Ultimo show (in Cassazione) di Celentano

Ultimo show (in Cassazione) di Celentano E' già assolto due volte dalle accuse di aver violato la legge elettorale Ultimo show (in Cassazione) di Celentano ROMA — Calerà oggi il sipario sul «caso Celentano»? Accusato di violazione delle leggi elettorali e di attentato ai diritti politici del cittadino per aver invitato i telespettatori a scrivere sulla scheda del referendum dell'8 novembre '87 la frase "la caccia è contro l'amore, non la vogliamo-, l'ex conduttore di Fantastico è stato assolto con formula piena in primo e in secondo grado. Il «molleggiato» affronta il giudizio finale della Cassazione su una vicenda senza precedenti giurìdici e che, sotto molti aspetti, ha sconcertato l'opinione pubblica. La prima sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Corrado Carnevale, dovrà infatti pronunciarsi sul ricorso presentato dal sostituto procuratore generale di Roma Ettore Maresca contro la sentenza con cui il 27 gennaio scorso i giudici di appello hanno prosciolto Adriano Celentano da entrambe le accuse «perché il fatto non costituisce reato'. n verdetto si conoscerà entro stasera. Due sono le possibilità: definitivo proscioglimento o nuovo processo in Corte d'assise. Ma quest'ultima ipotesi, secondo le previsioni della vigilia, appare la meno probabile. Tutto lascia invece prevedere che Adria- no Celentano sarà scagionato, ma con una diversa motivazione. Nella sua articolata memoria l'avvocato Adolfo Gatti, che ha assistito Celentano in entrambi i processi, ha estratto un asso nella manica: non esiste alcuna sanzione penale per chi fa propaganda in tv poche ore prima di una consultazione popola- Infatti la pena prevista dalla legge elettorale si riferisce esclusivamente ai comizi. Ma il monologo di Celentano, peraltro rettificato dopo appena quindici minuti dallo stesso showman, non può essere equiparato ad un comizio. Di conseguenza, a parere del noto penalista romano, il presentatore di Fantastico non può essere punito per violazione della legge elettorale proprio perché anche nella cosiddetta «legge Berlusconi» dell'85 manca qualsiasi indicazione della pena prevista per i trasgressori. Nella motivazione della sentenza la Cassazione potrebbe quindi lanciare un ultimatimi al Parlamento affinché provveda a colmare al più presto questa grave lacuna legislativa, perché, altrimenti, chiunque avrebbe la possibilità di ripetere in tv analoghi appelli elettorali poche ore dal voto senza rischiare qualsiasi condanna penale. L'inchiesta giudiziaria sul monologo contro la caccia fu aperta dalla procura generale di Roma il 9 novembre '87 a poche ore dalla chiusura del seggi. La magistratura dispose anche il sequestro della videocassetta contenente la registrazione della puntata del sabato precedente. H p.g. Maresca inviò tre comunicazioni giudiziarie a Celentano e ai due dirìgenti della Rai coinvolti nella vicenda, il direttore di RaiUno Giuseppe Rossini e il capostruttura responsabile di «Fantastico» Mario Maffucci, ipotizzando due reati: la violazione delle leggi elettorali e l'attentato ai diritti politici dei cittadini, un reato gravissimo, mai in precedenza contestato nel nostro Paese, che l'articolo 294 del codice penale punisce con la reclusione fino ad un massimo di cinque anni. L'accusa fu concordemente ritenuta •assurda' da autorevoli giuristi per mancanza di dolo da parte di Celentano, anche se il suo comportamento in tv fu giudicato inopportuno. Un mese dopo l'avviso di reato fu trasformato in ordine di comparizione. Celentano fu interrogato per molte ore dal giudice Maresca negli uffici di piazza Adriana Ma il 5 febbraio dello scorso anno si verificò il colpo di scena: Celentano fu rinviato a giudizio per rispondere di entrambe le accuse davanti alla Corte d'assise, mentre i due dirìgenti della Rai furono scagionati con formula piena. n 7 giugno '88 il presentatore di Fantastico fu assolto in primo grado •perché il fatto non costituisce reato», nonostante che il pubblico ministero Antonio Marini avesse chiesto una lieve condanna a 15 giorni di carcere e a 100 mila lire di multa. Identico cinque mesi fa il verdetto di appello. Ma in aula il p.g. Maresca sollecitò un anno di carcere e 200 mila lire di multa. L'ultima parola è ora alla Cassazione. Pierluigi Franz Oggi Celentano affronta il giudizio della Cassazione

Luoghi citati: Adria, Roma