Per Dario la famiglia siamo noi

Per Dario la famiglia siamo noi Ricorso della coppia toscana a cui il tribunale toglie il bimbo adottato nell'87 Per Dario la famiglia siamo noi // vero padre replica: «Io lo rivolevo subito» PONTECAGNANO. Nella valigia mamma Cristina metterà le tutine di felpa, le scarpe da tennis colorate e i balocchi con i quali ha giocato con lei ogni giorno. A due anni e mezzo si è troppo piccoli per scegliere e assumere decisioni così importanti. Al suo posto ha deciso la Corte d'appello del tribunale minorile cu Firenze. Il piccolo Dario Luman sarà tolto ai genitori adottivi, Mario Luman, assessore comunista alle Finanze di S. Giovanni Valdarno e Cristina Benessai, psicologa della Usi 20/B toscana, e sarà restituito ai genitori naturali, Anna Avallone, studentessa dell'Istituto tecnico commerciale femminile e Aniello Crìstino, operaio edile, di Pontecagnano, cittadina alle porte di Salerno. I coniugi Luman hanno inoltrato ricorso in Cassazione contro la sentenza del Tribunale dei minori, ma in attesa del possibile accoglimento Dario dovrà trasferirsi a Pontecagnano. A San Giovanni Valdarno si è intanto costituito il «Comitato per i diritti di Dario» al quale ha aderito l'intera popolazione. Al termine di un'animata assemblea è stato deciso di chiedere la non immediata eseguibilità della sentenza del tribunale in attesa dell'esito del ricorso. Presa di posizione analoga è stata as: unta dal Consiglio comunale al termine della seduta convocata d'urgenza dal sindaco Pedro Losi. La vicenda ha avuto inizio circa 3 anni fa quando la sedicenne Anna Avallone resta incinta dal fidanzato diciottenne, Aniello Crìstino. La gravidanza è osteggiata dalla famiglia di Anna. A malincuore i due giovani decidono di interromperla. Anna si reca a Salerno, presso la sede di Spazio Donna, un consultorio gestito dai movimenti femministi, e lì le prenotano l'intervento a Londra. Ma i sanitari rifiutano di far abortire la ragazza. La gravidanza è troppo avanzata. Anna è sconvolta e non vuole tornare a Pontecagnano. I pettegolezzi, le accuse del paese l'hanno già tormentata a lungo. Chiede aiuto alla sorella Gilda, dipendente di una Usi a Pisa. La donna rassicura la famiglia in Campania dicendo che l'aborto è avvenuto, Anna sta bene e per qualche giorno sarà sua ospite. Il bimbo nasce il 21 gennaio dell'87 e viene affidato dal Tribunale dei minori di Firenze a Cristina e Mario Luman'dopo appena 6 giorni dal parto. Anna torna a Pontecagnano e racconta la verità al fidanzato. «Venni a conoscenza della nascita di Dario 20 giorni dopo il parto — dice Aniello Crìstino — e subito andai a dichiarare all'ufficiale dello Stato civile di Pisa che il bambino era mio». L'iter giudiziario è innescato e per due anni e mezzo Dario Luman vive con i genitori adottivi a S. Giovanni Valdarno. Conosciuta la sentenza della Corte d'appello, Anna ed Aniello sono andati per qualche giorno a Reggio Calabria, in vacanza, presso l'abitazione della sorella di lui. A parlare per il figlio è la signora Maria Crìstino. «Ci devono spiegare come mai prima dell'affidamento — accusa l'anziana donna — ci fu un'assistente sociale che chiamò il bambino, nato da poche ore, Dario Luman. Col cognome dei signori ai quali sarebbe stato affidato». Piccola di statura, minuta, capelli castani, lunghi a onde, Anna Vallone appare smarrita, terrorizzata da tanta confusione. «Mi ero ormai rassegnata a dover rinunciare al mio bambino — dice —. Ora, per carità, non fategli male con tanto chiasso». Ma i genitori adottivi sono stretti a Dario, non vogliono lasciarlo. Con loro c'è tutta S. Giovanni Valdarno e in campo è scesa anche l'Anfaa, l'Associazione nazionale delle famiglie adottive e affidatarie. «E' gravemente e inutilmente lesiva dell'interesse del minore la decisione assunta dalla Corte d'appello di Firenze», ha affermato il presidente dell'Associazione, Giorgio Pallavicini, che ha chiesto l'immediata revoca del provvedimento. Edoardo Scotti