Un olio che sa di truffa di Francesco Grignetti
Un olio che sa di truffa I dati della frode alla Cee: 70 milioni di piante inesistenti Un olio che sa di truffa Liguria e Toscana in regola; sotto accusa il Sud Sequestrato uno stabilimento che si serviva persino di coloranti ROMA. Apparentemente erano lattine d'olio come tutte le altre, lucide, con un'etichetta secondo le regole. Quando sono arrivati i carabinieri però è saltato fuori l'inghippo. Era un imbroglio sistematico, che andava avanti da tempo: dentro i contenitori l'olio d'oliva era mescolato con olio di semi di pessima qualità e le società di cui si parlava nell'etichetta erano inesistenti. L'oleificio responsabile della truffa (valore 5 miliardi) è messo sotto sequestro. Duecentoquattordici quintali di olio contraffatto, pronti per essere confezionati, sono stati distrutti. Ancora un esempio: è stato scoperto un oleificio che miscelava olio di varia provenienza con colorante (il cosiddetto «verdone») e poi lo inscatolava come olio di oliva di «purissima qualità». Una truffa ben congegnata e duplice: per i consumatori che lo acquistavano in negozio e per la Cee che elargiva sovvenzioni. Anche qui sequestro dello stabilimento: nei magazzini, pronti ad essere lanciati sul mercato, 6000 quintali di olio sofisticato. «Le indagini sono in corso, non possiamo dire dove i sequestri sono stati effettuati», dice il colonnello Rossetti, comandante del Nucleo antisofisticazioni. In un settore dove opera una miriade di produttori e si estraggono dai frantoi sei milioni e mezzo di quintali d'olio, è facile l'infiltrazione di truffatori. La guerra senza fine tra sofisticatoli e investigatori, nel campo dell'olio di oliva, è però particolarmente delicata. L'olio che finisce sulla tavola sostanzialmente è di buona qualità e ben controllato. Sui documenti contabili, invece, viene falsificato spesso e volentieri. Sono in ballo gli aiuti della Comunità economica europea, centinaia e centinaia di miliardi. Quest'anno 611 miliardi agli agricoltori, per la precisione, e una cifra analoga agli imbottigliatori. Da notare — è la Corte dei Conti a rilevarlo — che in un anno l'aiuto ai produttori è aumentato del 497 per cento. Il meccanismo delle truffe è elementare: il Feoga (Fondo eu¬ ropeo di orientamento e garanzia agricola) eroga ai coltivatori mille lire circa per ogni litro di olio d'oliva prodotto e anche di più per ogni bottiglia di olio messa in commercio; è sufficiente «gonfiare» la produzione e l'imbottigliamento, magari utilizzando olio di semi, e si incassano cospicue sovvenzioni. Ma la Cee è stanca di pagare a vuoto. Ha avviato una politica dura sul piano dei rimborsi, ad esempio non riconoscendo molti anticipi di miliardi che l'Aima (Azienda del ministero dell'Agricoltura) ha pagato agli agricoltori italiani. E per combattere i frodatori, è stata organizzata, assieme al governo italiano, un'Agenzia di controllo sul modello dei servizi segreti. Proprio in questi giorni gli ispettori Cee hanno ultimato un Rapporto sulla campagna oleicola '87/'88 che è già all'attenzione di Bruxelles. «I risultati delle nostre ispezioni sono buoni», dice il responsabile del settore ispettivo, dottor Puccia.Ma non si riesce ad estorcergli nulla di più. Gli 007 hanno il compito di stroncare la frode sugli alberi. Ad esempio: si calcola che siano state denunciate alla Cee 70 milioni di piante inesistenti. Ora, spendendo quasi 70 miliardi in due anni, si è impiantato uno schedario oleicolo, fatto di fotografie aeree e mappe catastali, che dovrebbe ridimensionare le richieste «gonfiate». Scompariranno finalmente gli «estesissimi» uliveti dèlia Campania, esistenti soltanto nella fantasia dei truffatori. Ma c'è in agguato la burocrazia dei controlli. La Corte dei conti ha verificato il meccanismo dei rimborsi dell'Alma e ha notato che «è stata disposta la creazione di archivi computerizzati, duplicanti in larga misura lo schedario oleicolo» e che l'Agecontrol opera «al di fuori delle procedure di spesa». Vale a dire che non fa parte della struttura ministeriale che eroga materialmente i finanziamenti: «La mancanza di raccordi tra procedure repressive e centro di spesa è causa di problemi di non facile soluzione». «Le truffe ci sono, ma per fortuna i controlli in questo setto¬ re non vanno male», riconosce Ivo Mazzucchelli, esperto oleicolo di Agrisalus, un'associazione di difesa dei consumatori. Mazzucchelli racconta di un certo «olio nocciolino» che arriva dalla Turchia: è il risultato della spremitura delle nocciole che abbondano da quelle parti e se n'è scoperto un fiorente traffico in Puglia. Ebbene, il «nocciolino» è identico, in tutto e per tutto, all'olio di oliva. Le comuni analisi di laboratorio non riescono a riconoscerlo. «Basta aggiungere al nocciolino dell'olio di oliva, magari scadente come è quello della Tunisia o del Marocco, e la truffa è fatta». Francesco Grignetti LA MAPPA DELLE IRREGOLARITÀ' ABRUZZO 15.28 BASILICATA 29.17 CALABRIA 27,23 CAMPANIA 19.83 EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO 16,81 LIGURIA 5.19 LOMBARDIA MARCHE MOUSE 12,00 PUGLIA 14,34 SARDEGNA 18,75 SICILIA 22,22 TOSCANA 7,81 TRENTINO UMBRIA VENETO Regione per regione, il rapporto tra controlli e contestazioni
Persone citate: Ivo Mazzucchelli, Mazzucchelli, Puccia, Rossetti
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