«Ultimi da sempre» di Giuseppe Zaccaria
«Ultimi da sempre» «Ultimi da sempre» Storia povera d'un paese del Sud NARDODIPACE DAL NOSTRO INVIATO Quella visita se la ricordano ancora. Il Presidente del Consiglio si arrampicò con un piccolo corteo di macchine per i tornanti delle Serre Calabre, giunse in piazza de! municipio su una grande berlina nera, salutò sindaco e maresciallo si fece accompagnare in un breve giro del paese. Poi, commosso, annunciò: «Voi non sarete costretti ad andarvene, le case saranno ricostruite». Promise anche una fabbrica, forse una manifattura dei tabacchi, se ne andò fra gli applausi. Si chiamava Alcide De Gasperi: l'ultimo incontro fra Roma e Nardodipace risale al 1952. Da allora le cose sono andate sempre allo stesso modo, ancora una storia di offese della natura e vane promesse dell'uomo. E' da quando si fanno statistiche sui Comuni che questo luogo maledetto dalle alluvioni continuava a galleggiare al quart'ultimo, terz'ultimo, penultimo posto. Ora non c'é più dubbio, le persone più povere d'Italia vivono qui, fra i boschi delle Serre, al limite fra le pro¬ vince di Catanzaro e Reggio, in case percorse da crepe larghe come una mano. In un paese nomade, costreto a spostarsi ogni vent'anni per sfuggire al fango e alle frane. Una farmacia, un ufficio postale, due negozi di alimentari. Poco distante c'è Mongiana, coi resti delle ferriere borboniche. Sull'altro versante Serra San Bruno, frammenti di paesaggio svizzero. In mezzo Nardodipace con le sue quattro frazioni. Una, quella di Casseri, è a 37 chilometri, da là il paese lo chiamano «capoluogo». Nei primi Anni Sessanta gli abitanti erano quasi tremila: l'ultimo censimento, nell'86, ne contava 1993.1 posti di lavoro sono contati: tre alle Poste, una trentina al Comune, qualche insegnante. Duecento persone lavorano come stagionali nella forestazione. Nacque come luogo di sosta per i pastori, questo: c'era un altopiano, c'era l'erba, c'era anche l'acqua del torrente Allaro, lo stesso che da allora (nel '35, nel '51, nel '73) regolarmente straripa e distrugge. Il paese ha cominciato a ritirarsi sempre più a monte, ricostruendo come si poteva, fra catapecchie e case popolari Anni Cinquanta. Due anni fa il reddito medio di que sta gente era di 2 milioni e 900 mila lire l'anno, adesso sfiora i tre milioni e mezzo. Ma solo perché sono aumentate le pensioni sociali. Salvatore Tassone, comunista, sindaco da anni, nonostante tutto coltiva una vena di ottimismo: «Le cifre possono indicare solo una parte della realtà. Ultimi in Italia? Certo, ma nessuno spiega da dove siamo partiti, nessuno sa quanta fatica e sudore ci sia costato mantenere il paese in vita». C'é una cooperativa di trasporti, la «Aurora», che da tre anni assicura almeno i collegamenti con le frazioni. Fra i borghi ed il «capoluogo» adesso esistono quanto meno i telefoni. Hanno costruito le scuole, c'è una cooperativa culturale di giovani. «Io lavoro a Cassari», racconta Damiano Franzé, uno dei tre vigili urbani. «Cosa faccio? Beh, di auto da multare ce ne sono poche, in realtà sono una specie di assistente sociale: scrivo la lettera a chi è semianalfabeta, fornisco i certificati, aiuto a ritirare la pensione alle Poste». Giuseppe Zaccaria
Persone citate: Alcide De Gasperi, Casseri, Damiano Franzé, Salvatore Tassone
Luoghi citati: Catanzaro, Italia, Mongiana, Nardodipace, Reggio, Roma, Serra San Bruno
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