Wonder anima nera che sfinge per piacere bianchi di Gabriele Ferraris

Wonder, anima nera che sfinge per piacere ai bianchi A Milano show formato' discoteca Wonder, anima nera che sfinge per piacere ai bianchi milano DAL NOSTRO INVIATO E' cominciato in ritardo, e con una mezza bugia, il secondo e ultimo concerto italiano di Stevie Wonder. Fissato per le 20, lo show al Palatrussardi si è iniziato soltanto alle 22, e gli organizzatori hanno giustificato l'attesa buttando la croce sulle «linee aeree poco affidabili». Il fatto è che Wonder nel pomeriggio era in Rai a Napoli per registrare un intervento alla trasmissione «Cocco». Alle 18,15 non aveva ancora lascia-, to gli studi: ovvio che non sarebbe arrivato per tempo a Milano. Poi lo show si è fatto, in versione ridotta dato che a mezzanotte canti e balli dovevano cessare. E così è stato, anche se il malcapitato pubblico aveva pagato il biglietto a prezzo pieno, da 33 a 55 mila lire. Evidentemente la performance di un musicista sballottato da un aereo all'altro, oberato d'impegni e con i minuti contati, non può essère presa a modello di perfezione. Il bravo Stevie — perché bravo è davvero, ma questo si sapeva — ha fornito agli otto-diecimila fan che gremivano il Palatrussardi un'antologia svelta svelta dei suoi maggiori successi. Gran coreografia, ballerine, percussionisti assatanati, il tutto ben presentato su un palco rotante a sagoma d'Africa. Stevie Wonder fa il suo show con impegno e diligenza: è un campione del soul, un fuoriclasse del funky, ma ormai risponde soltanto alle esigenze del mercato che chiede brani facili e ballabili. E in megadiscoteca si trasforma rapidamente il Palatrussardi al ritmo indiavolato di «Superstition» e «Part Time Lover». Tutti ballano, musicisti e cassiere, false bionde, yuppies e fashion victims inguauiate in modellini stretch di Gaultier. E' la discoteca più cara di Milano, ma diverte, e altro non si chiede. Arrivano le smancerie di «You Are The Sunshine Of My Heart», «Isn't She Lovely» e dell'insopportabile «I Just Called To Say I Love You». Non viene risparmiato nulla dell'apparato kitsch da spettacolo all'americana, con Stevie che invita il pubblico ad accompagnarlo in coro mentre esegue una versione spiritual di «Blowin' In The Wind»: ma per aiutare lo spettatore medio a seguirlo, cambia arrangiamento e trasforma il finale del classico di Dylan in un incredibile papocchio country and western che farebbe rabbrividire persino John Denver. Il tutto eseguito con la maestria di un artista straordinario. Ha l'anima nera, Stevie Wonder, ma la musica deve adattarla ai gusti dei bianchi che comperano i dischi. Può fare qualsiasi cosa. Peccato che il più delle volte faccia, benissimo, le cose sbagliate. Gabriele Ferraris

Persone citate: John Denver, Lovely, Part Time, Stevie Wonder

Luoghi citati: Africa, Milano, Napoli