Due mesi fa a picco il «Mike» di E. St.

Due mesi fa a picco il «Mike» Due mesi fa a picco il «Mike» In fiamme il gioiello sovietico: 42 morti MOSCA NOSTRO SERVIZIO L'ultima volta, soltanto due mesi e mezzo fa, toccò a un «pezzo unico», un gioiellino sovietico della classe «Mike». Un incendio divampò, era il 7 aprile, nel settimo compartimento del sottomarino con la stella rossa che navigava al largo della costa norvegese. A bordo, 69 persone. Furono attimi di disperazione nel tentativo di spegnere le fiamme. Tutto inutile; poco dopo, il fuoco si sviluppò anche nel sesto compartimento. Tre ore dopo l'inizio dell'incidente, una nave da guerra sovietica giunse sul luogo del disastro, a 180 chilometri a SudOvest dall'Isola degli Orsi, in acque internazionali. Nulla da fare, si dovette procedere ad imbarcare i superstiti: dodici le vittime, secondo le prime indiscrezioni, ma l'agenzia d'informazione sovietica «Tass» preciserà, qualche giorno dopo, che i morti sono stati ben 42. Alle 13,15, ora di Greenwich, il ma- stodonte dei mari si adagiò lentamente sul fondale marino, a oltre 1500 metri di profondità. Finita l'emergenza nel tentativo di salvare il salvabile, i primi interrogativi. Il «Mike», secondo le informazioni fornite dal Pentagono, è uno dei segreti meglio celati da Mosca, la propulsione è data da due reattori nucleari e da un turboalternatore da 60 mila cavalli. Washington avrebbe voluto recuperarlo per carpire informazioni su questo «laboratorio sperimentale avanzato» sottomarino in grado di verificare sagome e propulsori. Ma al di là degli appetiti del Pentagono, il mondo fu travolto dall'ansia, dal timore di una nuova Cernobil in mare aperto. «Il "Mike" portava nel suo ventre anche testate nucleari?», era la domanda che correva da un capo all'altro del mondo, e soprattutto nell'Europa ancora fresca del disastro nucleare della centrale sovietica. In onore alla glasnost, che ha fatto pervenire all'Occidente notizie prima impensabili, Mosca non tardò a fornire informazioni: oltre ai reattori, il sommergibile si portava a spasso due missili con testate nucleari. E la «Tass» precisò: «I due siluri sono costruiti in maniera tale da escludere completamente la minaccia di radiazioni in sommersione a grande profondità». Il Cremlino sopì ogni timore dichiarando uffi-, cialmente: «Per garantire la sicurezza contro i rischi di radiazione, il motore ad alimentazione nucleare è stato spento. E' da escludersi la possibilità che si distrugga l'involucro che contiene l'unità nucleare. Le nostre navi hanno comunque la situazione sotto controllo». Gli scienziati norvegesi avallarono le dichiarazioni di Mosca, non escludendo però la possibilità di radiazioni a grande profondità. L'incidente venne quindi chiuso qui, con il ministro della Difesa sovietico pronto a scommettere che un simile disastro non si sarebbe più ripetuto. [e. st.]

Luoghi citati: Europa, Greenwich, Mosca, Washington