Molotov contro il treno dei tifosi

Molotov contro il treno dei tifosi Tre bombe incendiarie sul convoglio bolognese a Firenze: 8 feriti, due gravi Molotov contro il treno dei tifosi L'«attentato» poco prima della stazione - Gli emiliani rispondono con una spedizione punitiva in città: terrore per le strade, auto distrutte di ALESSANDRO RIALTI FIRENZE — Con una ripetitività ossessiva, angosciante, ancora una volta intorno al calcio la scia della violenza macchia di sangue le strade di una città. Questa volta è toccato a Firenze. Un ragazzo, anzi un bambino, di 14 anni, sta lottando contro una morte orrenda, con il corpo bruciato per il 70 per cento. Si chiama Ivan Dell'Olio. Un altro ragazzo. Massimo Accorsi, è stato, con dell'Olio, trasportato al centro grandi ustionati di Genova- anche per lui ferite orrende. Sono i due casi più gravi, ma ce ne sono purtroppo, altri, come quello di Roberto Venturi, sordomuto, in rianimazione per aver respirato gas nocivi. La follia ha scelto anche armi nuove: le bottiglie incendiarie, antico simbolo della guarriglia urbana. C'è chi sabato notte ha lavorato per mettere insieme la miscela esplosiva a base di benzina. C'è chi ha studiato l'orario del treno che da Bologna avrebbe portato migliaia di tifosi rossoblu a Firenze. C'è chi ha deciso le modalità dell'agguato: ore 14,10, vicino alla stazione Rifredi, periferia della città, fra i due sottopassaggi delle «Tre pietre» e di via Fanfani. Prima l'attacco con le pietre al convoglio che marciava lentamente, poi le molotov. Tutto elaborato da una mente fredda ed eseguito perfettamente. Le tre bottiglie sono arrivate negli scompartimenti, subito le fiamme, subito le urla. Qualcuno ha tirato il freno a mano, il treno si è bloccato. Ma i terroristi vestiti da tifosi erano spariti. Le fiamme investivano Dell'Olio, Accorsi, Venturi, altri ragazzi: Fabrizio Varaldi di 16 anni riportava ustioni di secondo grado ad un braccio, guaribile in otto giorni. Poi Giuseppe Ravaldi, di 24 anni, ustioni di secondo grado al volto, guaribile in dieci giorni; Fabrizio Morselli, 25 anni, ustioni di secondo grado al volto e alle braccia, 15 giorni. Ancora, per Andrea Maccarinì, 20 anni, ustioni di secondo grado ad un braccio, otto giorni. Ragazzi atterriti, investiti dalle fiamme. Ferito anche un agente della Polfer, Roberto Albertini di Bologna, 32 anni, che ha cercato di soccorrere i ragazzi. Il treno, fermo, si svuotava. La gran parte dei tifosi rossoblu scendeva, e la violenza continuava. Scattava il gioco perverso della ritorsione. L'attacco di Firenze era figlio quasi gemello di quello che era successo a Bologna. Allora il treno assalito trasportava tifosi viola. Allora erano stati sassi e feriti leggeri. Ritorsione, immediata, con il corteo rossoblu che diventava una sor¬ ta di armata decisa alla vendetta. Distrutte con sassi e bastoni le auto parcheggiate in strada. Nessuno riusciva a impedire la vendetta. Volavano ancora sassi, cadevano vetrine. In un'abitazione veniva lanciato un fumogeno. Esasperati, i fiorentini hanno addirittura formato un blocco stradale per protestare contro la «spedizione punitiva». Alle 15 il corteo è arrivato allo stadio. Ancora scontri, ancora urla. Le risse si moltiplicavano. Le strade erano presidiate da piccoli gruppi che, mobilissimi, si spostavano per evitare le cariche della polizia. C'era anche lo spazio per una vicenda collaterale, altrettanto grave e preoccupante. Niccolò Pontello, figlio dell'avvocato Claudio, socio di maggioranza della società viola, veniva accerchiato da un gruppetto di persone e aggredito, alla presenza del figlio. Per fortuna niente di grave. E' il segnale della tensione che da troppo tempo serpeggia nella città, è il segnale del moltiplicarsi esponenziale della violenza. Niccolò Pontello era disgustato: «Mi hanno colpito, forse la presema del mio bambino ha impedito che succedesse qualcosa di peggio». Nello stadio poi nuovi scontri. E la polizia? La concomitanza con le elezioni aveva indebolito il piano di prevenzione. La partita era «a rìschio», lo sapevano tutti. Certo era impossibile prevedere l'assalto terrorìstico, l'«attentato» al treno. Ma non è ancora finita. In serata, quando il treno stava ripartendo per Bologna, ancora un attacco. Ancora sassi, paura, tensione. Per fortuna l'elicottero che scortava il convoglio metteva paura agli aggressori. Alle 22 i primi conteggi: due i ragazzi gravissimi. Centinaia di milioni di danni, una città terrorizzata ed incredula.

Luoghi citati: Bologna, Firenze