Gandhi: noi restiamo a Sri Lanka

Gandhi: noi restiamo a Sri Lanka MUOVA CRISI Gandhi: noi restiamo a Sri Lanka NEW DELHI. Il governo indiano ha chiesto a quello singalese una serie di chiarimenti prima di prendere una decisione sulla richiesta di Colombo, che sollecita le truppe di New Delhi presenti nel Nord-Est dell'isola a sospendere ogni azione militare contro le «Tigri dell'Eelam Tamil» (Ltte), un movimento guerrigliero separatista. Rajiv Gandhi ha scritto in tal senso una lettera al presidente singalese Ranasinghe Premadasa, spiegando che per ora i suoi soldati non smobiliteranno. Quest'ultimo aveva avanzato la sua richiesta dopo che i rappresentanti del «Ltte», con i quali sono in corso da tempo negoziati di pace, hanno formalmente annunciato la cessazione delle ostilità e l'inizio di trattative con il governo. New Delhi ora afferma che la dichiarazione del «Ltte» è senza senso, a meno che implichi un impegno all'unità territoriale di Sri Lanka e la rinuncia a qualsiasi forma di violenza, non soltanto contro le forze governative ma anche contro quelle indiane di stanza nell'isola. Occorre non dimenticare, conclude New Delhi, che il contingente militare indiano fu chiamato nel 1987 dall'allora presidente singalese Junius Jayewardene nel tentativo di liquidare l'annosa guerriglia separatista tamil e come garante della sicurezza di tutte le comunità nel Nord-Est singalese. In particolare, Gandhi teme di essere attaccato dall'opposizione interna per essersi fatto scavalcare dall'intesa e avere abbandonato alla loro sorte i civili Tamil, oramai esposti a rappresaglie. Lasciare il contingente a Sri Lanka, malgrado le pressioni del governo, sarebbe tuttavia considerato, a livello internazionale, un gesto arrogante, suscettibile di compromettere le relazioni indiane con il Subcontinente. [Ansa]

Persone citate: Gandhi, Rajiv Gandhi, Ranasinghe Premadasa