«Ho fatto più belle le russe»

«Ho fatto più belle le russe» A Firenze l'ospite d'onore di Pitti Uomo è Slava Zaitsev, direttore della Casa di Moda a Mosca «Ho fatto più belle le russe» «Vesto le donne semplici, non le star» «La griffe? Per me non conta nulla» FIRENZE. Ha le labbra a cuore e i capelli a spazzola. Ride con occhi fanciulleschi e una bocca dai denti forti. E' un uomo felice della straordinaria avventura che ormai dura da due anni in un crescendo senza incrinature: lui, Slava Zaitsev, direttore della statale Casa della moda di Mosca, chiamato all'Expo mondiale in Canada, poi in Francia con madame Carven e Jacques Chirac lo ha nominato cittadino onorario di Parigi e ancora onorato a Monaco, Stoccolma, New York. Soprattutto è qui a Firenze — «città sempre sognata dove si respira la bellezza» — dice, per presentare alla vigilia di Pitti Uomo immagine la parte più spettacolare della sua ultima collezione uomo-donna, creata per il millennio dell'antica madre Russia. Ieri sera nella piazza della Santissima Annunziata, a fronte dell'Ospedale degli Innocenti con le celebri formelle di Andrea della Robbia, colori siderali nelle gonne a corolla calibratissima, grande rincorsa di fiocchi, cappotti da zarina e cappelli a cupola di San Basilio, ricami in Strass e negli abiti a coda, per la donna; per l'uomo, il bianco, il grigio, il rosso e il nero, spalle esasperate, specie nei soprabiti che segnano la vita e si allargano al fondo, copricapo a coppola, borsalino e persino tube. Nel pomeriggio un festoso incontro stampa. Slava Zaitsev, 51 anni, veste di grigio, la camicia col casse e lunga cravatta rossa. Vuole farsi conoscere prima di rispondere alle domande dei giornalisti, pensa che dev'essere difficile, per gli italiani abituati a creare e a vedere la moda in funzione della bellezza, comprendere il lavoro quotidiano di uno stilista che solo quest'anno si è visto contattare dall'industria tessile per concertare stoffe in sintonia e l'ha dovuto fino a ieri creare con quanto era disponibile. «Mi ricordo, avevo 40 anni — dice — da 12 lavoravo nell'industria statale della moda. Prototipi che potevano essere realizzati o no, comunque venivano rimaneggiati, e la Russia è così grande, non sapevo chi mai avrebbe indossato i miei abiti. E allora, nel '78, ci fu una mia sfilata alta moda a Mosca. Era bello ma mi sentivo amareggiato perché era impossibile che le mie creazioni diventassero moda per tutti. Per questo dall'82 ho accettato di dirigere la Casa della moda a Mosca, ho pensato meno all'alta moda e più alla moda come sovrastruttura dell'industria: le donne avevano nostalgia di essere belle, avevano tanto sofferto, non dovevo ingannare le loro speranze». Ma Slava Zaitsev non è il sarto delle first lady della glasnost, non veste Raissa Gorbaciova? «Ho molta simpatia per Raissa Gorbaciova — risponde Zaitsev — perché ha impresso alla mo- da un'importanza sconosciuta nel nostro Paese ed ha aperto orizzonti culturali che la nutrono. Ma io non sono un sarto di corte. Sono di origini umili, mia madre faceva la lavandaia. Non desidero vestire le star, per me ogni donna può esserlo con un abito giusto». La Casa della moda, a Mosca, un palazzo di nove piani, tre per gli atelier della moda pronta, uno per gli abiti su misura, due per i salotti di prova, il re¬ sto per laboratorio, è aperta a tutti sei giorni la settimana. Slava Zaitsev è stato confermato direttóre generale l'anno scorso e produce 400 modelli all'anno. Tre volte la settimana sono previste sfilate e una più agevole scelta. Fino a sette anni fa acquistavano i suoi modelli insegnanti, avvocati, giornalisti, medici, tenuti nella loro professione a un particolare modo di vestire. Oggi arrivano alla Casa della moda, che vende 1000 pezzi al mese, studenti, pensionati, ex combattenti: hanno risparmiato, vogliono un abito bello, però che duri tutta la vita. Sono abiti per i quali incide sul prezzo soprattutto il tessuto. Un abito in crèpe de chine può costare sui 200 rubli, cioè 400 mila lire, 600 mila costa un mantello. «La griffe non conta», sorride Zaitsev. Che ogni sabato riceve le donne grasse, resta con loro l'intero pomeriggio per dise¬ gnare un abito adatto a favorirle esteticamente. La cosa che lo stupisce di più della moda occidentale è infatti la tendenza a imbruttire la donna con tagli e fantasie paradossali «ma forse — conclude dopo aver lodato Gianni Versace — è perché voi avete risolto il problema abbigliamento nella moda corrente e dovete agire su un piano di reazione». Lucia Sollazzo E' il sarto della Perestrojka. Raissa, moglie di Michail Gorbaciov, indossa abiti disegnati da Slava Zaitsev