Voci nell'acqua come poesia sonora
Voci nell'acqua come poesia sonora A Spoleto per il Festival una manifestazione internazionale di performances Voci nell'acqua come poesia sonora Nel fascino delle Fonti del Clitunno, da venerdì, 26 artisti rendono visibile la pagina scritta anche con stravaganze ginniche DAL NOSTRO INVIATO SPOLETO — Due 'prime volle», quest'anno, per il 32° Festival dei Due Mondi che va a cominciare: un primo ingresso e una prima uscita. La poesia sperimentale, quella che travalica il suo specifico linguaggio e sovente il linguaggio tout court, che tracima spesso e volentieri oltre gli argini consolidati della parola, fa il suo esordio (nell'occasione paludata in uno solo dei suoi inusuali panni, quelli della «poesia sonora») in un Festival che per lei, eccezionalmente, deborda oltre i confini di Spoleto. E' alle Fonti del Clitunno, infatti, che si svolge per tre venerdì e sabato consecutivi (30 giugno e 1° luglio, 7 e 8,14 e 15 luglio) 'Voci nell'acqua», la rassegna internazionale di performances poetiche, coordinata da Nanni Balestrini con la regia di Giancarlo Nanni, che apre un capitolo inedito nella pur apertissima tradizione del Festival. Il titolo della manifestazione, che appare tautologico rispetto al luogo in cui avviene, una scelta consequenziale all'ambiente e alle magiche suggestioni che evoca già di per sé (e su cui giocherà la scenografia impostata dai due Nanni), intende in realtà sottolineare un altro obietivo dello spettacolo, non a caso voluto e organizzato dall'Associazione Fonti del Clitunno: sensibilizzare l'opinione pubblica alla salvaguardia e alla valorizzazione culturale del patrimonio, idrico-ambientale costituito dalle Fonti stesse e da tutte le sorgenti italiane, molte in pre-agonia da inquinamento, quando non già definitivamente compromesse. Il 50 per cento dell'incasso sarà devoluto per un'operazione di tutela del territorio. Ma che cos'è la poesìa "sonora» e chi sono i poeti (26 in tutto) chiamati a essere protagonisti di "Voci nell'acqua»? Come afferma uno dei suoi principali teorizzatori e autori-attori «sforici», il parigino sessantenne Bernard Heidsieck, la poesia sonora •c'est qa tous ga»: chiaro? No. Del resto si tratta di una definizione non interpretabile, appunto perché sembra non voler dir nulla, soltanto nella maniera più semplice, cioè •parola più suono». Occorre, perciò, risalire alle fonti (nonché andare alle Fonti), per capire meglio. Nato negli Anni Cinquanta, con assai noti precedenti nel Dadaismo e nel Futurismo, questo genere di poesia ha percorso sentieri creativi ed espressivi molto diversi, fra l'Europa e le due Americhe, accogliendo il confluire di molte correnti, anche contrastanti e ingarbugliate, lungo la sua traiettoria. Con un solo obiettivo comune, spiega Heidsieck: "Fare uscire il testo dalla pagina, dalla carta, per ritrasmetterlo sottoforma di azione, di "lettura" spettacolare, di immagine sonora e visualizzata in¬ sieme». La poesia sonora usa i mezzi di riproduzione del suono, all'inizio il semplice registratore oggi anche quelli elettronici, «ma può benissimo farne a meno; sfiora o sfonda le frontiere della musica e del teatro; costeggia l'etnografia e le sorgenti della poesia orale; si spinge fino a ignorare la parola e i suoi "contenuti", per essere solo pura azione». Inoltre rende pressoché indispensabile la presenza fìsica dell'autore, che con la voce, i gesti, il corpo, la propria tensione, fa diventare «Distinte» il testo poetico. Questo, più o meno, significa il «ca tous ga» di Heidsieck. E' perciò facile comprendere perché i protagonisti di "Voci nell'acqua» non saranno "Soltanto» poeti, né soltanto musicisti o danzatori o attori o pittori: la poesia sonora nasce da un sovrapporsi dì tecniche espressive, da un continuo sconfinamento dai consueti generi artistici, rimescolio delle carte che riporta sempre al famoso •coup des dès» con cui Mallarmé ha aperto la porta della poesia all'intervento del Caso, e con esso appunto al Surrealismo, Dadaismo, Futurismo e via rivoluzionando. I più noti fra loro sono, oltre a Heidsieck (che si esibirà doverosamente il 14 luglio, anniversario della rivoluzio¬ ne francese), Giuseppe Chiari, Arrigo Lora-Totino, Julien Blaine, Corrado Costa, Steve Lacy, Gianfranco Baruchello, Jean-Jacques Le bel, Valeria Magli, Walter Marchetti, Patrizia Vicinelli, Paolo Fresu, lo stesso Balestrini e i suoi tre compagni del -quatuor manicle» (Jean-Jacques Viton, Jill Bennett, Liliane Giraudon ), in ordine di apparizione. Chiari, fiorentino, 63 anni, è molto conosciuto per l'uso non propriamente congruo che fa degli strumenti musicali; Totino, torinese, 61 anni, per le sue stravaganze ginnico-fonetiche (alle Fonti porterà la sua famosa «Poesia liquida-, naturalmente); Blaine, provenzal-parigino, 46 anni, per il suo instancabile lavoro di coordinatore e ricercatore nel mondo della poesia e arte underground, così come, per altri versi, Lebel; Lacy e Fresu per il loro modo "parlato» di intendere il jazz attraverso sax e tromba; la Vicinelli per aver fatto parte del Gruppo 63 e continuato a fare poesia in modo sofferto. E così via. Si sentirà molto, in quest'occasione spolettata, il vuoto lasciato da due personaggi indimenticabili, nel Circo della Poesia: Adriano Spatola e Antonio Porta, improvvisamente e precocemente scomparsi, di recente, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, il loro omaggio al munifico «nume» etrusco-latino del Clitunno l'avrebbero certamente e allegramente portato. Maurizio Spatola Nanni Balestrlni coordina la rassegna Internazionale di performances poetiche, cui parteciperà anche Valeria Magli
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