Sul vecchio leopardi guerrieri dimezzati di Vincenzo Tessandori
Sul vecchio leopardi guerrieri dimezzati ESERCITO IN CRISI Stato Maggiore allarmato: i tagli di bilancio bloccano il rinnovamento e limitano i «war game» Sul vecchio leopardi guerrieri dimezzati Solo due ore sul carro armato (ha 20 anni e consuma troppo) BELLINZAGO (NOVARA) DAL NOSTRO INVIATO «Vede come scatta? E' lo spunto quello che conta, che dà valore al carro», dice il colonnello Bruno Rizzo, vicecomandante della brigata corazzata Centauro. Il «Leopard» è nascosto in una nuvola di polvere, pronto a balzare sul «nemico». Alla Baraggia di Cameri sei carri armati, appoggiati dai cingolati dei bersaglieri, sono impegnati in un «war-game» simile a una partita a scacchi. Il sole è a picco e il caldo all'interno insopportabile ma, assicurano, «nei vecchi "tanks" era assai peggio». I carri si arrestano, fanno fuoco e ripartono: in corsa non possono sparare. Sono macchine di quasi vent'anni e un'eccellente manutenzione nasconde a stento le rughe che denunciano l'età. Prima, e per un trentennio, erano stati gli «Sherman» e gli «M. 47» americani il nerbo delle brigate Centauro e Ariete e della brigata di cavalleria. «Si può approssimativamente ritenere che un carro duri 20-25 anni, una nave 25-30, un velivolo 20-25, un missile "intelligente" 15-20 e un semplice fucile oltre 30», informano allo Stato Maggiore della Difesa ma aggiungono subito: «Buona parte dei sistemi d'arma in servizio sta raggiungendo e, in alcuni casi, ha già superato tali limiti; conseguentemente s'impone la loro sostituzione che (per ovvi motivi di bilancio) non può essere simultanea, ma graduale, secondo programmi proiettati almeno nel futuro decennio». Occorre, dunque, una borsa per la spesa assai capace ma, soprattutto, sembra inevitabile «la necessità di ricorrere in futuro a una legge speciale o a finanziamenti straordinari per sanare le carenze più vistose». C'è chi ricorda che, oggi, sono ben 24 i Paesi che possiedono sistemi missilistici balistici, sistemi più offensivi che difensivi, sofisticati e assai costosi. Intanto si è iniziato il giro nel gran «suk» delle armi. Si punta sul «made in Italy»: divise, armi leggere, gli elmetti che dovrebbero essere in Kevlar, materiale sintetico, e ricordare nella forma sinistra gli elmi del Terzo Reich. Costruito su licenza tedesca il «Leopardi» costa sui tre miliardi, chiavi in mano: può essere messo fuori combattimento da un razzo da 200 mila lire. Del carro da anni esiste una se¬ conda generazione ma al di qua delle Alpi non è arrivata: motivi di bilancio, si sottolinea. Oggi ogni brigata conta un centinaio di carri e in media ogni carro, all'anno, brucia 7 mila litri di gasolio e copre 2500 chilometri. Ogni soldato, nei dieci mesi successivi al bimestre trascorso al Bar (battaglione addestramento reclute), sostiene due ore di allenamento quotidiano, fare di più, si lascia capire, intaccherebbe bilanci ritenuti all'osso. E così capita che la noia rimanga fra i nemici peggiori di un ventenne in divisa. In ogni modo, si assicura, al termine della ferma sarà un carrista completo, non altrettanto abile, forse, di un israeliano capace di manovrare i pachidermi entro i filari d'uva e senza distruggerli, ma in grado di competere con i coetanei tedeschi o norvegesi. Dopo il «Leopard» si attendono 1'«Ariete» e l'autoblindo «Centauro» dell'Oto Melara: il prezzo viene gelosamente tenuto nascosto. Ma il taglio di 1600 miliardi deciso per la spesa militare rischia di compromettere progetti di ammodernamento. Per il funzionamento della macchina, che naturalmente si pretende buono, è messo in bilancio il 2,04 per cento del prodotto nazionale lordo: 22.500 miliardi, l'esatta metà, si è fatto notare, di quanto stanziato nel Regno Unito. All'esercito tocca il 43 per cento, all'Aeronautica il 35,4 e alla Marina il 21,6. In questa cifra sono compresi gli stipendi di ufficiali e sottufficiali e il soldo dei militari di leva, oggi di circa 120 mila al mese. Il contingente di leva viene ridotto di 20 mila unità, e a indossare la divisa saranno 270 mila così detti «najoni» e 140 mila professionisti. Si è cercato di dare il buon esempio e Roma, il giorno della festa della Repubblica, non ha visto la tradizionale parata. Risparmiati, a conti fatti, dagli 8 ai 10 miliardi. Gli elmi piumati dei bersaglieri del 28° battaglione Oslavia affiorano dalla corazza dei cingolati. Tocca a loro, soprattutto, appoggiare l'azione dei «tanks». Il bersagliere non è un volontario, osserva il comandante, tenente colonnello Francesco Di Grazia, e deve possedere doti atletiche non comuni: cinque ore di ogni giorno vengono dedicate alla ginnastica. Aggiunge l'ufficiale: «Dovrei avere 650 effettivi, in realtà sono 530 e presenti 410». La si¬ tuazione, sottolinea, è comune ai tutti i 13 battaglioni piumati. Alla fine della ferma il cittadino bersagliere viene considerato un autentico guerriero. Ora, mentre attacca, petto in fuori, una postazione trincerata lo osservano, ammirati, gli uomini del 242° battaglione Bavaria, venuti dalla Germania per uno scambio nell'ambito Nato. Cinque nepalesi, due giordani e due statunitensi seguono, con ufficiali e sottufficiali italiani, i corsi alla Scuola militare alpina di Aosta. Poi verranno 50 inglesi. Lo «sherpa» Ang Kami è soddisfatto di aver portato, durante l'allenamento, la borraccia al suo ufficiale, il maggiore Janan Prakash. «Ma in montagna si è tutti uguali», ricorda il generale Ezio Sterpone, 56 anni, albese, comandante della scuola. Fu lui a guidare, nel 1983, la prima spedizione italiana in Antartide. Ogni anno si tengono quattro corsi, 21 settimane di fatica durante le quali il numero degli allievi si assottiglia di un dieci per cento. Per i motivi più vari: difficoltà nelle scalate, scarsa attitudine al comando perché, osserva il generale, «non sempre la vocazione del singolo si sposa con le esigenze». Al corso s'insegna tutto quello che c'è da insegnare sulla montagna e non soltanto sulla guerra in alta quota. Le tecniche di soccorso sono complesse e faticose: «E qualcuno, scoraggiato, si arrende», dice il capitano Manfredo Torretta, responsabile del corso. Ogni anno alla Scuola arriva¬ no 10 mila domande, 9 su 10 vengono scartate. Si fanno quadrare i conti: il bilancio annuale è di circa 5 miliardi. E si tiene alla qualità: nell'ufficio del comandante fa bella mostra il diploma, con svastica, per la vittoria nella gara olimpica di pattuglia militare, nel 1936 a Garmisch. Vincenzo Tessandori 2,04% DEL PIL
Persone citate: Baraggia, Bruno Rizzo, Ezio Sterpone, Francesco Di Grazia, Janan Prakash, Leopard, Manfredo Torretta
Luoghi citati: Antartide, Aosta, Cameri, Germania, Novara, Regno Unito, Roma
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