Rivoluzioni al Lingotto di Angelo Mistrangelo

Rivoluzioni al Lingotto RUSSI E SOVIETICI: 260 OPERE IN MOSTRA JTORINO — Per quattro mesi, da domani il Lingotto diventerà un punto di riferimento per riscoprire l'«Arte H|ssa e Sovietica» dal 1870 al 30, per riconsiderare gli tri delle avanguardie dei i anni del secolo, per riivare, attraverso il rarefatto allestimento di Renzo Piano, i colori, le linee, i contenuti di uàa stagione che ha segnato Parte del Novecento. Ì£Sino al 20 ottobre, nelle officine del Lingotto, Giovanni Cfcrandente ha ordinato una rassegna di grande intensità tressiva, contraddistinta la presenza di 260 opere, cjllla sequenza di studi, pubblicati nel catalogo della Fabbri Editori, che contribuiscono a definire e riepilogare storicamente «uno dei più interessanti e poco noti capitoli dell'arte moderna». In collaborazione con la Fiat, col ministero della Cultura dell'Urss e l'Associazione Italia-Urss, quest'esposizione rappresenta — come sottolinea nella prefazione Giulio Carlo Argan — l'occasione per «una più chiara conoscenza della storia dell'avanguardia sovietica legata a una realtà e non a un'utopia rivoluzionaria...». In tal senso l'indagine intorno alla formazione di «correnti» e di «gruppi», all'evoluzione della pictura dall'impressionismo della fine dell'Ottocento al cubo futurismo, consente di risalire alla genesi di un discorso in cui confluiscono tradizione e rinnovamento del linguaggio: «Noi guardiamo — ha affermato Aleksandr Sevcenko — al punto di partenza della nostra Arte, il «lubok», il primitivo, l'icona, perché vi troviamo la più forte, la più immediata percezione della vita, e per di più puramente pittorica». Nella percezione di antiche figurazioni, nel riannodare le composizioni della Goncarova e Larionov ai rituali della religione ortodossa e agli oggetti del culto, si identifica il senso di una ricerca rigorosa, impregnata di simboli, di immagini popolari, di «rivelazioni» colte, con una punta di enfatizzato lirismo, da Kandinskij: «Ricordo ancora quando entrai per la prima volta nell'izba e rimasi immobile dinanzi all'immagine inattesa. Il tavolo, le panche, la stufa, che nella casa dei contadini russi e im- ponente e grande, gli armadi ed ogni oggetto erano decorati con grandiose immagini multicolori dipinte...». Una vicenda che si è sviluppata secondo una visione che ha fatto dire alla Goncarova: «La mia strada va verso la fonre originaria di tutte le arti, verso l'Oriente. L'arte del mpio Paese è incomparabilmente più profonda di tutto quanto conosca in Occidente». Al Lingotto lo scenario è quanto mai suggestivo: ogni quadro libera nell'atmosfera circostante le vibranti e musicali cadenze di un colore trattenuto nel dispiegarsi della linea che circoscrive il delicato ritratto della moglie di Repin o il Villaggio al chiaro di Luna (1897)diLevitan. Entrambi hanno fatto parte del Circolo di Abramcevo, costituitosi nella tenuta di Savva Mamontov, poco dj&tarite da' Mosca. La proprietà era appartenuta in precedenza allo scrittore Sergej Aksakov e vi aveva anche soggiornato Gogol, per poi trovare nell'industriale Mamontov l'artefice di un cenacolo artistico che aveva riunito personalità come Polenov, lo scultore Antokol'skij, lo storico dell'arte Adrian Prakhov, l'autore del Ritratto di Feodor Scialjapin l o è i a o n a e a a' o i i e e l n (1911) Korovin, il simbolista Vrubel (// demone caduto) e il più giovane Valentin Serov, che divenne un attento osservatore dell'alta società russa. Di qualche anno prima era il gruppo degli «Ambulanti», nato nel 1870, il cui portavoce Cernysevekij aveva proclamato: «La realtà, nell'arte, è superiore alla sua imitazione». La mclstra restituisce, perciò, il clima, le vicende, la cultura del tempo; concretizza analisi e interpretazioni sul lavoro degli artisti, sancisce un itinerario che racchiude i temi caratteristici della prestigiosa rivista Mir iskusstva (Mondo dell'Arte), edita dal 1898 al 1904. Attorno alla pubblicazione operavano autori quali il letterato Filosofov, il musicologo Nuvel, il famoso impresario dei Ballets russes, Sergej Djagilev, i pittori Somov, Benois, Bakst, il quale .dipinse | La cena, ora seo Russo di Leningrado. Considerato «il primo movimento artistico russo che abbia avuto, tra la fine del secolo scorso e la prima guerra mondiale, un raggio internazionale», il «Mondo dell'Arte» diede vita alla rinascita dello stile russo medievale, «Stil Modem», e alla prima esposizione del 1899 presero parte, tra gli altri, Puvis de Chavan- nes, l'incisore Rivière, Degas e Monet, l'italiano Boldini, Elena Polenova e Maljutin. Documenti e testimonianze di questo periodo sono stati presentati, nella primavera del 1982, alla Mole Antonelliana. Con la Rivoluzione d'Ottobre si ebbero immediati riflessi sul settore artistico e Lenin dichiarò: «L'arte appartiene el popolo». Il primo triunvirato per la protezione dei tesori d'arte contava sulle personalità di Punin, Majakovskij e il poeta Blok. Presero consistenza e spessore espressivo le «libere e popolari forme di vita artistica» legate al futurismo di Marinerà, all'incanto figurale di Chagall, alle interiori cadenze di Kandinskij, all'impegno di Tatlin e Malevic, che alla mostra «Arte non oggettiva e suprematismo» espose cinque lavori della serie «Bianco su bianco», nei quali — nota Lavrent'ev — le «concezioni suprematiste erano espresse per mezzo di graduali passaggi dalle forme di colore di fondo». L'approfondimento dei mezzi tecnici, il progetto per una nuova configurazione del discorso artistico, lo sviluppo del «Raggismo», del «Cubo Futurismo», del «Suprematismo» e del «Costruttivismo» di Tatlin e Rodcenko, concorrono a definire la relazione tra queste esperienze e la seconda avanguardia mitteleuropa. Nel periodo tra le due guerre emersero opere come il Ritratto della poetessa Anna Acbmatova di Altman e il Quadrato nero di Malevic, La settima dimensione di Ciashnik, della Léonard Hutton Galleries di New York, e La croce ancorata di Pevsner, della collezione Peggy Guggenheim, e Due bicchieri su un tavolo di Archipenko, provenienti dal Musée National d'Art Moderne di Parigi. Il fascino dei dipinti, in gran parte dei musei di Leningrado e di Mosca, restituisce la straordinaria misura di una cultura che ne L'ebreo rosso di Chagall appare contraddistinta dall imponente immagine che si sovrappone, immanente, al paesaggio in una rivendicata autonomia della rradizione sulla nascente società industriale. E in questa figura si avverte l'inquietante, dolorosa, lacerata condizione di una umanità che si riscatta con le note di un violinista alto sulle case: lieve e incantato segnale del primato della poesia sul quotidiano. Angelo Mistrangelo Hja Repin: «Ritratto della moglie dell'Artista, con l'ombrellino» (1905, Leningrado, Museo russo, particolare) Rivoluzioni al Lingotto

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, New York, Parigi, Urss