«Perché Curcio deve uscire» di Liliana Madeo

«Perché Curcio deve uscire» I promotori dell'indulto (dalla de a dp) rispondono alle polemiche «Perché Curcio deve uscire» Pri e pli: è una legittimazione delle Br ROMA. Dopo due anni di discussioni, proposte, scontri, il progetto di una «pacificazione» sociale che riequilibri le pene inflitte negli anni dell'emergenza agli ex terroristi, diventa proposta di legge. Viene presentata oggi alla Camera. La firmano esponenti di diversi partiti: Maria Fida Moro e Flaminio Piccoli (de); Ferdinando Imposimato, Nicoletta Orlandi e Giuseppe Vacca (pei); Giacomo Mancini e Francesco Piro (psi); Pierluigi Onorato e Stefano Rodotà (sinistra indipendente); i Verdi Gianni Lanzinger e Marco Boato; i radicali Mauro Melimi e Emilio Vesce; i demoproletari Bianca Guidetti Serra e Franco Russo. Già si aprono i fuochi di un dibattito parlamentare tutt'altro che pacifico. In sette articoli si propone la misura dell'indulto (che elimina la pena ma non l'azione penale come farebbe invece l'amnistia), un prowedimento di clemenza che non è un colpo di spugna né un gesto di perdono («che ci è estraneo e che attiene alla soggettività di ciascuno, non alla collettività» dicono i firmatari). Per i reati commessi a fine di terrorismo, anche quelli di sangue — esclusa però la strage —, si chiede che l'ergastolo venga convertito in 21 anni di reclusione, le pene siano dimezzate, le sanzioni pecuniarie condonate, le pene accessorie (interdizione dai pubblici uffici o sospensione della patria potestà) abolite. Per i fir- matari, è arrivato il momento di «prendere atto che il terrorismo è finito», che negli «anni di piombo» è stata varata e applicata una legislazione d'emergenza, e che «di emergenza sono stati anche alcuni comportamenti processuali»: ora, «nel rispetto della Costituzione, intendiamo prospettare un riequilibrio delle pene subite da questo tipo di condannati». Già l'annuncio della proposta di legge ha scatenato un vespaio ai critiche. Per il liberale Patuelli si tratta di un «provvedimento inaccettabile»: «Altererebbe gli equilibri dello Stato di diritto» e porterebbe lo Stato a «riconoscere tardivamente quella legittimazione politica ai terroristi che ha sempre rifiu¬ tato negli anni di piombo e che è costata la vita di tanti cittadini e servitori dello Stato». Per La Voce Repubblicana gli aspetti negativi della legge sono superiori a quelli positivi: il pri riconosce che gli ex terroristi vanno recuperati, ma ritiene che il problema vada affrontato caso per caso utilizzando gli strumenti legislativi che già esistono. Fra le maggiori preoccupazioni è anche in questo caso «la legittimazione politica che lo Stato non concesse e non dovrà mai concedere ai terroristi», oltre al sospetto che il provvedimento sia stato come «ritagliato su misura del terrorismo della prima fase, quello che si è cercato di contrapporre, in quanto "buono", a quello feroce degli anni di piombo». Anche all'interno della de e del pei, drastiche critiche e sofferti «distinguo». Per il senatore de Claudio Vitalone, «l'indulto da elargire ai responsabili di fatti di terrorismo senza alcuna valorizzazione delle mille diversità è una strada sicuramente sbagliata». Per il comunista Luciano Violante, la giusta esigenza di riequilibrare nelle condanne per terrorismo l'entità delle pene alla gravità dei singoli delitti «non può trasformarsi in un irragionevole beneficio per gli ex terroristi né in una discriminazione a danno di chi ha commesso gli stessi reati per finalità non terroristiche». Liliana Madeo Renato Curdo e Roberto Franceschi™ al processo di undici anni fa

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