E la curva Maratona ha giocato in difesa
E la curva Maratona ha giocato in difesa E la curva Maratona ha giocato in difesa La partita vissuta con gli ultras: i timori, le ansie, i cori di GIAMPIERO PAVIOLO C'era gente speciale ieri in curva Maratona. Il misterioso tam-tam del tifo aveva saccheggiato distinti e parterre, perfino la tribuna: un bottino di vecchi innamorati del Toro, disposti al sacrificio fachiristico che voleva essere atto di fede. Gente con la camicia incollata dal sole, la paura per seconda pelle, negli occhi l'incubo di una retrocessione già vissuta, già patita 30 anni fa. Sono stati loro a fare la Maratona più grande: biglietti esauriti alle 15,30, novanta minuti prima dei novanta che contavano. E forse sono stati loro, mentre la consacravano a tempio, a toglierle qualcosa del suo incosciente, giovanile calore. C'erano tifosi importanti, ieri in Maratona: alcuni rivisitavano la mistica granata fino al Grande Torino; molti erano al Comunale 13 anni fa, primo e unico scudetto del dopo-Superga. I più giovani 11 guardavano con nuovo rispetto, gli lasciavano un posto buono, di quelli dove mezza partita la riesci a vedere. Ma non erano loro a smorzare l'urlo dei ragazzi, a interrompere il coro, a spegnere l'applauso. Era terrore cosciente, palpabile, in naftalina per tanti mesi e ora rappresentato fisicamente da una squadra schiacciatutti, quell'Inter che il popolo granata aveva visto svellere in cinque minuti le barricate di Sala. La Maratona, Ieri, non ha caricato a testa bassa. Ha giocato la partita del tifo quasi rispondendo a un disegno prefissato. L'Inter è stata blandita e non svillaneggiata, i suoi assi, Zenga in testa, hanno conosciuto l'applauso preventivo dei tifosi; anche Fanna, il più colpevole perché il più juventino del clan, è stato lasciato in pace. Tre volte in 70 minuti di gioco, la curva ha attaccato il rituale: 'Inter, Inter va a..»: un trattamento coi guanti. Gli altri 112 cori (il numero è esatto, li abbiamo contati uno per uno) erano quasi tutti pro-Toro e non anti-qualcosa. C'è stata indisciplina diffusa, insolita: - Adesso intoniamo quella del Tè Ati- ordinava il capo degli Ultras che in realtà voleva la musichetta della Balilla; in una domenica qualunque non ci sarebbe stata trasgressione: ieri ognuno andava per conto suo e avevano ragione quelli con più voce. Intendiamoci. Indisciplina non significa anarchia: accanto a noi un signore sulla settantina, venuto da Piacenza, ha diligentemente saltellato ogni volta che il capo ricordava: «E chi non salta tiene per la Juve». Ci è parso dignitoso nello sforzo. E dignitosissimo quando, colpevole di aver infilato la testa sotto un striscione per vedere un po' di calcio, lo hanno rimbrottato: -Guarda che quelli dell'Inter devono vedere i nostri colori, non la tua faccia». «E' giusto» ha risposto lui. Per convinzione, non per codardia. La partita, vista dalla curva, ci è parsa a senso unico, n Toro l'ha impostata, l'ha giocata, l'ha vinta con merito enorme. Cravero è stato un gigante, Muller un folletto, Benedetti una roccia. Non pretendiamo di essere nel giusto, raccontiamo sensazioni. Il gol di Skoro ha caricato tutti di nuove speranze e nuovi timori; il coro si è infiammato per un attimo, poi è parso illanguidirsi. I capi, al microfono, hanno fatto il loro dovere con vocazione e timbro quasi sacerdotali: 'Ragazzi, in alto le mani, tutti insieme perché il Toro ci sente, ha bisogno di noi-; hanno frequentato la retorica, hanno blandito ("facciamogli vedere che siamo i più grandi») e frustato (•cantate, maledetti bastardi»). Ma non è servito. Solo al gol di Muller la Maratona è tornata sé stessa. Ha impiegato due minuti per ricompattarsi, mentre i giovani abbracciavano i meno giovani e qualche vecchio si asciugava le lacrime. Poi, fino alla fine, è stato spettacolo vero, libero da affanni. Come se qualcuno avesse finalmente gridato •Il re è nudo», la gente granata ha scoperto un'Inter •ridicola-, nervosa e perfino cattiva. Si è ricordata del •tradimento» di Serena, del passato bianconero di Fanna e Trapattoni L'ovazione ha accompagnato Cravero nello spogliatoio, il coro ha improvvisato il samba per Muller, ha santificato Vatta e Borsano. Puntuale, è arrivato l'appuntamento: • lutti a Lecce- hanno intonato 1 capi. -Saremo con voi- hanno risposto gli altri. Una promessa: domenica, la Maratona si sposterà in Puglia.
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