Quattro dubbi per Maggie di Fabio Galvano

Quattro dubbi per Maggie I nodi dell'intesa: unione politica, rapporto Delors, avvio della prima fase, riforma del Trattato di Roma; d Quattro dubbi per Maggie Oggi la decisione sul compromesso spagnolo MADRID DAL NOSTRO INVIATO La laboriosa discussione dei quattro punti in cui si compendia il compromesso spagnolo sull'unione monetaria ha relegato in secondo piano, al vertice di Madrid, i temi di più stretto interesse politico: Cina e Medio Oriente. Anche nella discussione dell'ora di cena sono stati quei quattro punti — più che i delicati rapporti con Pechino — a riproporsi con insistenza. Stesso discorso nella successiva discussione attorno al caminetto. Ecco i quattro punti: 1) L'impegno politico. Occorre ratificare l'obiettivo dell'unione economica e monetaria quale è stato fissato nell'Atto Unico e nelle conclusioni, l'anno scorso, del vertice di Hannover. E' una formula anodina, che non dovrebbe creare problemi per la Thatcher. 2) Rapporto Delors. Lo si accetta non come base unica, ma come «una fra le basi» del processo a tappe verso l'integrazione monetaria, destinata a svilupparsi parallelamente agli altri aspetti dell'integrazione comunitaria. 3) La prima fase. Non restano dubbi: da avviare il 1° luglio 1990, data in cui 8 dei 12 Paesi Cee avranno liberalizzato il movimento dei capitali. 4) La riforma. E' affidato «alle istanze competenti» un mandato per chiarire — l'approfondimento su cui insiste Londra — le questioni pregiudiziali alla convocazione della conferenza intergovernativa, cui sarà affidata la riforma del Trattato di Roma, necessarie per le fasi 2 e 3 dell'unione monetaria. Ma quattro Paesi — Francia, Spagna, Germania, più timidamente l'Italia — insistono per convocare subito la conferenza. E' il punto più difficile, l'unico su cui si potrebbe arenare il compromesso. Eppure la giornata si era avviata su note di maggiore ottimismo, quasi che l'accordo fosse dietro l'angolo. I sorrisi a Palazzo Reale, dove i Dodici sono stati ieri ospiti di Juan Carlos, erano parsi un presagio di soluzioni rapide. Anche nella fitta selva degli incontri bilaterali (De Mita ha visto Delors, la Thatcher e Kohl) e nella discussione dei risultati euroelettorali, distensione e cordialità erano all'ordine del giorno. Solo nel pomeriggio, di fatto, la discussione si è inasprita. Una prima ipotesi spagnola di compromesso, presentata verbalmente dà Gonzalez, non ha avuto molta fortuna. E dopo un giro di tavola sulla seconda ipotesi, quella forse decisiva, i Dodici hanno affrontato altri argomenti: quell'altra spina per la Thatcher che è lo spazio sociale dell'Europa lanciata verso l'obiettivo del 1993, il progresso nell'approvazione delle direttive verso quella scadenza. E, a cena, Cina e Medio Oriente. Non ci si attende, dal documento di oggi, un concreto inasprimento della posizione europea nei confronti di Pechino. Di sanzioni non si parla; al più la Cee amplierà le misure economiche del tipo già adottato dall'Italia; e dietro la «ferma condanna» già espressa dai ministri degli Esteri, potrebbe auspicare ciò che gli Stati Uniti hanno già detto in modo più esplicito: alt agli interventi degli organismi finanziari internazionali come, per esempio, il Fondo monetario. In tema di Medio Oriente, il documento si limiterà a ribadire la fiducia europea nel piano Shamir, sia pure subordinata a valide garanzie e a nuove prove israeliane di buona volontà. E' convinzione dei Dodici che questa potrebbe essere anche per i palestinesi l'occasione per un dialogo che resta molto difficile. Ma l'alternativa è quella del muro contro muro. L'attenzione, comunque, era a senso unico: unione monetaria. «Svolge un ruolo essenziale sulla strada verso l'unione politica», ha detto De Mita. Ed è proprio ciò che la Thatcher teme: uno dei motivi per bloccare il monetario prima che trascini con sé il germe che minerebbe la sovranità nazionale. Ieri, il presidente della Commissione Cee, Jacques Delors, parlava di un bisogno di «flessibilità», intendendola però non come spinta al compromesso, ma come volontà di alcuni Paesi di affrontare da soli i nuovi passi, facendosi poi eventualmente raggiungere dagli altri. Ed era contro quella visione — equivalente a una spaccatura — che la notte doveva portare consiglio. Fabio Galvano INFLAZIONE BELGIO 1,2 DANIMARCA 5,1 FRANCIA 2,7 GERMANIA 1,3 GRECIA 13,5 IRLANDA 2,2 ITALIA 4,9 LUSSEMBURGO 1,4 OLANDA 0,6 PORTOGALLO 9,6 REGNO UNITO 5,0 SPAGNA 5,1 DISOCCUPAZIONE BELGIO 11,2 DANIMARCA 8,4 FRANCIA 10,6 GERMANIA 6,1 GRECIA 7,3 IRLANDA 18,6 ITALIA 15,0 LUSSEMBURGO 1,6 OLANDA 7,3 PORTOGALLO 5,8 REGNO UNITO 8,7 SPAGNA 19,5 *** 1-3 Cornunìtà cifre. Ecco la mappa del forze dei Dodici alla vigilia dell'avvio del processo di integrazione economica