Pechino, la grande purga di Fernando Mezzetti

Pechino, la grande purga Dopo la resa dei conti si disegna la mappa del Politbjuro voluta da Deng Pechino, la grande purga EZhao plaude alla sua condanna PECHINO DAL NOSTRO INVIATO La nuova mappa del potere e certe perversioni in una struttura leninista sono date dalle immagini uscite domenica, sul «Quotidiano del Popolo», delle riunioni con cui è stato cambiato il vertice del partito. In una si vede Zhao Ziyang plaudire alla propria liquidazione appena decretata da Deng Xiaoping. Nell'altra si vede il nuovo Comitato Permanente del Politbjuro, con emblematicamente al centro il presidente della Repubblica, Yang Shangkun, che non ne fa parte, ma che incarna i militari. L'organismo è sempre stato di numero dispari, questa volta è di numero pari, 6. Segno che Deng, fisicamente rappresentato da Yang, sarà apertamente l'arbitro. Un ordine della Commissione di disciplina per sviluppare le purghe diffuso l'altro giorno rivela le spaccature profonde, non solo ai vertici, ma a tutti i livelli del partito. Annuncia infatti punizioni per chi «ha opposto resistenza alle decisioni del Comitato Centrale» e riconoscendo che anche «intere organizzazioni erano dalla parte dei manifestanti». Le foto danno le precarietà del nuovo vertice, col nuovo segretario Jiang Zemin, genero di Li Xiannien, al quinto posto accanto a Deng, dopo le irriducibili canizie del partito. Jiang ha solo 63 anni e gode di buona salute, ma appare irrimediabilmente personaggio di transizione, su cui si sono accordati i vegliardi sull'orlo della tomba, incattiviti dal fallimento di tutte le loro profezie, avversi al capitalismo ma consci di non poter fare a meno delle sue conquiste: un Cernenko più energico e non mummificato, ma del pari senza futuro, pur senza enfisema e ambizioni dottrinali, dall'avvenire subordinato ai pochi anni che restano ai suoi mentori; legato all'industria degli armamenti pur senza essere Maresciallo; aperto al mondo in un mondo in cui il potere ha voluto così e a capo di una città come Shanghai che del mondo è stata crocevia; ma anche pronto alle punizioni esemplari come le prime tre esecuzioni che hanno dato il via alle altre. E' stato eletto in una riunione in cui erano presenti 170 membri del Comitato Centrale, e 184 della Commissione Centrale dei Consiglieri: cioè gli implacabili vegliardi, legati ai ricordi della lunga marcia e di Yanan dove un Mao che ancora non pretendeva di filosofeggiare si slacciava i pantaloni davanti a Edgar Snow dando meticolosamente la caccia ale piattole. E' la Cina di ieri che ha deciso per la Cina di un domani ineluttabilmente breve. Il prescelto ha i requisiti per soddisfare da una parte un Deng che vuole riforme e aperture con la chiusu- ra più ferma alle loro conseguenze politiche; dall'altra i vecchi, sempre più sospettosi di tutto. Con lui entrano nel super-Politbjuro una vecchia volpe esclusivamente di partito come Song Ping e un esponente più moderno come il sindaco di Tiensin, Li Ruihuan, 55 anni, costruttore del Mausoleo di Mao, genero di Wan Li, presidente del Parlamento. Dal segretariato sono usciti Rui Xingwen e Yan Mingfu, vicini a Zhao, sostituiti dallo stesso Li Ruihuan e da Ding Guangen: quest'ultimo, incolore, ma brillante compagno di bridge per Deng. Saliti alla ribalta con la repressione e continuamente esaltati, i militari non piazzano nessuno al vertice. Ma li rassicura la nomina di Jiang Zemin e la preminenza di Yang Shangkun. In futuro avranno più fondi per modernizzarsi e vivere meglio in una società che negli ultimi anni li aveva disdegnati malgrado la restituzione dei gradi. La tv ha dato grande spazio alla loro gioia per le nuove nomine, esaltate ieri dal giornale e dalla Commissione di pianificazione con ricorso a lunghe citazioni da Mao. Nella prima foto in prima pagina del giornale del partito si vede uno degli incontri allargati del Politbjuro che ha deciso quel che il Comitato Centrale è stato chiamato ad approvare: la liquidazione di Zhao Ziyang e Hu Qili. In essa si distingue Deng Xiaoping che senza far parte dell'organismo lo presiede a un tavolo ovale; alla sua destra, Li Peng e poi ai due lati tutti gli anziani. Solo al quinto posto il nuovo capo del partito. In primo piano di spalle, Zhao e Hu plaudenti: certamente per il discorso con cui Deng li condannava senza dare al primo neanche la possibilità di autocritica. Lo ha voluto proprio cacciare. In un Paese di 220 milioni di analfabeti la foto, mostrando il plauso degli sconfitti a chi li sta condannando, la dice lunga su dove sia il potere. Fernando Mezzetti

Luoghi citati: Cina, Pechino, Shanghai