Papandreu a caccia di un delfino

Papandreu a caccia di un delfino GRECIA La malattia del discusso primo ministro apre la difficile successione nel Pasok Papandreu a caccia di un delfino //partito è diviso in numerose correnti ma nessun notabile ha la statura del successore Appare sempre più probabile una direzione collegiale per evitare che il partito si spacchi ATENE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La legge elettorale ritoccata da Papandreu ha negato alle due formazioni che si contendevano la maggioranza parlamentare, i socialisti del Pasok e i moderati di Nuova Democrazia, la possibilità di formare un governo monopartitico, rompendo una tradizione che durava dal lontano 1952. Ago della bilancia per qualsiasi soluzione governativa sono quindi diventati i due partiti comunisti; riuniti nella Coalizione per la Sinistra, avevano escluso nel corso della campagna elettorale qualsiasi collaborazione con un partito, pur ideologicamente affine come il Pasok, il quale usciva moralmente distrutto dalle rivelazioni e dagli scandali affiorati negli ultimi otto mesi. A meno che cambiasse guida, naturalmente. La pretesa era irrealistica perché Papandreu rimane intoccabile'anche dopo la perdita del potere. «Senza di lui nemmeno il nostro portinaio ci co- noscerebbe» disse in un tempestoso Comitato Centrale Jorgos Katsifaras, uno dei ministri più vicino al leader. E forse nemmeno oggi, col leader in ospedale, le ambizioni dei suoi notabili potrebbero aspirare a tanto. Perché in Grecia la gente ha sempre preferito affidare timori e speranze a un personaggio carismatico, piuttosto che agli astratti programmi di una burocrazia di partito. Per questo la malattia di Papandreu appare ora a molti capace di risolvere almeno uno dei nodi della politica greca. Ormai è certo che il leader socialista, pur superando la crisi di questi giorni, non potrà più accollarsi il peso di decisioni politiche sempre più difficili. Né si potrebbe immaginarlo alla testa di un'altra campagna elettorale che si profila sempre più vicina. Chi potrebbe sostituirlo alla testa di un partito che finora si è identificato col suo carisma? I pochi leader, che come Antonis Tritsis o come l'economista Arsenis, hanno osato abbandonare il partito per tentare il successo personale, nelle ultime elezioni hanno raccolto pochi voti. Altri, che come il prof. Drettakis o come l'ex sottosegretario Stathis Jotas si erano ribellati a metodi amministrativi disinvolti, hanno trovato rifugio sotto il tetto della coalizione per la sinistra. In questi giorni in cui si avvia ormai la fase post-Papandreu, si moltiplicano le previsioni sulla successione. Tutto dipenderà dall'indirizzo che, dopo il ritiro del suo inventore, assumerà il Pasok. Nel partito c'è una sinistra che si identifica, a torto o a ragione, con Jorgos Jennimatas, ministro del Lavoro, e con Kostas Laliotis, membro dell'esecutivo e leader dei giovani. Il vecchio Jannis Alevras, presidente del disciolto Parlamento, per la sua amicizia col padre di Papandreu è considerato rappresentante del centro. Nell'ala più conservatrice emerge decisamente Kostas Simitis, professore di Diritto ed ex ministro dell'Economia, il quale può vantare il prestigio negli ambienti comunitari. C'è infine Akis Tsohatzopulos, ministro degli Interni, al quale Papandreu ha affidato ieri la delega a rappresentarlo nel mandato esplorativo. Ma, pur facendo parte della «trqjka» di notabili, non ha assolutamente la statura di un leader. E' probabile, quindi, che nel prossimo futuro i compiti di Papandreu vengano assunti da una direzione collegiale. Ma basterà a tenere insieme un partito che soltanto la mano del capo costringeva a muoversi in una direzione unica? Minas Minassian

Luoghi citati: Atene, Grecia, Nuova Democrazia