Giochiamo con gli errori degli altri prima che scoprano i nostri di Stefano Bartezzaghi

Giochiamo con gli errori degli altri prima che scoprano i nostri Caccia ai refusi, senza cattiveria Giochiamo con gli errori degli altri prima che scoprano i nostri NON è passato neppure un mese da quando ho raccontato la storia dell'annunciatrice televisiva che disse «sabgludàis» intendendo sub indice. Prendevo l'aneddoto a minimo esempio di uno stato di confusione linguistica: e dunque, innanzitutto, mentale. I linguaggi delle tecniche si confondono con i linguaggi quotidiani, e l'uso quotidiano dei linguaggi della tecnica si confonde con l'uso tecnico dei linguaggi quotidiani. Di una tale confusione linguistica, mentale, epocale e comunque completa, la sullodatlssima signorina era, semplicemente, una vittima: una delle molte. A quell'articolo mi ha poi risposto una lettera, lunga e cortese, di Paolo Violino (Bruino, TO). Egli è evidentemente un informatico, e ha delle osservazioni da fare sulla nascita del linguaggio tecnico. Ve le riferirò tra poco. Violino difende l'annunciatrice: usa l'argomento, che è classico, dell'impossibilità di accertare l'esatta pronuncia a origine controllata, delle lingue morte, come il latino di sub indice. «Bubiùdice» sarebbe una pronuncia italiana di una locuzione latina: comunque, un ibrido. Va bene. Mi dispiace solo un po' che Violino mi prenda per un purista, facendomi notare che io stésso indulgo a un'audience, dove potrei invece dire: «uditorio». No, non sono un puri¬ sta, o almeno non vorrei esserlo. (Su audience è impossibile evitare di citare nell'ambito dei giochi anglo-latini, il titolo della trasmissione televisiva Odiens, dal latino «chi, o che, odia»). Nell'articolo io parlavo di quei buffi calchi con cui si declinano in italiano verbi tecnici inglesi. Citavo formattare, dall'inglese «to format». Vorrei precisare che a) formattare mi sembra una parola orrenda; a) formattare mi sembra una parola necessaria (o almeno così mi assicurano); c) per orrenda che sia, per necessaria che sia, mi sembra che formattare sia una parola che nasce secondo particolari modalità, e queste modalità sono i fenomeni che (personalmente almeno) soli mi interessano. Chiudo qui, per ora, ringraziando Violino per gli spunti e gli appunti che mi ha regalato. Ma chiudo solo parzialmente, perché è ora di tornare alla nostra annunciatrice: a questo punto, infatti, sono io che mi voglio scusare con lei. Con tutta la soavità di cui generosamente la Natura l'ha dotata, l'annunciatrice ha commesso il più facile e il più ridicolo degli errori: l'errore di pronuncia. Gli errori di pronuncia fanno ridere chi ha imparato le lingue, se le ha imparate, a prezzo di fatiche, cadute dei livelli di autostima e, soprattutto, copiosi e fragorosi errori di pronuncia. Altri errori, e opera di protagonisti più smaliziati dell'universo della comunicazione di massa, si sono manifestati. Scusami, annunciatrice, se ho còlto la tua minima pagliuzza. Ho le mie travi private (la definizione che ho azzardato di to reset, proprio nello stesso articolo di cui stiamo parlando, sembra che non andasse niente bene). Altri hanno travi, colonne, lesene, pilastri, piloni. Mercoledì 7 giugno, su Repubblica, alla pagina 31, un lungo articolo di Maria Pia Fusco introduce il programma del Myst-Fest di Cattolica, la manifestazione che celebra i fasti del romanzo e del film poliziesco. La manifestazione è punteggiata da convegni, ai convegni partecipano ospiti di rango tra i quali, dice Fusco, «se il più atteso è Sam FuUer, di grande interesse sarà la presenza di Giorgio ScerbanencO'. Altro che «grande interesse»: direi «straordinario», visto che Giorgio Scerbanenco, insigne giallista, è morto nel 1969. Mi scuserà Maria Pia Fusco se ho detto il nome del peccatore: ma per la cronaca (è il caso di dirlo) la presenza quanto mai misteriosa di Giorgio Scerbanenco è ribadita nel sottotitolo redazionale del servizio su Repubblica. Non è finita qui. Sabato 10 giugno il Cor- fiere della Sera era in edicola, come al solito, accompagnato dal rotocalco 7 (al suo n. 22). Su questo rotocalco si legge un interessante servizio sul film che Federico Fellini sta finendo di girare. Il film si intitola La voce della luna, è interpretato da due genii come Roberto Benigni e Paolo Villaggio, e si ispira a un ottimo romanzo di Ermanno Cavazzoni, Il poema dei lunatici. Per scrivere questo suo romanzo, Cavazzoni ha consultato certi archivi manicomiali della provincia di Reggio Emilia, leggendosi i verbali delle visite, e acquisendo un linguaggio divagante, divertente, dalle connessioni remote: l'effetto è straordinario. Maurizio Porro dice che, per il film di Fellini, 'il libro del professore di Reggio Ermanno Cavazzoni da cui è tratto è soltanto una traccia romagnola-. Trarre la traccia sembra lo stesso che minare la minaccia o fare la faccia. Ma il punto è che la collocazione romagnola di Reggio Emilia e quella di Ermanno Ca¬ vazzoni risultano del tutto inedite. Tiriamo avanti. il supplemento culturale di Repubblica è uscito con il suo numero 14 lo stesso sabato 10 giugno. Tra l'altro riportava un'intervista al critico Carlo Muscetta, presumibilmente trascritta da Antonio Gnoli, che si chiudeva con questa frase: «per una volta almeno sono d'accordo con SanguinettU. Questo Sanguinetti lo conosciamo: è il poeta Edoardo Sanguine». Già dall'infanzia, immagino, Sanguineti avrà passato il suo tempo a spiegare ai suoi compagni delle elementari che il di Lui cognome non faceva rima con «mortaretti», «affetti», «effetti», «gretti», ma, piuttosto, con «aceti», «lieti», «faceti», e «ceti». E infine, sempre lì, sul Mercurio, a pagina 3 dello stesso numero di quel trionfale sabato 10 giugno, un articolo di Luigi Spagnoli si diffondeva sulla presente stagione di premi letterari. Come è noto, il Premio Strega quest'anno lo vincerà o lo scrittore Giuseppe Pontiggia o lo scrittore, e noto editore, Roberto Calasse Per tre volte, prima che il gallo canti, l'editore è citato come Roberto Galasso: esattamente come certi miei parenti anziani dicono «ghitarra» e «gabina». Quattro begli errori, grossi, omerici, sui due più diffusi quotidiani nazionali. Facciamo della concorrenza aggressiva? dell'ironia? del moralismo sugli analfabeti di ritomo? No: lo dico sembre. Qui non si depreca alcunché, si gioca con le cose del mondo (che siano buone e fini come certe sottilette di anni fa; che siano cattive e grossolane, o che lo sembrino, come quelle che abbiamo visto). Scrivete a Tuttolibri, redazione Giochi, via Marenco 32,10126 Torino. Stefano Bartezzaghi Illustrazione di Federica Bertino

Luoghi citati: Bruino, Cattolica, Reggio, Reggio Emilia, Torino