Kiszczak il generale che piace a Walesa
Kiszczak, il generale che piace a Walesa Il candidato alla Presidenza è l'uomo che ha avviato il dialogo segreto con Solidarnosc Kiszczak, il generale che piace a Walesa Fedelissimo diJaruzelski, controllava il partito Per pochi voti non è stato eletto mi Parlamento VARSAViA DAL NOSTRO INVIATO Di Czeslaw Kiszczak, il generale destinato a succedere ad un altro generale quale capo della «nuova Polonia», si conoscono molte virtù ed un'unica debolezza. Sulla prime si dilunga la biografia ufficiale elencando in toni agiografici l'impeccabile carriera militare dell'ufficiale: 63 anni, atleta discreto in gioventù, ottimo ruolino di marcia in tandem fra esercito e partito, il perfetto esempio del soldatocomunista amato dai superiori e dai subalterni. Due carriere parallele culminate con la nomina quasi contemporanea a generale e membro dell'ufficio politico del partito. Ma tace invece a ragione sul suo gusto raffinato nel taglio dell'uniforme di ordinanza, indossata ormai di rado, soprattutto nella scelta dei vestiti alla moda esibiti da tempo nelle cerimonie ufficiali. Eleganza a parte, Kiszczak è proiettato ormai da anni sulla ribalta nazionale, lo descrivono come uno dei fedelissimi di Jaruzelski, pronto a controllargli le spalle negli ambienti delle forze armate, sempre leali, ed aprirgli il corso nelle acque più infide del partito. Occhi penetranti ma sempre pronti al sorriso, oratore piacevole dalla voce baritonale, Kiszczak svolse un ruolo di primo piano nella repressione degli Anni Ottanta, si mormora addirittura che fosse stato fra i più accesi nemici di Lech Walesa, che avesse suggerito di stroncare nel sangue la straordinaria estate libera di Danzica. Eppure fu anche da subito il generale dal volto umano, disposto ad non infierire con gli esponenti di Solidarnosc finiti in carcere, intenzionato piuttosto ad individuare le possibilità di un accordo. Profeta dunque ed insieme anticipatore del dialogo che si sarebbe materializzato in aprile attorno alla «tavola rotonda» di Palazzo Radziwill. Sua infatti è stata l'iniziativa di avviare trattive clandestine con Solidarnosc quando il Pae¬ se vennne messo in ginocchio dall'ondata degli scioperi, e suo è stato anche l'impegno a tenere le porte aperte al dialogo con la dissidenza nonostante il parere contrario del partito. Lo scorso gennaio, quando Jaruzelski dovette fronteggiare il Plenum ostile alle riforme, toccò a Kiszczak lanciare l'ultimatum ai conservatori: o voi, e sarebbe il caos, oppure noi che proponiamo la rinascita della nazione. Sapeva che avrebbe vinto, seppure di misura, guadagnandosi di riflesso la fiducia del Premio Nobel. Fra i due, sostengono a Solidarnosc, si è istaurato ormai un solido rapporto di stima reciproca, nessuno avrebbe tentato insomma di imbrogliare l'awersario-amico. Al punto che molte sono state le consultazioni più o meno segrete avviate nelle ultime settimane per bloccare la crisi politica ed istituzionale provocata delle elezioni semilibere di giugno. Non per nulla infatti Walesa aveva invitato i suoi simpatizzanti a non bocciare «proprio tutti» i nomi eccellenti della nomenklatura iscritti nell'infelice lista nazionale colata a picco al primo turno della consultazio¬ ne. Voleva salvare alcuni personaggi della controparte, sapeva che senza la loro presenza in parlamento il processo di pacificazione rischiava di rallentarsi pericolosamente. Kiszscak ha mancato l'ingresso alla Dieta per una manciata di voti, ma ora può contare sul consenso di Solidarnosc quando la prossima settimana deputati e senatori dovranno approvare la nomina del futuro presidente. E certamente Kiszczak farà di tutto per scegliere anche un primo ministro che risulti gradito ai walesiani. [p. d. g.] Il generale Czeslaw Kiszczak, candidato alla Presidenza Lavoratori sanitari in sciopero: la situazione sociale in Polonia resta esplosiva
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