«Verdi d'America, formiamo un partito»

«Verdi d'America, formiamo un partito» Dopo gli ultimi disastri ambientali si leva un appello dal primo convegno nazionale degli ecologisti «Verdi d'America, formiamo un partito» Allarme al Congresso, Bush studia un piano di intervento WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I disastri ecologici della «World Prodigy», della «Presidente Rivera» e della «Rachel B.», le tre petroliere che sabato scorso hanno perso enormi quantità di greggio e di gasolio lungo le coste Usa, potrebbero portare alla formazione di un partito verde americano, sull'esempio di quelli europei. I disastri, avvenuti alla conclusione del primo congresso nazionale degli ecologisti statunitensi a Eugene, nell'Oregon, hanno scatenato un movimento di opinione senza precedenti per una terza forza politica che faccia della difesa dell'ambiente la propria piattaforma elettorale. Al congresso, cui hanno partecipato le delegazioni di oltre venti Stati, l'ex sindacalista Murray Bookchin, il leader della cosiddetta socio-ecologia, ha ammonito che se i verdi non si uniranno in una coalizione, «nessuno fermerà l'inquinamento degli Stati Uniti». Tutte e tre insieme, la «World Prodigy», la «Presidente Rivera» e la «Rachel B.» hanno perso appena un decimo del petrolio che la «Exxon Valdez» rovesciò sulle coste dell'Alaska il 24 marzo scorso: 1 milione e 100 galloni circa contro 11 milioni (il gallone Usa corrisponde a 3,78 litri). Ma hanno colpito tre zone mitiche dell'America: Rhode Island nella New England, il paradiso della pesca e delle vacanze; il fiume Delaware tra Washington e Filadelfia, una delle massime arterie della costa occidentale; la Baia di Galveston, nel Texas, un grosso centro dell'industria. A Rhode Island, la sede storica della più celebre regata velica del mondo, la American Cup, dove soggiornano spesso Bush e i Kennedy, il mare, la spiaggia, il parco nazionale sono rimasti inquinati: stanno morendo tra lo sdegno dei gourmet le rinomatissime aragoste, piatto prelibato della cucina Usaa. A soli tre mesi dalla catastrofe ecologica della «Exxon Valdez», inoltre, il triplice disastro ha messo a nudo l'incapacità del governo e delle compagnie petrolifere di affrontare situazioni d'emergenza. Il gasolio rovesciatosi a Rhode Island, assai più solubile del greggio, si sta già sciogliendo; ma nel Delaware e nella Baia di Galveston macchie oleose gravano sulle acque e sulle rive. Gli ecologisti muovono accuse circostanziate al governo e alle «sette sorelle», le regine del petrolio. «Da due milioni e mezzo di dollari, tre anni fa», ha rilevato Bookchin, «il bilancio governativo per questo tipo di interventi è sceso a 400 mila dollari». L'ex sindacalista sottolinea altresì che l'industria petrolifera «è priva di tecnolo¬ gie contro le catastrofi ecologiche: si lavora ancora con la pala e con gli assorbenti galleggianti». Nel caso specifico della «Valdez», Bookchin vorrebbe l'incriminazione della Exxon. Infine è sotto accusa il Congresso: associazioni come Greepeace e il Sierra Club, pubblicazioni come «Green Perspectives» e «Earth First» gli rimproverano una tragica carenza legislativa. «Nell'ultimo decennio», ha affermato la National Wildlife Federation, «le petroliere sono divenute un pericolo per la navigazione e la natura». Di fronte agli attacchi dei verdi, il ministero dell'Interno ha annunciato che chiederà il risarcimento dei danni alle compagnie petrolifere. Li sta calcolando coi suoi computers, 36 dollari (50 mila lire circa) per ogni anatra uccisa, 150 dollari per ogni foca, e via di seguito (decine di migliaia di animali sono stati uccisi dalla «Exxon Valdez» in Alaska). Ma la precisazione è caduta nel ridicolo. Le segreterie dei partiti repubblicano e democratico, che si sentono minacciati dai verdi, hanno assunto subito l'iniziativa per una drastica riforma ecologica. Hanno chiesto tra l'altro il divieto dello sfruttamento dei pozzi petroliferi lungo le coste di Stati come la Carolina o la California, e proposto che le petroliere vengano dotate di una doppia chiglia. Il presidente Bush ha fatto lo stesso: il suo progetto legge è il più articolato della storia americana. Anche le grandi compagnie avvertono il peso dell'assedio. La scorsa settimana hanno varato la «Piro» (Petroleum Industry Response Organization), una struttura che dovrebbe fare da pompiere ecologico, e che dovrebbe entrare in funzione entro due anni, a un costo di 350 miliardi di lire. [e. e]