Gromyko l'estremo sgarbo di Emanuele Novazio
Gromyko, l'estremo sgarbo La Nomenklatura assente ai funerali di un protagonista della storia sovietica Gromyko, l'estremo sgarbo Nemmeno il premier Ryzkhov si èfatto vedere MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Andrej Gromyko è stato sepolto ieri pomeriggio nel cimitero di Novodievichi, accanto al monastero delle vergini e al laghetto artificiale che ne ripete il nome. Erano le quattro e pioveva fitto, fra gli aceri e i tigli del vecchio cimitero, e accanto alla bara nera bordata di chiffon rosso, ancora aperta per l'ultimo saluto secondo la tradizione russa, c'era la moglie Lidia curva e smagrita, c'era il figlio Anatoli, c'erano la figlia Emilia, i nipoti, qualche parente ancora, la banda dell'Esercito e una piccola folla arrivata forse dal ministero che Gromyko aveva diretto per trent'anni. Mancava il Potere, o meglio il Potere era nella prudente discrezione di pochi delegati, il capo della commissione per i funerali Vitaly Vorotnikov, membro del Politbjuro, Alexandra Beriukova, membro supplente dell'ufficio politico e vice premier, e Alexandr Bessmertnik, uno dei vice ministri degli Esteri. . Il partito e lo Stato, accanto alla bara di un uomo che ha rappresentato il partito e lo Stato per decenni, erano loro e soltanto loro. Beriukova non ha parlato, gli altri hanno detto frasi benevole ma svelte, ricordando la lunga carriera di Gromyko. Ma al Politbjuro nel suo insieme ha scelto la discrezione delle circostanze imbarazzanti: in assenza di Michail Gorbaciov e del ministro degli Esteri Shevàrdnadze, impegnati nella visita a Parigi, tutti gli uomini del vertice politico presenti a. Mosca hanno salutato brevemente Gromyko nella «Casa dell'Esercito», dove per cinque ore il corpo è stato esposto. Anche il premier Ryzkhov, che pure aveva annunciato la sua partecipazione ai funerali, era assente, Anche il vicepresidente Lukianov, che molti si aspettavano rappresentasse Gorbaciov, non c'era. E tutto, nel cimitero fitto di alberi e di antiche lapidi, mostrava la volontà di non assegnare alla cerimonia significati politicamente imbarazzanti, senza lasciare però i ségni umilianti del silenzio e dell'assènza. Per questo il saluto a Gromyko ha avuto due fasi, e prima della sepoltura a Novodievichi c'è stata l'esposizione alla «Casa' dell'esercito», con ima scelta che di nuovo rivela il desiderio o la necessità del compromesso: la «Casa dell'esercito» è appartata, non ha gli sfarzi e soprattutto non ha la storia o i simboli della «Sala delle colonne» che si affaccia al Propsket Marx, quella per tradizione riservata ai leader; ma non ha neppure la gelida durezza dell'ospedale del Cremlino, quella che due anni fa il partito riservò a Molotov. Un'altra manifestazione d'equilibrio: per non compromettersi ma non dimenticare subito Gromyko, per non esibirsi ma non negargli il tributo della folla, che c'è stato anche se composto, anche se guidato dalla sapiente regia dell'Istituzione che ha raccolto nelle fabbriche e negli uffici qualche migliaio di persone e le ha portate in pullman a sfilare davanti al catafalco. Poi, a Novodievichi, mentre pochi curiosi aspettavano dietro le transenne, l'addio svelto e solenne a metà, con orazioni brevi ma davanti a un contingente dell'Esercito e tre salve di fucile. Finché i famigliari hanno buttato la terra sulla bara e due operai l'hanno coperta di fiori e di corone, accanto alla foto di Gromyko sorridente, un volto di tanto tempo fa. La moglie s'è chinata, gli ha detto qualcosa piano, il figlio le ha parlato un po' all'orecchio, ha sorriso alla fotografia e l'ha ripulita, poi Lidia s'è allontanata al braccio di Vorotnikov e dietro a lei se ne sono andati gli altri. Andrej Gromyko riposa sotto un grande acero, dove il viale ha la sigla uz-4 r 18/19, e accanto a lui ci sono Elisaveta Suslova, Tatiana Morozova e Alexandr Nikitin, nomi che nessuno più ricorda. Emanuele Novazio La moglie di Andrej Gromyko, Lidia, in lacrime durante la cerimonia funebre nella «Casa dell'Esercito». Al suo fianco i due figli Anatoli e Emilia.
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