Senza memoria chi ha visto tutto di Angelo Conti

Senza memoria chi ha visto tutto Il cuoco ricoverato in ospedale a Orbassano lavorava da anni con le due vittime Senza memoria chi ha visto tutto Continua a dire: tornerò da loro, hanno bisogno di me TORINO. Chi è Renato Di Masi, 32 anni, il «terzo uomo» del giallo di Viareggio? «Un ragazzo con i piedi per terra che si è fatto una posizione da solo. Con il lavoro». Il padre e la madre, pensionati originari di un paesino in provincio da Cosenza, ma immigrati a Giaveno una ventina di anni fa, lo assistono nel reparto 3B, medicina generale, al secondo piano dell'ospedale San Luigi di Orbassano. Spiegano che «se ne è andato da casa, dove abitiamo con suo fratello e sua sorella, quasi dieci anni fa. Ha lavorato per parecchio tempo a Firenze, di recente aveva aperto una trattoria a Livorno. Sembrava proprio felice. Ci hanno telefonato due settimane fa i carabinieri di Viareggio, dicendo che era in ospedale con una polmonite. Siamo andati a prenderlo». Renato Di Masi sembra tranquillo. Ben rasato, cortese, passa però lunghe ore in silenzio, guardando fuori dalla finestra. Inutile ricostruire con lui quanto accaduto a Balbano. Risponde di non ricordare, confonde un giorno per l'altro, sembra avere perso la dimensione del tempo. A chi gli chiede di Ampelio ed Elvira risponde: «Li raggiungerò presto, al ristorante hanno bisogno di me». Poi ammutolisce, quasi spaventato da un barlume di ricordo. I medici parlando un classico caso di «amnesia retrograda», le cui esatte cause sono difficilmente individuabili. Con il tempo c'è però la possibilità che la memoria possa tornare. E con la memoria la soluzione di una vicenda oscura. E se Di Masi finge? Per i carabinieri è una eventualità che non deve essere esclusa: «Ma va subito detto che non ci sono elementi per pensare ad un duplice delitto: i rapporti fra i tre vengono indicati da tutti come buoni. Più probabile un tentati¬ vo di suicidio collettivo, al quale il Di Masi si è voluto sottrarre in extremis». Anche l'eventualità che la gravidanza della Morero possa avere un ruolo nel drammatico episodio è considerata improbabile: «Il Callegaro l'aveva annunciata con gioia ad alcuni amici torinesi. Era particolarmente orgoglioso che fosse maschio, come aveva evidenziato l'ecografia». Le stranezze di questa storia sono però tante. A cominciare dall'amicizia che lega — da anni — Renato Di Masi ad Ampelio Callegaro e ad Elvira Morero. La conoscenza, fra i tre, avviene a Torino: tutti si occupano di ristorazione. Callegaro (prima con la moglie, che ha lasciato, e più recentemente insieme con la Morero, che si è trasformata da segretaria in convivente) gestisce ristoranti: lo ha fatto in Sardegna, in Liguria, sull'Adriatico, in Toscana. Le loro strade si dividono quando Di Masi va a lavorare all'Hotel Adriatico di Firenze. Ma i «contatti» con i due amici torinesi, restano molto stretti: sovente si rivedono, fanno progetti per il futuro, il loro sogno è di lavorare tutti insieme. A Firenze, Di Masi resta per oltre cinque anni, dall'82 all'87. Poi si licenzia «per aprire un ristorante in Versilia». A rendere possibile questa operazione sono proprio il Callegaro e la Moreno, che intanto si sono stabiliti a Viareggio. Poi il dramma. Ieri a Torino c'erano i carabinieri di Lucca. Scavano anche nel passato di Ampelio Callegaro, 50 anni, domicilio torinese in via delle Rosine 6, precedenti per piccole truffe, situazione economica piuttosto traballante. Inutile un tentativo di interrogare la moglie Irene Basso, che è scomparsa di casa insieme al figlio Manuele. Angelo Conti