Le primordiali sculture di Martini tra i Sassi di Matera
Le primordiali sculture di Martini tra i Sassi di Matera Si inaugura oggi una suggestiva mostra a cento anni dalla nascita dell'artista Le primordiali sculture di Martini tra i Sassi di Matera DA oggi fino al 30 settembre, nei Sassi di Matera, omaggio allo scultore Arturo Martini. Si tratta della seconda delle 4 mostre per il suo centenario: la prima si è aperta il 9 giugno alla Bevilacqua La Masa a Venezia; la terza si terrà dal 7 luglio al 1° ottobre al Centro SaintBénin di Aosta; la quarta avrà luogo al museo Civico di Treviso. Curatori dell'esposizione materana sono Giuseppe Appella e Mario Quesada. A quest'ultimo abbiamo chiesto perché una mostra di Martini nei Sassi. 'La città dei Sassi è da anni centro culturale fervido di attività. Basti ricordare le mostre di Consagra, di Melotti e l'anno scorso la prima Biennale di scultura. Gli spazi sono quelli delle chiese rupestri Madonna delle Virtù e S. Nicola dei Greci, a pochi passi dalla città moderna. Le sale, i camminamenti, le piccole stame sono scavate nel tufo, su alcune pareti ancora emergono tracce di antichi affreschi; le mura sono scabre, essenziali per l'assoluta mancanza di decorazione. -E'sembrato a Giuseppe Appella e a me che proprio un tale ambiente, più che un museo, potesse ricostruire intorno alle opere di Arturo Martini, così dense di espressione primordiale, di ferinità, di poesia, essenziali nella forma come queste antiche mura, quel "grembo materno" evocato dall'artista nelle sue riflessioni sulla scultura. L'allestimento, poi, curato da Zanmatti, in questo scenario unico al mondo, risulta originale e al tempo stesso di una semplicità disarmante: Quali le caratteristiche della mostra materana? -Le opere a Matera sono 80. Un'antologica non troppo estesa ma la più ' grande in questo centenario della sua nascita. Si è preferito mostrare il Martini già uscito dai tentativi giovanili; il primo perìodo è quindi escluso, tanto per intenderci quello dell'amicizia più stretta con Gino Rossi. A quegli anni, Treviso, città natale dell'artista, dedicherà una mostra specifica. Noi abbiamo scelto la sua via parallela alle esperienze di "Valori Plastici" con Broglio, De Chirico, Carrà, la grande stagione degli Anni 30 e l'ultima prova: la negazione della statuaria, anche quella molto amata degli etruschi, a favore di una plastica senza mediazione d'intelletto, negli anni alla vigilia della morte. 'Nel nostro percorso questi snodi stilistici, questi accrescimenti, sono tutti ben rappresentati — nonostante le tante difficoltà di ordinare una mostra siffatta e di orientarsi nella selva delle riproduzioni — e da opere tutte originali. I musei, con noi, sono stati particolarmente generosi: a Matera si possono vedere opere famose. •C'è un gruppo di gessi appartenuti agli eredi Martini ("La Pisana", "Il centometrista"), alcuni mai apparsi prima d'ora; almeno 10 grandi sculture tornano alla vista del pubblico dopo 50 anni. Tra tutte vanno citate la pietra altissima "Adamo ed Eva", dei primi Anni 30, e il "Leone di Monterosso", opere eseguite per una villa progettata da Marcello Piacentini come "casa delle arti". Devo all'amicizia di Cecilia Ottolenghi. la quale ha vinto le sue legittime preoccupazioni, se possiamo esporre questi due capolavori. •Degli Anni 20 sono due opere, anch'esse di grande dimensione, la "Leda" emersa solo recentemente e una "Deposizione" del 1928, nota finora solo attraverso foto d'epoca. La scelta, poi, elimina le pretestuose distinzior.i fatte tra il Martini "maggiore"e il Martini "minore", come si vede nel gruppo di ceramiche plasmate in pezzo unico e tra il Martini "privato" e quello delle tarde commissioni pubbliche, per quanto sia possibile attraverso le prove e i bozzetti. -Chiude l'esposizione una sala in cui abbiamo accostato la "Morte di Saffo", un 'opera giàd 'estrema essenzialità, ispirata com'è alla primordialità d'un sasso, e la "Caduta di Pegaso", una plastica aggrovigliata, quasi astratta, degli Anni 50: Il catalogo è pubblicato da De Luca-Mondadori e oltre ad una biografia e alle schede di Gianni Viancllo, contiene un saggio di Appella e uno suo. Quali i nuovi contributi? •La mostra è stala sostenuta da estese e approfondite ricerche: abbiamo an: che ritrovato una enorme scultura in bronzo, la Vittoria Atlantica, dimenticata in una caserma dell'Aeronautica di Milano. I materiali iconografici, i documenti, la biografia documentata che si pubblicano, rendono — io credo — finalmente giustizia al nostro più grande scultore moderno-. f.v. Arturo Martini, «Centometrista». 1935
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