La pittura vincente Roberto Melli

La pittura vincente Roberto Melli Allo Studio Le Immagini fino al 20 giugno La pittura vincente Roberto Melli BASTEREBBE un ritratto come quello dell'«Operaio», de! 1942, e una natura morta come quella delle «Bottiglie e pannocchie di granturco» (1949-50) per capire la statura artistica di Roberto Melli (Ferrara 1885 - Roma 1958). Per ammettere anche quanto la critica e il pubblico gli siano ancora debitori. Ma tutte le opere in mostra alla «Immagini» sono capolavori: e in chiusura di stagione è bello e consolante vedere questa mostra di un «vero» pittore e ristabilire il contatto con opere che sono pittura vera, nella grande tradizione che dagli affreschi pompeiani va su fino a Matisse e Balthus. Sia nell'ambito della Scuola Romana, sia in quello più ampio della pittura italiana del Novecento, Melli ha le carte in regola per confrontarsi con chiunque, e sarebbe interessante capire le ragioni di una relativa, ma pur cospicua, trascuratezza e dimenticanza. Dipese forse dall'uomo, che se ne visse appartato nella sua casa romana del Testaccio, ai limiti della povertà, esercitando con meditata, cézanniana lentezza, una pittura di tipo intimistico, racchiusa nei temi domestici fino all'estremo confine della strada di sotto: nature morte, ritratti di amici e parenti, interni che nella calibratura degli spazi ricordano gli olandesi (e Vermeer in particolare), qualche essenziale paesaggio. Nei testi di Antonio del Guercio e Laura Riccio che accompa¬ gnano il bel catalogo edito dalle «Immagini», rivive a tutto tondo questo scontroso, umanissimo personaggio. E rivive il suo incondizionato amore per la pittura, la sua ricerca della «forma» e dello «stile» attraverso lo studio della realtà, di quel dato che si presenta all'occhio e dal quale non è, in pittura, assolutamente possibile prescindere se si vuole percorrere una strada che conduca a qualche cosa di utile all'uomo. Perché questo è lo scopo dell'arte: essere utile a chi vive. In questa mostra è essenzialmente il Melli ritrattista a imporsi con il «Ritratto del poeta Sebastiano Carta», la «Giovinetta che si pettina», i due stupendi, granitici ritratti della moglie Anna, quello di Laura Riccio bambina e infine, tra le ultime opere, il divertito «Ritratto della signora Ginnasi» (1957). Colpisce l'unità dello stile in opere che coprono un arco di decenni e sembrano tutte dipinte nello stesso anno: segno di una maturità raggiunta e mantenuta con il cervello, ma anche e specialmente segno di voler rimanere nelle regole ferree di una moralità artistica, la cui violazione, come Melli diceva, «tronca alle radici la possibilità stessa di produrre un'opera degna di attenzione». Beppi Zancan Roberto Melli, Le Immagini, via della Rocca 3, fino al 20 giugno, orario 16,30-20; chiuso la domenica. Roberto Melli, «Ritratto del poeta Sebastiano Carta», 1940

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