Un deserto in Sardegna se non fermano il fuoco

Un deserto in Sardegna se non fermano il fuoco Un deserto in Sardegna se non fermano il fuoco te e riconosciute dagli esperti, come le micce di vario genere, l'insorgere di vari focolai contemporaneamente in più siti, la scelta delle ore più calde e più ventose della giornata, e anche nelle zone più spopolate delle campagne, starebbero a indicare l'origine volontaria della maggior parte degli incendi, anche Re un antropologo sardo ha recentemente contestato questa tesi avanzata dagli esperti. Una piccola parte degli incendi è dovuta a incauta (ma non dolosa) azione di lavoratori della campagna (contadini e pastori), i quali — per risparmiare fatica e denaro — usano liberare con fuoco i propri fondi dalle sterpaglie. Capita poi. talvolta, che specialmente l'improvviso insorgere del vento, diffonda le fiamme in modo del tutto incontrollato. L'incendio, a questo punto non veramente doloso, prende il nome di «fogu fughi» o «fogu fuiu», ed è considerato una «disgraziain cui il responsabile veniva o viene fatto oggetto di un sentimento popolare complesso, misto di condanna. rabbia e compatimento. E' noto che molti pastori, danneggiando per ignoranza i loro stessi interessi, appiccano il fuoco con la convinzione che le residue ceneri costituiscano un buon concime per i pascoli, sfruttati da un eccessivo carico di bestiame prevalentemente ovino, che non consente i ' naturali processi rigenerativi del suolo. Nell'ultimo mezzo secolo la Sardegna ha visto aumentare il suo primato nazionale nell'allevamento ovino, passando da circa due milioni di capi degli Anni Trenta, agli attuali tre milioni e oltre. I dati forniti dal Corpo Forestale, dalla Commissione parlamentare medici sui fenomeni di criminalità in Sardegna, dalla Facoltà di Agraria dell'Università di Sassari (e in possesso di •Italia Nostra», della Lega per l'Ambiente, delle Camere di Commercio, della Regione Sarda) forniscono questo altro dato che deve far riflettere: gli incendi sono stati la causa principale e quasi esclusiva della distruzione, nell'isola, di 500 mila ettari di bosco nell'ultimo secolo e mezzo o poco più. All'inizio di questo decennio la superficie boschiva risultava ormai ridotta a 260 mila ettari, mentre nel 1900 se ne aveva ancora un milione. Oggi sono in molti a credere, e primi fra tutti scienziati ed esperti, che la Sardegna è avviata a una progressiva desertificazione (anche a medio termine^; se' non interverrà una radicale inversione di tendenza nella prevenzione e salvaguardia del patrimonio esistente e nell'opera di riforestazione. Il dottor Antonello Mele, capo dell'Ispettorato Forestale di Nuoro, da anni compie studi sugli incendi e sul territorio sardo in generale, anche in collabora/io::e con altri esperti, come- ; dottori Carlo Forteleoni e Giuseppe Barberis. Eccone una riflessione di immediata comprensione, non soltanto in termini estetico-ecologici, ma anche economici: -Le sugherete in particolare consentono di trarre esempi illuminanti sui danni: si perde il sughero e vanno perduti i lavori degli artigiani che dal sughero traggono sostentamento-. Mario Massaiu quella delle fibre corte. Il dato è di quelli lampanti ma ancora non dimostra se la velocità maggiore o minore è insita nelle singole cellule o non è piuttosto legata all'ambiente in cui le fibre crescono. Potrebbe darsi il caso che alcune fibre crescano più in fretta perché trovano la strada più facile e altre, al contrario, debbano superare ostacoli che ne rallentano la progressione. Per dimostrare l'indipendenza della velocità di crescita dalle condizioni ambientali, Davies ha adottato l'unico approccio possibile: ha cioè portato in coltura separata i neuroni re/oci e quelli lenti e ne ha studiato remissione di fibre in condizioni identiche. I neuroni veloci rimangono veloci e quelli lenti rimangono lenti esattamente come capita nell'embrione durante lo sviluppo. Questi dati sono sperimentalmente ineccepibili ma sotto certi aspetti sorprendenti e. soprattutto, non spiegano il perché dalla crescita differenziata di cellule apparentemente identiche. Il perché probabilmente esiste e va cercato nel vaso di Pandora del controllo genetico dello sviluppo embrionale. Esistono geni che controllano il differenziamento cellulare perché controllano se, come e quanto a lungo altri geni vengono espressi. Questi geni chiamati ormatici (vedi «Tuttoscienze» dell'8/2/89) sono probabilmente gli esecutori strumentali dello smisurato e complesso concerto che è lo sviluppo nervoso. Pier Carlo Marchisio Si studia il differenziamento cellulare

Persone citate: Antonello Mele, Davies, Giuseppe Barberis, Mario Massaiu, Pier Carlo Marchisio

Luoghi citati: Italia, Nuoro, Sardegna