Gli aborristi Usa minacciano battaglia di Ennio Caretto

Gli abortisti Usa minacciano battaglia Violente polemiche negli Stati Uniti dopo la sentenza della Corte Suprema che limita il diritto di scelta della madre Gli abortisti Usa minacciano battaglia Nei prossimi mesi lo scontro si sposterà ai Parlamenti dei singoli Stati Soddisfazione del presidente Bush, che però s'impegna a non scendere in campo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella festa dell'Indipendenza americana, dopo la sentenza della Corte Suprema che minaccia di privare la donna della sua indipendenza sull'aborto, lo scontro tra abortisti e antiabortisti si è spostato dalle aule dei tribunali ai Parlamenti dei singoli Stati e alle federazioni dei partiti. La Corte, da parte sua, ha già annunciato che dal prossimo autunno si pronuncerà sù altri tre casi cruciali che attengono alle cliniche private per l'aborto e all'autorità paterna e materna sulle minorenni. Il presidente Bush è stato tra i primi a prendere posizione. Antiabortista di ferro, Bush ha elogiato in un breve comunicato la sentenza della Corte Suprema che, ha detto, «restituisce agli americani il diritto di proteggere i bambini non nati». «Sono convinto che la sentenza del '73 con cui la Corte Suprema legalizzò l'aborto fu un errore — ha proseguito il Presidente —. C'è il pericolo che il dibattito in corso divida l'America in due: invito gli americani a restare nei limiti della civiltà e delle istituzioni». Il capo di gabinetto, Sununu, ha sottolineato che il Presidente darà l'esempio, rifiutandosi di scendere personalmente in campo. E anche il ministro dèila Giustizia, Thornburgh, ha dato il benvenuto alla sentenza, aggiungendo però che «era tempo che la questione dell'aborto fosse sottratta ai tribunali e riportata nel suo àmbito naturale, quello legislativo, e rinviata quindi alla volontà dei cittadini». Norma McCorvey, la donna che nel '73 ottenne la sentenza della Corte Suprema a favore dell'aborto, e Molly Yard, il presidente del movimento femminista americano, hanno subito risposto a Bush. «Combatteremo in ogni Parlamento e in ogni tribunale — hanno detto —. La Corte Suprema e i parlamentari sono stati influenzati dalla campagna condotta dal movimento del diritto'alla vita. Dimostreremo ai giudici, ai deputati e ai senatori antiabortisti che la maggioranza degli americani è abortista». Secondo un sondaggio del «New York Times», lo è, ma con riserva: il 60% circa si oppone all'abolizione dell'aborto, ma vuole limitarlo; il 75% ha chiesto una campagna educativa per la prevenzione delle nascite, simile a quella contro il fumo. Attualmente, circa 1 milione e 700 mila donne abortiscono ogni anno in America; il 30% circa è al di sotto dei 20 anni. La sentenza dell'altro ieri della Corte Suprema, decisa a esile maggioranza, cinque voti a quattro, non ha sancito solo il principio che gli Stati possono vietare qualsiasi forma di pubblica assistenza all'aborto; ha anche offerto loro la possibilità di vietarlo comunque se il feto è vitale, in teoria dal quinto mese di gravidanza in poi, e in casi specifici — su parere medico — anche nei mesi precedenti. Il presidente della Corte, il giudice William Rehnquist, ha motivato la sentenza con l'affermazione che «nulla nella Costituzione impone agli Stati di praticare l'aborto. Nulla nella Costituzione, stabilisce inoltre il diritto dei medici e dei loro pazienti a servirsi delle strutture pubbliche per l'aborto stesso». Confutando la sentenza, a nome della minoranza della Corte Suprema, il giudice Blackmun, l'uomo che nel '73 la spinse a legalizzare l'aborto, ha dichiarato di «temere per la libertà e l'eguaglianza di milioni di donne che hanno raggiunto la maggiore età dopo il '73». «La Corte — ha aggiunto Blackmun — ha in pratica invitato i vari Stati a restringere l'aborto, in modo da suscitare un numero crescente di dispute legali, e da erodere maggiormente quest'importante diritto civile». Con l'eccezione degli Stati più progressisti come quello di New York — «personalmente sono contrario all'aborto, ma come governatore debbo difenderlo», ha dichiarato Mario Cuomo — gli antiabortisti sembrano destinati a vincere quasi ovunque la battaglia almeno in parte. «Il pendolo americano — ha osservato ieri lo storico Gary Wills — si è spostato dalla parte opposta a quella degli Anni 70. Non è conservatrice solo la maggioranza della Corte Suprema. Lo è anche quella dei due partiti guida, repubblicano e democratico». Ennio Caretto §i§ New York. La polizia arresta uno dei dimostranti che a Manhattan protestavano contro la sentenza della Corte Suprema

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