Il Mig la macchia nera del Patto di Fabio Galvano

Il Mig, la macchia nera del Patto Il ministro della Difesa russo: perché è sfuggito alla contraerea polacca? Il Mig, la macchia nera del Patto «Mosca risarcirà i danni morali e materiali» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mosca pagherà tutti i danni — «materiali e morali» — e forse l'occasione sarà buona per fare installare un altro «telefono rosso» fra Est e Ovest; e il ministro della Difesa Yazòv ha dichiarato alla Tass che una commissione di inchiesta indagherà per chiarire come mai la difesa aerea del Patto di Varsavia non ha funzionato. Ma a 24 ore dall'incredibile vicenda del Mig sovietico, che si è abbattuto martedì in Belgio dopo avere sorvolato mezza Europa senza pilota, ci si domanda con insistenza se gli aerei della Nato levatisi in volo per intercettarlo non avrebbero dovuto abbatterlo prima che il Mig esaurisse il carburante e precipitasse nel villaggio di Bellegem, presso la frontiera con la Francia. Scartata ogni ipotesi di un giallo internazionale, e accolta per buona la spiegazione sovietica del pilota paracadutato in Polonia e del Mig alla deriva in automatico, ci si domanda se, con un intervento più energico, si sarebbe potuto evitare il doloroso seppur limitato bilancio di un morto. Dalla frontiera fra le due Germanie alla Francia, rispondono gli esperti, il velivolo con la stella rossa ha sorvolato alcune delle zone più densamente abitate d'Europa. Abbatterlo, quindi, era troppo rischioso; anche perché non si sapeva che tipo di armi il Mig avesse a bordo. Ci hanno provato, i piloti belgi, quando hanno visto che il Mig stava per precipitare. Si sono messi in posizione, hanno armato i loro missili aria-aria. «Slete autorizzati a intervenire», ha gracchiato alla radio una voce dal centro operativo, quando si è temuto che il velivolo potesse abbattersi su Lilla o su Tourcoing, le due città francesi più vicine al confine belga. Non ce n'è stato bisogno: l'aereo ha perso rapidamente quota, puntando su una zona agricola presso il villaggio di Bellegem. L'intervento armato avrebbe soltanto creato maggiori incognite. Ma la sorte ha voluto che, anziché affossarsi in un prato, il Mig colpisse l'ultima casa di quel paesino. Ma di fronte alla costernazione sovietica, espressa ieri dall'ambasciatore Feliks Bogdanov al ministro degli Esteri belga Mark Eyskens, resta il fatto che dieci ore ci sono volute prima che da Mosca venisse una spiegazióne, che peraltro combacia perfettamente con l'analisi già espressa dal comando supremo della Nato. Di qui l'idea del telefono rosso, simile a quelli che già collegano Mosca con Washington e con Bonn, destinato unicamente a problemi di carattere militare. La proposta è venuta dal ministro della Difesa Guy Coeme, mentre i tecnici proseguivano la perizia sui resti dell'aereo. Si tratta della commissione cui ha fatto riferimento, a Mosca, anche il ministro della Difesa Dmitrij Jazov: quella che dovrà precisare, per esempio, perché il volo del Mig non sia già stato interrotto nel cielo della Polonia dalla contraerea del Gruppo Nord. «E' difficile dire», ha detto Jazov, precisando che il pilota è stato probabilmente indotto a lasciare l'aereo per un'avaria al motore, quando era a una quota di appena 150 metri, e che poi il motore ha ripreso. Nel suo incontro di ieri con Eyskens l'ambasciatore Bogdanov ha anche affermato che l'Urss risarcirà tutti i danni. Fabio Galvano

Persone citate: Bogdanov, Dmitrij Jazov, Eyskens, Feliks Bogdanov, Jazov, Mark Eyskens