La Cina si «rieduca»

La Cina si «rieduca» Tornano i metodi del maoismo: dopo la protesta, Findottrinamento ideologico si abbatte sugli studenti La Cina si «rieduca» Censurata la posta che arriva dall'estero PECHINO DAL NOSTRO INVIATO Milioni di bambini e ragazzi, dalle scuole elementari alle medie superiori, stanno terminando l'anno scolastico con accelerato indottrinamento ideologico che proseguirà nelle vacanze e riprenderà alla riapertura delle aule con un mese di sole lezioni di educazione politica. Lo scopo è di inculcare negli alunni «l'amore per il partito, la patria, l'armata popolare di liberazione» e di «unificare il loro pensiero». Si provvede fin da piccoli a che nessuno pensi con la propria testa. Non è un ritorno alla rivoluzione culturale, ma al maoistico primato dell'ideologia e della lotta di classe in una gabbia neo-stalinista, con al centro il culto della personalità di Deng Xiaoping e il rilancio del mito dell'accerchiamento reazionario. Come in tutte le organizzazioni e unità di lavoro, nelle scuole a tutti i livelli si studia il discorso di Deng Xiaoping alle truppe il 9 giugno, con spiegazione ai fanciulli della natura controrivoluzionaria delle richiesta di democrazia. Ma non basta, come annuncia una circolare del comitato di Stato per l'istruzione, pubblicata ieri dal Quotidiano del Popolo. Terminate le lezioni le scuole dovranno organizzare attività di natura ideologica che «arricchiscano le vacanze». Alla ri- presa dell'anno scolastico il primo mese sarà di sole lezioni politiche arricchite dal contributo teorico di Deng. Principalmente, l'aderenza ai quattro principi basilari, e cioè: strada del socialismo, guida del partito, dittatura democratica proletaria, marxismo-leninismomaozedongpensiero. Anche gli insegnanti, durante l'estate, approfondiranno la loro preparazione ideologica. Deng aveva conquistato il potere alla fine degli Anni Settanta dopo la morte di Mao, con un'aspra battaglia contro i suoi eredi all'insegna dello slogan «cercate la verità nei fatti», contrapposto a quello dei maoisti: «Qualsiasi cosa il presidente Mao abhia detto va eseguita, qualsiasi cosa non abbia detto va ignorata». A 84 anni, alle soglie del suo declino fisico, l'uomo che aveva liberato la Cina dai dogmi e dallo spensieramento del libretto rosso, la rimette in una gabbia più ordinata di quella di Mao, con una forte impronta neostalinista, tecnologicamente aggiornata. Bambini e ragazzi non più anarcoidi e incontrollabili guardie rosse a scuole chiuse, ma diligenti figli del partito sui banchi scolastici, potenziali delatori e accusatori del primo che penseranno sia controrivoluzionario. I fanciulli dell'età stalinista avevano come modello Pavel Morozov, il pionieruccio che fece fucilare il babbo e lo zio per aver salvato dalla requisizione qualche sacco di grano per far mangiare Mei suoi fratelli. Quelli cinesi riavranno Lei Feng, il giovinetto maoista tutto dedito al partito che confidava al suo diario di non poter vivere senza il partito comunista. Si può fare tutto questo alle soglie degli Anni Novanta, mentre si proclama di voler continuare la politica di apertura e di riforme? Pensano di sì. Lo stanno facendo. Nelle scuole si sono ritirate fuori le canzoni su Lei Feng, che le truppe cantavano marciando per Pechino insanguinata nelle settimane scorse. Ieri in uno stadio, ventimila uomini delle forze armate hanno celebrato la fondazione del par- tito, che cade domani, cantando una vecchia canzone: «Se non ci fosse, il partito comunista non esisterebbe la nuova Cina». Cresce il culto di Deng. Il 24 giugno il Quotidiano del Popolo, rinnovando antichi fasti maoisti, ha pubblicato in prima pagina una selezione dei suoi pensieri contro il liberalismo borghese. L'altro giorno tutti i S- ornali hanno pubblicato il suo scorso del 9 giugno, di cui il telegiornale ha dato lettura mostrando immagini dell'incontro coi militari, curante il quale egli ha deplorato òhe il miglioramento economico sia avvenuto a spese dell'ideologia. Lunedì il Quotidiano Economico ha ampiamente ricordato affermazioni di Mao sul primato ideologico rispetto all'economia. Mentre sul piano diplomatico si respingono le condanne degli Stati Uniti e della Cee qualificandole come interferenze, su quello interno si ricorre al mito dell'accerchiamento reazionario. La tv ha dato notizia che severi controlli sono stati introdotti su tutta la posta in arrivo per evitare la diffusione di propaganda controrivoluzionaria dall'estero^ dai molti Paesi che avversano il socialismo. Nella sola Pechino, è stato detto, sono stati sequestrati 7500 pacchi di tale materiale il cui contenuto «è di menzogne sconvolgenti». Fernando Mozzetti I , flfr Un bimbo a una manifestazione anti-Deng in Usa: la scritta dice «Amo la Cina»

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