anno fa sarebbe stato pericoloso per uno stilista e per il suo fruitore proporre ed accettare una giacca formale in giallo, un bluson viola, una polo rosa: ma ora, dice Armani, «la raffinatezza nella moda maschile è un gesto di superiorità intellettuale, l'uomo è pronto ad evitare la divisa, a divertirsi con la moda». Lo stilista insomma lancia segnali e tocca a chi indossa e consuma la moda distinguere se un look proposto va preso come gadget, come mood, con beneficio di inventario oppure come prezioso spunto. La donna manager, ormai sicura di sé, si è all'improvviso riconvertita alla femminilità; all'uomo, altrettanto stanco di sottolineare con l'abito il proprio ruolo professionale, non resta che sconfinare nell'audacia. E' vero che poco o nulla cambia al di là del colore; linee disossate, via la fodera, le spalle dimesse, i blazer simili a cardigan. Di queste polo che eclissano la camicia, oppure di queste camicie a collo sahariana che esiliano la cravatta in omaggio al foulard di Hemingway, siamo a parlarne da tempo. E così dei tessuti dal gusto rustico, degli Anni Trenta per Armani, per quasi tutti gli altri degli Anni Quaranta, rustici nell'apparenza ed invece ultra morbidi per via di tecnologiche diavolerie e mischie fra seta e lino, lino e cotone, lane fredde. Versace è convinto che gli uomini giovani ed anche un po' meno giovani si innamoreranno del suo blouson rosso; sta tornando un vestire metropolitano che oscilla dal casual rivissuto alle suggestioni safari con sahariane e magari i bermuda che Mila Schòn allea, in alternativa a pantaloni decisamente larghi al fondo, stile Cary Grant, a blazer comodi, pieni di tasche. La parola d'ordine è un aspetto rilassato, nessuno sconforto se non si ha sot¬ tomano un gentile collaboratore domestico che tolga il nuovo all'abito appena acquistato da Krizia; gli arrendevoli tessuti dei suoi blazer in ruggine, melanzana e rosso hanno già un'aria vissuta. Sbiadite dal tempo sono le righe dei morbidi e cadenti completi in seta cruda e lino di Basile, che arriva tuttavia al verde intenso e giallo zafferano nei blazer e nei gilet. Coveri punta sulla più grande leggerezza per giacche e blazer da città in lino mouliné e affida al tempo libero la giacca kaki, al rosa antico il suo pantalone di colore diverso. Krizia propone anche i grigio elefante e i toni biscotto. I suoi cammello e sabbia si trovano un po' dovunque. Versace, che nelle sua nuova linea «versus» esplora a livello più alto i temi dell'informale e dell'anticonformismo, nel prèt-à-porter non rinuncia al riero totale da intellettuale contestatario che può assumere toni divertenti con un pulì vivace, una camicia arancio, un gilet verde. Il gilet è sulla cresta dell'onda: da Soprani è lungo, largo, in fragola, viola e ruggine; e acquista accenti ironici se è in leggera paglia intrecciata sotto l'abito classico in ruvide trame agresti. Da Coveri può apparire seducente o rinascere antichizzato con un bel damasco. Si porta a pelle nuda invece della camicia, della maglietta a girocollo e si indossa persino sul costume da bagno. Del resto il ragazzo che voglia seguire la nuova linea di Versace non ha che la pelle nuda sotto la canottiera. «Il mio uomo — afferma dal canto suo Missoni — non ama l'eleganza fredda del signore della City o quella del professionista iperclassico. Ho proposto le giacche di sempre ma in tessuti nuovissimi dall'effetto spugnoso in filato frisé a colori acidi; sobrio ma in Galles dalle molte sfumature il cardigan a rilievo a disegni architettonici e fiori stilizzati, accanto ai miei fiammati di una volta». Lucia Sollazzo
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