Ma la Grecia mette ko l'Urss di Curzio Maltese

Ma la Grecia mette ko l'Urss Eurobasket a Zagabria, l'Italia battuta dagli slavi gioca oggi per il bronzo Ma la Grecia mette ko l'Urss Clamorosa sconfìtta dei sovietici per 80-81 - La squadra di Galis in finale contro Petrovic e compagni - C'è però un «giallo» della monetina DAL NOSTRO INVIATO ZAGABRIA— C'eravamo illusi, varcando' la frontiera di non doverne più parlare. E invece anche qui a Zagabria, ecco puntuale 11 giallo della monetina. La monetina in questione, con tutta probabilità una dracma, è quella che ha colpito il sovietico Sokk a 2'58" dal termine della semifinale Urss-Orecla. il play russo si è fatto medicare ed è poi rientrato, la Grecia — aiutata spudoratamente dagli arbitri — ha vinto rocambolescamente la partita per 81-80 e domani Galis e compagni difenderanno!! titolo europeo contro la Jugoslavia, che aveva schiantato ih prima serata gli azzurri. I/Urss infatti a quanto sembra, non presenterà nemmeno ricorso: Sokk è rientrato, minime le possibilità di accoglimento del reclamo. Quanto a noi, hanno ragione gli jugoslavi a ridere del nostro basket. La Jugoslavia ha dato all'Italia l'ennesima lezione di basket e il 97-80 finale è perfino generoso. Sono quarant'anni che i vicini slavi ce le suonano, anche prima che nascesse il Mozart dei canestri, all'anagrafe Drazen Petrovic. I sogni d'oro dell'Italia sono durati lo spazio di un tempo per morire dopo 6 minuti della ripresa. Si era andati al riposo con uno svantaggio onorevole: 52-43. Sono bastati 5 minuti di genio da parte di Petrovic, un paio di bombe di Kukoc, due assist di Divac e il conto era già chiuso. Al 28' la Jugoslavia era sopra di 20 punti (67-47). Avrebbe potuto stravincere, ci ha risparmiato e si è risparmiata pensando alla finale di stasera. L'Italia ha fatto quello che poteva e anzi qualcosa di meno. Più di tutte le cifre, vale la pena di elencare i minuti giocati dalle cosiddette colonne azzurre: Riva 24, Magnifico 15, Brunamonti 0. Erano tanto male in arnese che neppure Gamba, il loro maggiore sponsor, se l'è sentita di staccarli dalla panchina. Peccato che non se la sia sentita il nostro et anche di far giocare D'Antoni, a proposito del quale un giorno forse qualcuno spiegherà perché è stato portato a Zagabria, già così piena di turisti americani Michelino è stato uno dei protagonisti della grande illusione, vissuta dalla squadra azzurra a metà del primo tempo. La partenza era stata lentissima, con un solo canestro (di Petrovic) nei primi due minuti e mezzo. Drazen e compagni hanno provato a prendere il largo subito dopo. Uno show personale di Divac, futura stella della Nba, ha portato il punteggio sul 20-9. Un vantaggio che i padroni di casa hanno tenuto fino a metà tempo (24-13). A quel punto Gamba si decideva a pescare il jolly D'Antoni e la partita per un po' cam¬ biava volto. Si svegliava di colpo Riva, con due tiri pesanti, gli unici della sua partita (il terzo gli veniva regalato dagli arbitri) e l'Italia si portava sotto di soli 3 punti, 3431 al 15'. Ma la coperta di Linus lanciata dal vecchio D'Antoni ai timidi compagni era comunque corta. Nell'Italia in troppi mancavano all'appello. Ma soprattuto mancava Riva, il nostro Nembo Kid, cosi grande contro le piccole, qualche volta piccolo contro le grandi. Ma bisognerà anche ripensare al gioco azzurro, ch'è tutto incentrato sul nostro bombardiere, finisce sempre per chiedergli troppo. La ripresa, si diceva, è durata sei minuti. Per guada- gnarsl in anticipo la finale la Jugoslavia non ha neppure dovuto sfoderare il miglior Petrovic. Bastava e avanzava Kukoc, ben assistito da Faspalj al tiro. Sotto canestro al poteva ammirare lo strapotere di Divac (8 rimbalzi). All'ltalietta non riusciva lo straccio di un contropiede. Il viceRiva, Iacopini, falliva in pochi minuti la sua missione. Dell'Agnello, tra i migliori nel primo tempo, esauriva la benzina. Per farla breve, la Jugoslavia si è portata al 26' sul 6747, ha tenuto il vantaggio fino al 31' (75-55) e poi si è preoccupata soprattutto di far riposare i suoi eroi. Altrettanto ha finito per fare il rassegnato Gamba e così si è assistito a una coda del tutto Inutile, fino al 97-80 siglato dalla sirena. La favoletta non ha una morale. Si sapeva che sarebbe andata così, e così contro la Jugoslavia andrà anche negli anni a venire. Non c'è da farne drammi. La finale per il terzo posto di oggi è una prova senza appello. Per quanto il presidente federale Vinci ci possa raccontare, il vero obiettivo di questa spedizione a Zagabria era e resta il bronzo, non certo la qualificazione ai mondiali. Ed è un obiettivo difficile. Curzio Maltese Stavolta agli azzurri non è bastata la generosità di Antonello Riva per raggiungere la Tinaie