Un delitto negli occhi di bimba di Pierangelo Sapegno

Un delitto negli occhi di bimba Savona, oggi la figlia della Guerinoni al processo per l'omicidio del farmacista Un delitto negli occhi di bimba «Soraya deve ancora dire tutta la verità» SAVONA DAL NOSTRO INVIATO Oggi viene Soraya. Ha 14 anni e faccia da bimba. Ne aveva dodici quando forse fu testimone di un delitto, e vide il padre e la madre accanto al cadavere di Cesare Brin. Adesso Gigliola Guerinoni e Ettore Gerì, la mamma e il babbo, sono imputati per quell'omicidio. Alessandra Lancellotti, psicologa, consulente del Tribunale di Genova, teme che la ragazza non possa venire a deporre, che qualcuno glielo impedisca, addirittura: «E' necessario che si presenti per raccontare la verità, per scaricare il peso che ha dentro. Solo così lei può salvarsi. Con fatica e coraggio deve trovare la forza per dire le cose che sa». La sensazione è che possa raccontare qualcosa di più di quello che già ha confessato. Soraya ha ricordato di aver portato su il martello al babbo, di aver sentito la madre che urlava: «Crepa, bastardo». Sangue e orrore, nella camera della mamma. Il suo racconto ripeteva per certi versi quello che aveva fatto Ettore Gerì, dalle mura del carcere. Ora, però, Gerì ha cambiato versione, ha detto che lui non uccise, che arrivò in casa solo a delitto compiuto. Oggi, che farà Soraya? Nel circo che sfila davanti ai giudici manca ancora questa figura. C'è la mantide, e c'è la sua corte dei miracoli. Poi c'è que- sta bambina terribile che lasciava in giro i biglietti per il Brin: «merda», «bastardo»; che rovinava i mobili d'antiquariato del farmacista; che gli lanciava il gatto nero fra le gambe, a mo' di jattura. La mantide finora non ha perso sicurezza, anche se ha perso la sua corte. E' venuto Gerì, tremante e spaventato, ad accusarla. E' venuto il barone Raffaello Sacco, vicequestore un po' balzano, ad accusarla, pure lui. E ieri, altre nuove accuse. Guerinoni ascolta impassibile, ogni tanto alza gli occhi al cielo, rassegnata. Gabriele Di Nardo, missino, ammette per la prima volta che Cardea, l'imbianchino, gli aveva detto d'aver visto macchie di sangue nella camera da letto di Guerinoni: un altro indizio contro Gigliola. E Giuseppe Cardea, che sarebbe stato chiamato dall'imputata per ridare il bianco alla casa, racconta che «esponenti del Movimento sociale gli avevano offerto dei soldi perché lui cambiasse versione». La denuncia alla guardia di finanza parla di un missino di Verona. Cardea dice che di sicuro «Gabriele Di Nardo gli aveva fatto capire che poteva avere dei soldi». Di Nardo è consigliere regionale deH'msi, membro del comitato centrale, ex segretario provinciale. Amico della Guerinoni, anche lui, come Sacco e gli altri. Un altro confronto ieri, uno contro l'altro, Cardea e Di Nardo, amici fra loro e amici della Gigliola. Sguardi sprezzanti. Cardea: «Di Nardo mi disse: se tu confermi le macchie di sangue, noi ti tiriamo su un paio di milioni — noi disse, non io —, e se io ne esco bene, ti aiuteremo». Di Nardo: «Cardea mi raccontò d'aver visto macchie di sangue. Gli dissi di confessare alla polizia, ti diamo una mano noi». Noi chi?, chiede il pubblico ministero. «Plurale maiestatis», risponde Di Nardo. Cardea ha lo sguardo fisso e tartaglia, Di Nardo, sorriso sornione, sembra un gatto con il topo. Di Nardo è fluente, un po' logorroico, non smette più di parlare. E non aiuta proprio la Guerinoni. «I rapporti con il Brin erano diventati tesi», dice. «Ricordo ancora una battuta che mi fece Gigliola: finalmente se ne va a Rapallo, per due giorni sto tranquilla. Come dire: il Brin è andato via e non mi ossessiona». E ancora: «Una volta mi confidò: aspetto solo che abbia venduto, prendo la mia parte e poi lo lascio». Nei giorni subito dopo il delitto andò a casa dalla Guerinoni e la trovò che dava il bianco. «Le chiesi perché lo faceva in camera da letto e non in cucina o in bagno, che ne avevano più bisogno. Lei mi dette una risposta evasiva, io insistetti e lei: quando sono nervosa, devo lavorare, disse». A seguire queste liti, ad ascoltare questi racconti dell'orrore («Quanti erano i feti conservati nell'armadio? Uno o due?»), ad osservare questo incredibile ritratto di gruppo, c'è un mucchio di gente che si contende i posti in aula dalle otto del mattino. Quasi l'altra faccia del processo. Gianna Schelotto, onorevole pei, psicologa, che ha seguito le udienze anche per «l'Unità», ha parlato con qualcuno del pubblico. Le donne hanno già deciso: tutte colpevoliste, scosse «dalla femminilità inquietante della Gigliola» osserva Schelotto. «Lei è una strega», ha spiegato una. E perché? «Ma come ha fatto? Io a mio marito non riesco a far portare giù nemmeno il cane. Lei ne ha trovati addirittura quattro che l'hanno scorazzata in giro con un cadavere». Pierangelo Sapegno Savona. Gigliola Guerinoni durante uno degli Interrogatori in aula

Luoghi citati: Genova, Rapallo, Savona, Verona