Il Parlamento polacco diventa realtà

Il Parlamento polacco diventa realtà Kozakiewicz, del partito contadino, eletto presidente, tra i vice l'ex dissidente Krzyzanowska Il Parlamento polacco diventa realtà Rakowski, grande sconfitto alle elezioni, formalizza le dimissioni del governo al Parlamento Comunisti e Solidarnosc concordi nelle accuse: «Il premier ha fallito. Occorrono programmi seri» VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Prima il clamore suscitato dall'autorinuncia del presidentegenerale Jaruzelski, anche se ancora non formalizzata del tutto, adesso le dimissioni del governo polacco. Queste almeno sono definitive, le ha confermate ieri il primo ministro Miecyslaw Rakowski con una breve lettera inviata al nuovo «speaker» dell'assemblea nazionale. Secondo la prassi gli è stato chiesto di restare in carica per il normale disbrigo degli affari correnti, ma l'opposizione parlamentare di Solidarnosc si ribella, chiede a voce alta che il vuoto esecutivo sia colmato al più presto perché «il Paese è stanco di attendere la luna». Rakowski, esponente dell'ala liberal-comunista, ex direttore del settimanale «Polityka» che per primo aveva ospitato gli iscritti della fronda antiregime, da decenni paladino delle riforme avveniristiche che hanno avviato le promesse aperture del pluralismo politico e sindacale in Polonia, paga così il duplice scotto della disfatta subita alle elezioni di giugno e della disastrosa conduzione economica da parte di una compagine governativa rivelatasi incapace di gestire il Paese. Ed esce malinconicamente di scena sotto il tiro incrociato delle accuse rivoltegli dai compagni di partito, usciti con rabbia allo scoperto, e dagli awer- sari. Un fuoco di recriminazioni aperto con parole sferzanti, quasi crudeli, dal segretario del Poup per il voivodato di Slupks nell'intervista apparsa sul quotidiano della capitale Zycie Warszawy. «Da oltre 40 anni — ha detto Ryszard Kurylczuk — promettevamo un futuro migliore, ma abbiamo ingannato la società e ne dobbiamo tenere conto. Nessun partito può esi¬ stere senza programmi, il nostro è inesistente, proponiamo piani c risoluzioni nei nostri congressi che sono carta straccia, non li legge nemmeno un cane. Basta! Non se ne può più! E' ora di voltare pagina, bisogna rifondare il partito su basi che non franino al primo impatto con la realtà». Quindi, in Parlamento, Jacek Kuron, l'uomo duro di Solidar¬ nosc, è addirittura corso verso il microfono per tuonare contro il premier che lo ascoltava, il volto teso, dalla tribuna riservata ai personaggi della «nomenklatura», tutti esclusi dal Sejm. «Ho pochi minuti a disposizione e l'elenco dei suoi errori è troppo lungo per essere citato per intero. Quando cambierete musica e suonerete la melodia giusta che la popolazione atten¬ de invano?». Di sicuro l'incertezza decisionale rischia di scadere nei tempi lunghi e la Polonia potrebbe presentarsi acefala, priva di guida reale, all'arrivo del presidente americano George Bush, che giungerà qui domenica. Jaruzelski per intanto rimane al suo posto, forse si pronuncerà domani al cospetto dell'ufficio politico in quanto con mezze parole il Comitato centrale gli ha chiesto di rivedere il gran rifiuto, mentre il giornale dell'esercito lo supplica di restare vedendo in lui la garanzia della continuità, «l'unica in grado di super-revisionare il processo di trasformazione». Sulla successione di Rakowski si ricamano varie congetture, principalmente che la scelta cada su un economista di prestigio con larga esperienza in campo internazionale, resa necessaria dall'impellente bisogno di rinegoziare le scadenze del debito estero. In quel caso il più accreditato a raccogliere la difficile eredità sarebbe Wladislaw Baka, ex governatore della Banca di Stato e membro del Politbjuro. Quanto all'ingresso di Solidarnosc nel governo, rivendicato lunedì a spada tratta dal filosofo Adam Michnik, Bronislaw Geremek, il principale consigliere di Lech Walesa, ha dichiarato ai giornalisti che si tratta di un'opinione personale «che non condivido». Se ne riparlerà insomma fra quattro anni, alle prossime elezioni totalmente libere, il che comunque non escluderebbe la partecipazione tecnica di Solidarnosc in ministeri di rango inferiore, non potendo l'opposizione aspirare ai dicasteri chiave degli Interni e della Difesa, troppo legati agli interessi strategici del Patto di Varsavia. Piero de Garzarolli Bronislaw Geremek

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