Gli italiani sognano rivoluzioni e fanno controriforme

Gli italiani sognano rivoluzioni e fanno controriforme In «Populismo e trasformismo» Carlo Tullio-Altan ricostruisce il peso delle ideologie nella nostra vita politica, dal 700 a oggi Gli italiani sognano rivoluzioni e fanno controriforme CHE Dante non amasse l'Italia, chi vorrà dirlo? Anch'éi fu costretto, come qualunque altro l'ha mai veramente amata o Vernerà, di flagellarla a sangue, a mostrarle tutte le sue nudità, sì che se ne renda vergogna*. Così scriveva Carlo Cattaneo, e non a caso Carlo Tullio-Altan pone queste parole ad epigrafe del suo Populismo e trasformismo, un ampio, intelligente e documentatissimo saggio sulle ideologie politiche italiane, uscito adesso da Feltrinelli, che fa seguito al suo volume su Arretratezza socio-culturale, clientelismo e trasformismo dall'Unità ad oggi, pubblicato, sempre da Feltrinelli, nel 1986. H lavoro di Tullio-Altan si propone di mettere in luce la parte esercitata dalle ideologie nella storia dell'I¬ talia moderna, per comprendere meglio, alla luce di tutte le sedimentazioni da esse lasciate, il nostro incerto, contraddittorio e tutt'altro che soddisfacente presente. L'autore non manca di registrare il possibile duplice valore delle ideologie: che possono anche essere positive (come le configurazioni dell'immaginario ideologico lo furono quando contribuirono a promuovere il moto di unificazione nazionale), ma per lo più hanno invece effetti devastanti (si pensi per esempio al «radlosomaggismo», al «diciannovismo» e al -sessantottismo-). Già nelle prime origini del processo di unificazione nazionale Tullio-Altan identifica due archetipi ideologici, denominati rispettivamente «populismo giacobino» e «populismo sanfedista», i cui corsi e ricorsi, in vesti mutate e diverse a seconda delle circostanze, caratterizzano, fino ad oggi, la storia del nostro Paese, riducendo, con la loro capacità di fascinazione mitico-slmbolica, lo «stretto sentiero» della politica, intesa come realistica valutazione delle forze in campo e delle possibilità di operare, basata su una forma di pensiero logicoempirico e pragmatico, capace di sviluppare programmi coerenti. Come tutti i fenomeni della cultura nazional-popolare, che dalle élites passano alle masse, anche la forma che essa ha assunto in Italia non resta confinata nel regno dei valori e delle idee, ma si traduce, oltre che in comportamenti quotidiani e in forme mentali, anche in istituti e soprattutto in decisioni poli¬ tiche concrete (concrete per modo di dire, giacché sono il più delle volte astratte rispetto alla realtà effettuale). Ora, tra le ideologie e le realtà politiche e sociali che ne derivano, Tullio-Altan si muove con una sicurezza di giudizio e con un equilibrio critico veramente esemplari, dimostrando, oltre tutto, di conoscere a fondo — e di saper utilizzare nel migliore dei modi—la vasta letteratura storiografica e pubblicistica che si è prodotta in Italia, istituendo anche rapporti con 1 referenti concettuali offerti su scala internazionale. Ne consegue una straordinaria capacità di delucidazione di processi, sviluppi, situazioni, fenomeni, che hanno via via accompagnato e caratterizzato la vita politica., sociale, culturale del Pae- Impossibile qui dimostrare quanto si è ora affermato, giacché occorrerebbe ripercorrere tutto il corposo volume. Basterà comunque ricordare, tanto per prendere le mosse dal principio, come Tullio-Altan caratterizza l'analogia esistente.tra le due immagini mitiche — giacobina e sanfedista — del «popolo»: analogia data dal fatto che in entrambe l'immagine compare in funzione strumentale, nel primo caso per un fine di rinnovamento radicale dell'assetto esistente, in coerenza con una visione utopica del futuro, nel secondo con il fine di perpetuare l'ordine passato, nell'interesse dei ceti dominanti: in entrambi i casi prevalendo l'abitudine a sostituire le proprie intenzioni e aspirazioni alla realtà, la semplificazione e la distorsione dei fatti Tra queste due tradizioni, che alternano fasi trasformistiche e fasi autoritarie, strettissimo rimane il sentiero di una politica razionale, di cui pochi esempi offre la storia dell'Italia moderna. Come ha scritto Bobbio, «1 riformatori hanno condotto sempre vita stentata in un Paese troppo vecchio e troppo in ritardo come il nostro per aver pazienza di aspettare: col risultato che, invece di riforme tempestive, ab¬ biamo trovato sulla nostra strada rivoluzioni brevi e controriforme lunghe: Intensa la luce che questa rivisitazione della storia nazionale getta sul nostro presente. Basti, per convincersene, leggere gli ultimi capitoli del libro di Tullio-Altan, dedicati ai fenomeni che caratterizzano gli anni a noi più vicini, dal «sessantottismo» agli «anni di piombo», dallo scandalo della P2 al degrado amministrativo dei giorni nostri. Per questi e per gli altri fenomeni salienti del nostro tempo, Tullio-Altan può valersi dell'attenta indagine condotta sui precedenti, per ritrovare l'eredità o le scorie di filoni ideologici e politici che sono stati via vìa prevalenti nella storia nazionale. Paolo Alatri Carlo Tullio-Altan, «Populismo e trasformismo. Saggio sulle ideologie politiche italiane», Feltrinelli, 359 pagine, 35.000 lire. DI RAZZISMO, MAFIA » STIAMO Dl\}€lOTA^PO 6 FASCISTI; Oei V6RI 9l&f0oRl. Una vignetta di Altan (da «Tango», supplemento delIVUnità», 30 maggio 1988)

Persone citate: Bobbio, Carlo Cattaneo, Carlo Tullio-altan, Feltrinelli, Paolo Alatri Carlo

Luoghi citati: Italia