Mulo in congedo e il «bocia» resta solo

Mulo in congedo e il «bocia» resta solo A Fenestrelle l'addio al generoso animale che per 117 anni è stato compagno d'armi degli alpini Mulo in congedo e il «bocia» resta solo L'esercito ha deciso di farne a meno sostituendolo con mezzi meccanici ed elicotteri - Ieri mattina hanno dato una stupenda dimostrazione di ciò che sanno fare con un'arrampicata su un impervio tracciato il mulo lascia gli alpini e con una «stecca» al 'bocia» se ne va in congedo. Per lui è l''Addio alle armi», ma Hemingway oggi non potrebbe più cominciare quel suo capolavoro parlando del 'gran traffico di notte e molti muli sulle strade, con cassette di munizioni ai due lati del basto». L'ibrido, figlio di un asino e di una cavalla, d'ora in poi non sarà più arruolato tra le truppe alpine. L'esercito ha deciso di farne a meno, di sostituirlo con motorette a tre ruote, elicotteri e altri marchingegni. Come dire: 'Caro mulo, i tuoi progenitori hanno condiviso fame e morte con gli alpini sulle nostre montagne, in Africa, in Russia, in Grecia, in Albania, ma tu ora sei riformato. Ci sono macchine che hanno polmoni e garretti più forti dei tuoi». E il mulo lascia le stellette ed esce dalle caserme. Restano il suo valore e le sue virtù nel ricordi dei «»eci» che si ritrovano e sfilano con i loro generali in pensione. . Proprio ieri, a Fenestrelle, tra le montagne della Val Chisone, i muli che stanno per lasciare le truppe alpine hanno avuto un alzabandiera tutto per loro. Hanno assistito suù'-attenti», a testa alta, ma quando le autorità hanno chiamato sul palco «Aba» e «Dema» a rappresentare i commilitoni congedanti è venuto fuori l'orgoglio. Nonostante gli inviti hanno rifiutato. Dicono gli alpini che tra le quindici virtù del mulo manca soltanto la parola Se avessero potuto esprimersi, ieri forse avrebbero detto semplicemente: 'No grazie». Comunque, una stupenda dimostrazione di ciò che sanno fare, con un'arrampicata su un impervio tracciato verso il Colle delle Finestre, tra pietraie, rocce, terriccio e cespugli, la danno «Gradisca», «Briga», «Rufolo» e «Fara». Superano gli ostacoli con incredibile sicurezza quasi sono loro a guidare i conduttori. Una prova che solleva ricordi tra la folla di alpini in congedo. Uomini col fiato sospeso, stringendo forte la mano alle moglie e ai nipotini, rivivono momenti di commozione e di rimpianti Non certo per le guerre, ma per ciò che questo quadrupede ha saputo dare all'uomo diventando soldato a suo fianco. E l'epopea alpina che si fonde in 117 anni con quella del mulo l'ha ricordata il generale Aldo Bircio, parlando in piazza Cappuccina ad oltre seimila penne nere convenute da tutto 11 Piemonte con la famiglia. Sotto la stele che ricorda gli alpini del glorioso «Terzo» e gli storici battaglioni «Fenestrelle», «Val Chisone» e «Monte Albergian» sì sono rivissuti ricordi di imprese sofferte, di quel 'dover andare avanti a tutti i costi», delle migliaia di ragazzi che non sono più tornati sulle loro montagne, dei diecimila muli partiti per le sterminate steppe russe e sopravvissuti in qualche decina alle guerre degli uomini, del fango e del gelo. Per il loro grande istinto di conservazione tutti si sono trascinati per chilometri, stremati dalla fame e dalla fatica portando uomini morti sulla groppa, trainando slitte cariche di feriti. Di fronte a questa caparbia volontà di vincere la morte viene alla mente una delle indimenticabili e commoventi pagine di Curzio Malaparte, in quel suo romanzo poco conosciuto 'il sole è cieco». Nel 1940 era capitano degli alpini sul Monte Bianco e cosi descrive una terribile scena: 'Mentre già si avviano, odono un gemito rabbioso, si voltano, e vedono il mulo che tenta di rialzarsi sulle zampe, e cade, ritenta, e cade un'altra volta, e guarda i compagni, guarda gli alpini che sfilano sul sentiero. Vuol seguire i compagni, vuol seguire gli alpini, i fucili, le piccozze, le voci, i canti, e tenta di rialzarsi e ricade, e allora getta un grido altissimo: al suo grido tutta la colonna lancia un urlo feroce, e il lamento del mulo è soffocato da quell'urlo feroce». I 'veci» del «Fenestrelle», organizzatori della 23» Festa degli alpini, hanno anche allestito una mostra fotografica tutta dedicata alle imprese del mulo. E tra i ricordi erano ben presenti le opere di scrittori come il medico veterinario Giuseppe Bruno ('Storie di alpini e di muli») o Giulio Bedeschi ('Centomila gavette di ghiaccio»), strenuo difensore dei valori del mulo. Per Bedeschi è quasi un sacrilegio eliminare «t muli che hanno sofferto con noi e ci hanno immensamente aiutato. Tutti noi sopravvissuti alla guerra abbiamo sentito amici e solidali queste bestie dalle doti insospettabili, dalla capacità di sofferema e di sopportazione incredibile. La loro scomparsa non può che suscitare un senso di rimpianto: il comandante della «Brigata Taurinense», generale Aldo Varda ha portato, come figlio di queste montagne, un po' di serenità: «/ mfef ragazzi in questi giorni sono ai campi estivi con tutti i loro muli» ha assicurato. Poi la Messa al campo, gli animali schierati davanti all'altare, ai gagliardetti delle numerose sezioni. Celebra, nel ricordo delle penne nere cadute il salesiano don Beppe Brancardi, figlio d'un alpino e appassionato di montagna Cosi, Fenestrelle è il primo centro montano a tributare, con il saluto al mulo che va in congedo, l'onore che l'animarne si è conquistato in 117 anni di guerra e di pace. Vito Brasa L'arrampicata sui monti di Fenestrelle. La mula «Dema» rifiuta di salire sul palco delle autorità (foto Bodo)