Deciderà una donna

Deciderà una donna La conservatrice Sandra O'Connor (amica di Reagan) sarà l'ago della bilancia nella decisione attesa per oggi Deciderà una donna L'aborto alla Corte Suprema Usa WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sarà una donna, che gioca a tennis con Barbara Bush al club più esclusivo d'America, quello di Chevy Chase, che capitana le impiegate del Palazzo di Giustizia all'ora di ginnastica quotidiana, e che balla il tango figurato col marito all'Accademia Navale, a decidere, oggi, alla Corte Suprema, la questione dell'aborto? Secondo quanto si dice alla Casa Bianca, sarà proprio così. Il voto cruciale dovrà essere il suo: dopo sedici anni di dibattito e venticinque milioni di aborti legali, se si deve prestar fede ai dati ufficiali (ne- Sli Stati Uniti abortiscono più i un milione e mezzo di donne ogni anno), toccherà a Sandra O'Connor, l'unico giudice di sesso femminile della Corte, la decisione di conservare l'aborto oppure di abolirlo. Degli altri otto giudici, infatti, quattro sembrano contrari e quattro favorevoli. Con ogni probabilità, è al suo sì oppure al no che Sandra O'Connor, cinquantanove anni, sposata, con tre figli, legherà per sempre la sua coscienza di donna e il suo nome di giurista. Un gelido riserbo circonda ancora la Corte Suprema alla vigilia della più attesa sentenza pronunciata nell'ultimo decennio. Domani, i giudici aggiorneranno i lavori per le vacanze estive. E se non farà un annuncio, la questione dell'aborto ri- marra sospesa e passerà automaticamente alla prossima sessione che non si terrà fino a settembre. Ma la Casa Bianca non ha messo in conto rinvìi: ancora l'altro ieri, il presidente George Bush, antiabortista convinto, ha sollecitato la sentenza. E' un crudele paradosso. La stessa Corte che nel 1973 legalizzò l'aborto potrebbe oggi vietarlo tranne per casi eccezionali; e l'onere del divieto potrebbe ricadere completamente su una donna. Sandra O'Connor si trova quindi in una situazione che sembra non avere precedenti: a lei guardano con speranza e con passione le due Americhe nemiche, quella favorevole all'aborto e quella invece impegnata nella difesa del diritto alla vita. Oggi, il primo giudice donna della Corte Suprema potrebbe diventare per alcuni un'eroina e per altri addirittura un criminale. Dopo la sentenza pronunciata a sorpresa sulla bandiera americana — quella secondo cui è lecito bruciarla per manifestare la propria protesta — i giuristi più noti non escludono che possa sortire una scelta della Corte a favore dell'aborto o, per lo meno, una sua delega ai singoli Stati perché decidano ciascuno a proprio piacimento. Ma anche in questo caso, Sandra O'Connor si ritroverebbe in prima fila «che le piaccia oppure no», come ha notato Charles Rice, docente di diritto all'Uni¬ versità di Notre Dame. E' una responsabilità da cui lei non riuscirà a rifuggire in nessun caso. Se tutti riconoscono una qualità alla signora O'Connor, questa è proprio il coraggio e la capacità di assumersi personalmente le proprie responsabilità. Lo dimostrò alla laurea con lode in giurisprudenza all'Università di Stanford nel 1952, quando gli studi legali le offrirono solamente incarichi di segretaria, e lei, senza timore di ritorsioni, li trascinò in tribunale; lo ha confermato poi, più recentemente, nella lotta contro il cancro, tornando a lavorare dieci giorni dopo una grave operazione. Come giudice, Sandra O'Con- nor, una bella donna, alta, detta l'amazzone perché terribilmente appassionata di cavalli, è di un'estrazione che potrebbe definirsi anomala., Viene infatti più dalla politica attiva che dall'avvocatura: per otto anni, al Senato dell'Arizona, fu leader della maggioranza repubblicana, e dal 1960 al 1980 partecipò a tutte le campagne elettorali. Come molte donne originarie del Far West, oltre che sportiva — ha fama anche di formidabile sciatrice — è assai religiosa, e di domenica non manca mai di andare in Chiesa. Pur rispettando l'obiettività della sua carica, ancora oggi partecipa alla vita di partito: nel gennaio scorso destò scalpore una lettera in cui auspicava che gli Stati Uniti venissero dichiarati «nazione cristiana». Reagan, che la volle a tutti i costi alla Corte Suprema, la amava e la ama molto, tanto che un giorno dis-~ se: «E' l'unica donna che conosco che saprebbe tener fronte a Margaret Thatcher». Sandra O'Connor è nata e morirà conservatrice. La sua famiglia possiede un enorme latifondo in Arizona; il marito, John O'Connor, anche lui avvocato, appartiene all'aristocrazia della California. Nella sua vita, Sandra non ha mai conosciuto la sconfitta né il bisogno, e i democratici la ricordano come un implacabile avversario. Ma nel suo arsenale di giurista — commentano i detrattori — hanno trovato spazio le tesi più contraddittorie. Al Senato dell'Arizona, nel 1970, per esempio, votò a favore dell'aborto. Circa dieci anni dopo cambiò completamente opinione, tanto da dichiarare di essere profondamente pentita della sua presa di posizione. Ha trovato la forza di accettare l'incendio della bandiera americana, ma ha, al tempo stesso, esteso la condanna a morte ai minorati di mente. Charles Rice dichiara che le contraddizioni non sono un segno di superficialità né di incertezza. Sandra O'Connor non è un gigante del diritto, spiega, ma si prepara quasi con ossessione a qualsiasi sentenza. Ennio Carette Il giudice della Corte Suprema Sandra O'Connor con l'ex ministro della Giustizia William French Smith

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