In fuga, poi la morte

In fuga, poi la morte Giallo di Viareggio: ricostruito il pomeriggio del 7 giugno, l'ultimo dei protagonisti In fuga, poi la morte Un triangolo di bugie e misteri VIAREGGIO DAL NOSTRO INVIATO «Chissà a Torino, alla Juventus, quanto saranno dispiaciuti? Ci ha sempre detto che Boniperti gli voleva un gran bei«s». Il lutto della squadra bianconera, secondo Vincenzo Romacci, pensionato, seduto al bar Bonelli di via Regia, un ritrovo della vecchia Viareggio, sarebbe motivato dalla misteriosa scomparsa di Ampelio Callegaro, il ristoratore trovato cadavere domenica scorsa, insieme alla convivente, Elvira Morero, a bordo di una Delta parcheggiata in una cava, nei pressi di Lucca. Alla morte sarebbe sfuggito Renato Di Masi, un amico ora ricoverato ad Orbassano in stato di semi incoscienza. «Come? Non lo sa? Ampelio, che però tutti noi amici chiamavamo Walter, era il fratello più giovane di Umberto Calegaris, il terzino della Juventus degli Anni 30. Anche lui aveva giocato nelle squadre giovanili della Juve, ma poi si era fatto male ad un ginocchio». Nel mondo del calcio, in qualche modo, «Walter» era comunque rimasto: «Faceva l'ispettore per la Federazione. Andava a controllare la regolarità delle partite. Tutti i venerdì sera partiva, a volte per Napoli, a volte per Roma, a volte per la Sardegna. E quando vedeva un giovane in gamba telefonata a Boniperti». Nel vecchio bar, a due passi dal mercato, tutti annuiscono, anche se qualche dubbio negli ultimi giorni è nato: sui giornali c'è la misteriosa storia di Ampelio Callegaro alias Walter Calegaris, ex ristoratore con poca fortuna e qualche precedente per truffa. «Sui giornali c'è un errore. Il cognome è stato storpiato. Ma la moglie ed i figli vivono a Torino, quindi la storia della Juve deve essere vera». Non hanno dubbi, invece, in Questura: «Lo conoscevamo. Sì, per tutte le frottole che raccontava in giro. Ma anche per avere lasciato da pagare un paio di milioni ad una affittacamere». Franco Malnati, meccanico, fra i capi della tifoseria del.Pisa, racconta invece le sue perplessità: «Quei tre erano davve¬ ro strani. Sono stati, qui a Viareggio, dall'80 all'autunno scorso. Prima solo il Callegaro e la Morero, poi anche il Di Masi. Affittavano, ogni autunno, un bell'appartamento sul mare: uno di quelli che nei mesi invernali e primaverili vengono dati via a poco prezzo, sotto le 300 mila lire al mese, ma che in estate costano 1 o 2 milioni. Infatti, quando arrivava maggio, se ne andavano. Dicevano di partire per Firenze, per affari. Cinque o sei anni fa abbiamo cominciato a vedere spesso anche il Di Masi». Anche nell'autunno scorso, quando si era trasferito a Livorno, aveva continuato nelle sue bugie. Al bar Italia si era pure fatto una buona fama di pronosticatore. La gestione del ristorante Accademia, un piccolo locale in via Lepanto, a due passi dall'Accademia Navale, era andata avanti bene. Per sei mesi. «C'era sempre gente, ma lui ha deciso all'improvviso di restituire la gestione al vecchio proprietario». Un'inserviente dell'Accademia, una «ragazza di cucina» come si definisce, è stata l'ultima a vedere in vita i suoi due ex principali: «Era il 7 giugno, nel primo pomeriggio. Walter e Renato sono passati da me, mi hanno detto che Elvira stava male e che la portavano a Firenze. Lei era sdraiata sul sedile posteriore della Delta, quasi addormentata. Mi sono stupita: se sta male perché portarla a Firenze e non qui in ospedale?». Questa testimonianza sembra aprire la strada ad una possibile interpretazione del «giallo»: Elvira, durante il viaggio verso Firenze, cessa di vivere per cause naturali. Il convivente ed il Di Masi sono sconvolti. Decidono di farla finita. Si imbottiscono di Valium, che assumono bevendo Coca Cola (ecco così spiegato il perché delle due lattine — e non tre — trovate accanto all'auto), poi collegano il tubo di scappamento con l'abitacolo, chiudono con un rotolo di scotch le fessure delle portiere ed aspettano la morte. Ma il Di Masi reagisce: inebetito dai gas tossici, apre la portiera e cade in terra. Resta lì per ore, si riprende, capisce che anche per l'amico è finita: ha una reazione violenta, colpisce l'auto con un bastone, rompe il vetro di un finestrino, poi fugge. Lo ritrovano dopo qualche ora, senza memoria. E' una ricostruzione da verificare. Ma è quella ritenuta più attendibile dai carabinieri del Reparto Operativo di Lucca. Di parere un po' diverso è il capo della Mobile, Claudio Arpaia: «L'ipotesi del delitto è tutt'altro che esclusa». Si attende l'esito delle perizie legate all'autopsia. Ma lo stato dei cadaveri, quasi decomposti, ha consentito solo esami incompleti. Il giallo della Versilia rischia di restare un mistero. Angelo Conti Renato Di Masi, testimone chiave del giallo del lago, è ancora sotto choc