La crescita della creatività

La crescita della creatività La crescita della creatività aspetti psicologici ed educativi della fiction dedicata a mostri, alieni, extraterrestri (compresi i famigerati «nippocartoons») : la tesi dei due pedagogisti è che, qualora si riescano a limitare le ore di esposizione televisiva, si possono valorizzare gli aspetti positivi e neutralizzare quelli negativi di tutti questi nuovi input che si rovesciano sui bambini. Il ruolo della scuola dovrebbe essere fondamentale, ma non sempre accade. Spiega il professor Piero Bertolini, docente di pedagogia all'ateneo di Bologna: «La creatività è un passo in avanti rispetto alla fantasia, ma il rapporto è stretto. Oggi la scuola insiste di più sull'istruzione, sulla preparazione Intellettuale, mentre si pensa che il linguaggio puro della fantasia non sia sufficientemente utile e produttivo. Perciò si tende a dare una alfabetizzazione alla sfera irrazionale dei ragazzi, a contenere la loro fantasia entro canali prestabiliti, si tratti di espressione corporee o di disegno o di scrittura». Il consiglio è opposto: per avere più fantasia e quindi maggiora creatività, si deve lasciar libero sfogo anche all'irrazionalità. Dunque, mal dire a un bimbo di sei anni che il suo disegno — la casetta con i muri storti e le proporzioni un po' assurde — è «sbagliato», perché lui la vede così. I 250 libri in copia unica ' realizzati in otto anni dagli 11 problema che assilla molti esperti dell'infanzia sembra-proprio questo, dato che oggi i bambini sono sempre più esposti a messaggi di ogni genere (televisione, pubblicità, giornali, musica), in una crescita di stimoli senza paragoni rispetto alle generazioni precedenti. Se ne parla in convegni, cercano di saperne di più psicologi e pedagogisti. Nessuno però è oggi in grado di capire se questi «Figli della tv» (come li definisce il recente libro di Piero Bertolini e Milena Mani ni, frutto di una ricerca dell'Università di Bologna) siano meglio dei «figli si Salgari», anche se alcuni segnali sembrano positivi. La nascita di un Giornale dei Bambini, voluto e diretto dallo scrittore Mario Lodi, realizzato tutto con materiale proveniente dalle scuole, così come il successo dei libri fatti dai bambini presentati delle Edizioni Selvatiche, stanno ad indicare che non tutto è perso per colpa della baby-sitter elettronica. Anzi, le strade forse sono ancora più aperte di un tempo. Lo dimostra anche il libro piuttosto singolare realizzato da due ricercatori dell'Università di Urbino (Fantascienza e educazione, Carlo Marini e Vincenzo Mascia, edizioni Quattroventi, lire 26 mila), nel quale si affrontano gli DIEGO Brustia: «Una mano leggera accarezza i tasti di color bianco-nero... si disperde una luce nell'atmosfera». Andrea Marsilio: «I genitori della musica sono gli strumenti: la musica è un fiore che sboccia». Marco Fovia: «Mi sembra di salire una scalinata che va verso il cielo. Sono contento come una foglia rinata». Fabio Maceagnola: «Le note sono gocce, fanno un gran coro quando cadono con amore perché sono accarezzate dal mio cuore». Sono soltanto alcuni degli «aliti di note» che vengono dalla scuola elementare «Aporti» di Novara, nati ascoltando Chopin. Li ha pubblicati il numero quattro de Il Giornale dei bambini, il primo mensile totalmente scritto dai ragazzini. Ne è direttore Mario Lodi, il pedagogista che da tanti anni si occupa di creatività e viene realizzato dalle Edizioni Sonda, sulla base di materiale inviato da tutta Italia (se- alunni della scuola elementare torinese «Beata Vergine del Pilone», (via Sebastiano Po, 6, tei 011/890.268) guidati dall'insegnante Francesca Rol, sona un esempio di quali risultati si possono ottenere partendo da linguaggi non di apprendimento. Con i loro disegni e le loro storie, questi bambini dai sei ai dodici anni sono riusciti a catturare l'attenzione degli scrittori e dei visitatori del secondo Salone torinese delubro. Scrive Luca, anni otto, sul Libro dei posti segreti: il mio «è un posto senza gravità, dove tutto e piccolo». E Silvia, anni nove, gli fa eco descrìvendo La mia forma preferita: «è il triangolo, perché ha la forma di una vela. E' colorata di tanti colori e può coprire quasi tutto». Francesca, invece, nel Libro dei segni parla del suo «numero preferito» e lo indica nel «cinquantasei, perché fa rima, cinque e sei. sei e cinque». Chi parla del suo sole. che «oggi era molto strano», chi delle sue paure, chi della sua famiglia, descritta come se fosse uno zoo. Insomma, un'esplosione di fantasia vitale che ha colpito tutti. «I prodotti dei nostri bambini-, spiega Francesca Rol, «sono senza tempo, sono immagini inteme a loro. E' vero, la televisione influisce nel raccorciare i ritmi di attenzione, ma poi immagazzinano tutto e poi rielaborano in modo autentico. Direi che l'influsso della tv si presenta in modo diretto, legato al tipo di programmi che vedono, soltanto dopo i dieci anni». Durante tutto il periodo delle elementari, dunque, ci sono tante occasioni da sfruttare, per evitare che i ragazzini perdano poi l'interesse verso la vita appena diventano adolescenti, passando di colpo — come avviene oggi — dall'infanzia all'età adulta. Cristina Lastrego e Francesco Testa utilizzano proprio i bambini per realizzare i loro bei libri per ragazzi (ad esempio la serie Primissimi disegni. Primissimi numeri, Primissima lettura. Primissima scrittura, Mondadon, 11.500 lire, destinata ai piccoli fino a quattro anni). Tommasone, Giovanna. Ciccio, Wilco extraterrestre sono personaggi in parte inventati dai ragazzi che nelle

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