Solidarnosc si ribella a Walesa

Solidarnosc si ribella a Walesa La base sconfessa il leader, che avrebbe voluto Kiszczak Presidente, e sollecita candidature alternative Solidarnosc si ribella a Walesa Inceppati a sorpresa gli accordi sindacato-regime VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Lech Walesa ha deciso, preferisce un presidente polacco che si chiami Czeslaw Kiszczak piuttosto che lo screditato Wojciech Jaruzelski, ma la base di Solidarnosc nicchia evitando di pronunciarsi e prospetta addirittura la candidatura alternativa di un uomo di regime, gradito però all'opposizione. E' l'ennesimo colpo di scena scaturito dal nulla di fatto dell'assise dei parlamentari eletti nelle liste del sindacato, in pratica l'imprevista sconfessione del leader carismatico. Chiamati a consulto in una saletta del Sejm, i 161 deputati ed i 99 senatori hanno discusso per ore senza superare le resistenze dello schieramento oltranzista, arroccato nel tagliare la strada a qualsiasi raccomandazione presidenziale suggerita dal partito comunista. Fra le opzioni esaminate è spuntata improvvisamente la proposta di candidare Tadeusz Fiszbach, ex dirigente del poup nel distretto di Danzica, che nell'agosto 1980 aveva firmato lo storico accordo della nascita di Solidarnosc. Fu un avallo che gli costò la destituzione dall'incarico ed un lungo esilio politico interrotto poche settimane fa con l'elezione all'Assemblea nazionale grazie all'appoggio dei walesiani. Ieri lo hanno visto confabulare con alcuni consiglieri di Solidarnosc. Una provocazione o una mossa tattica? Se ne riparlerà la prossima settimana, forse martedì, nel frattempo la palla torna al Plenum del pcp aggiungendo nuovi elementi di confusione nel quadro di un vuoto decisionale che sta esasperando l'opinione pubblica. Eppure sembrava che la voglia di evitare ulteriori lacerazioni al clima politico già molto teso fosse evidente, stando alle dichiarazioni distensive rilasciate a caldo da Walesa, piombato in mattinata nella capitale da Danzica con un aereo speciale messogli a disposizione dalle autorità. Nessuna esultanza per la vittoria di principio strappata agli avversari, soltanto la cauta offerta della disponibilità a non ostacolare il potere durante la fase delicata della transizione. «Nell'attuale situazione della Polonia — ha detto il Premio Nobel — le possibilità del generale Kiszczak di essere eletto sono più grandi di quelle di Wojciech Jaruzelski. La società, che ha espresso diverse critiche nei suoi confronti, ora gli addossa il ruolo del capro espiatorio. Il generale paga così tutti i mali sofferti dal Paese sin dall'avvento al potere dei co¬ munisti, nel 1945». In sostanza, secondo il Premio Nobel spetterà agli storici pronunciarsi sulle colpe del generale, la cui mancata candidatura «resta un affare interno della coalizione», mentre l'opposizione continuerà ad osservare scrupolosamente gli accordi stipulati in aprile ai negoziati della «tavola rotonda» che avevano sancito la rilegalizzazione di Solidarnosc dopo otto anni di clandestinità. Certo, all'indomani della strepitosa vittoria elettorale molti simpatizzanti avevano criticato con durezza i tentennamenti sul totovoto presidenziale, c'era chi proponeva la li¬ nea dura del no secco a Jaruzelski, altri suggerivano invece che deputati e senatori votassero «secondo coscienza», svincolandoli dalla disciplina di gruppo. Ancora l'altro ieri, tuttavia, molti parlamentari sostenevano il male minore rappresentato dalla figura del ministro dell'Interno, accettabile adesso da Solidarnosc come interlocutore privilegiato nonostante i torti subiti in passato dal potente capo della polizia segreta che, fra l'altro, aveva firmato l'ordine di internamento di Walesa nel dicembre 1981. Se hanno cambiato parere, una spiegazione abbastanza plausibile nasce forse dal timo¬ re che la mossa plateale di Jaruzelski nasconderebbe in verità un sottile disegno strategico. Quello, cioè, di convincere i parlamentari governativi ancora recalcitranti ad accettare il primo segretario alla presidenza, perché sarebbe l'unico in grado di garantire lo status quo polacco verso l'alleato sovietico oltre al rispetto degli accordi militari previsti dall'appartenenza al Patto di Varsavia. E ricordano con malìzia l'articolo pubblicato di recente dalla «Pravda» che elencava le ripetute minacce di dimissioni mai realizzate da Stalin. Piero de Garzarolli Manifestazione di Solidarnosc contro Jaruzelski. Il Presidente ha ammesso la sua impopolarità: «La gente mi associa ancora alla legge marziale»

Luoghi citati: Danzica, Polonia, Varsavia